SEYMOUR HERSH / GRANDE REPORTAGE SULLA DILAGANTE CORRUZIONE IN UCRAINA 

Il grande giornalista statunitense e Premio Pulitzer Seymour Hersh colpisce ancora.

Dopo lo scoop che ha fatto il giro del mondo sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2, che documenta per filo e per segno la chiara responsabilità dei vertici della Casa Bianca (che cercavano di addossare la colpa ai russi), eccoci ad un’altra imperdibile inchiesta.

Stavolta Hersh documenta la macroscopica e sempre più dilagante corruzione in Ucraina e prova, carte alla mano, come una buona fetta degli aiuti militari finisca poi in altre mani, soprattutto quelle del terrorismo internazionale, sul ‘black market’ delle armi, sempre più fiorente.

Ma racconta anche storie alle quali nessuno, oggi, potrebbe mai credere: e cioè che il nemico numero uno del ‘macellaio’ Vladimir Putin, ossia il burattino degli Usa e presidente pagliaccio dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, compra carburante proprio dal nemico, la Russia!

Le dirty stories sono raccolte in un articolo titolato ‘Trading with the Enemy’ (ossia ‘Commerciare con il nemico’) che compare sul suo substack.

Il Premio Pulitzer (lo ottenne per i reportage dal Vietnam e fu il primo a documentare la strage di My Lai) scrive che “Zelensky ha acquistato carburante dalla Russia, il Paese con cui l’Ucraina e Washington sono in guerra, e il presidente ucraino e molti nel suo entourage hanno scremato milioni incalcolabili dai dollari americani stanziati per il pagamento del gasolio”.

Seymour Hersh. Sopra, Volodymyr Zelensky

Continua Hersh, come un fiume in piena: “Secondo una stima degli analisti della Central Intelligence Agency, l’anno scorso i fondi sottratti ammontavano almeno a 400 milioni di dollari; un altro esperto ha paragonato il livello di corruzione a Kiev a quello della guerra in Afghanistan. Mi è stato detto che molti ministri del governo di Kiev sono letteralmente in ‘competizione’ per istituire società di copertura per contratti di esportazione di armi e munizioni con trafficanti di armi privati in tutto il mondo, che forniscono tutte tangenti. Molte di queste società sono in Polonia e Repubblica Ceca, ma si pensa che altre esistano nel Golfo Persico e in Israele. Non sarei sorpreso di apprendere che ce ne sono altri in posti come le Isole Cayman e Panama, e che ci sono molti americani coinvolti, mi ha detto un esperto statunitense di commercio internazionale”.

A proposito di un incontro ‘segreto’, lo scorso gennaio, tra il capo della CIA William Burns e Zelensky, così commenta Hersh: “Il suo messaggio al presidente ucraino, mi è stato detto da un funzionario dell’intelligence con conoscenza diretta dell’incontro, era tratto da un film sulla mafia degli anni ’50. Gli alti generali e i funzionari del governo di Kiev erano arrabbiati per quella che vedevano come l’avidità di Zelensky, ha detto Burns al presidente ucraino, perché ‘stava prendendo una quota maggiore del denaro scremato di quanto non andasse ai generali’”.

William Burns

E fornisce altri dettagli su quell’incontro, Hersh: “Burns ha presentato a Zelensky un elenco di 35 generali e alti funzionari la cui corruzione era nota alla CIA e ad altri membri del governo americano. Zelensky ha risposto alle pressioni americane licenziando pubblicamente dieci dei funzionari più ostentati della lista e facendo poco altro. I dieci di cui si è sbarazzato si stavano sfacciatamente vantando dei soldi che avevano, guidando per Kiev con la loro Mercedes, mi ha detto un funzionario dell’Intelligence”.

Le notizie sulla corruzione dilagante e sull’Ucraina tra i paesi più corrotti del mondo circolano da tempo.

In un reportage del canale americano ‘CBS News’ andato in onda  per alcune settimane e poi ‘cancellato’, veniva dettagliato che appena il 30 per cento dell’assistenza militare inviata a Kiev dall’Occidente, durante i primi mesi del conflitto, arrivava realmente sul fronte.

Perfino il Pentagono ha ammesso di nutrire forti dubbi sulla effettiva destinazione di armi e armamenti forniti.

Varie fonti hanno documentato l’arrivo di armi destinate all’ Ucraina e dirottate, invece, sul bollente fronte di guerra siriano, soprattutto nell’area di Idlib, infestata da terroristi islamisti.

Secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria  Zakarova, una grossa fetta di armi occidentali sono destinate ai terroristi che operano in Europa (ricorre spesso il nome della Finlandia come punto di arrivo).

Altre fonti parlano di grossi quantitativi che arrivano in Ucraina e poi prendono la destinazione dell’Africa, soprattutto sui più bollenti fronti di guerra: ad esempio, secondo il presidente nigeriano Muhammadu Buhari, tali ‘arrivi’ stanno ancor più destabilizzando la regione.

 

 

 

 

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