Il governo della borgatara della Garbatella, include il carrocciaro della valpadana, il Tajani ‘evanescente post Berlusconi in mancanza d’altro’, la familiare spartizione meloniana di ruoli istituzionali, la focosa Arianna, sister star di “Yo soy Giorgia”, suo marito, il gaffeur Lollobrigida, uno stuolo di giullari, premiati per qualità zero, ma enfatici supporter della Donna al potere. Donna con la ‘D’ maiuscola come il cognato ministro delle patate e dei pomodori suggerisce di ribattezzare la patriottica Giorgia; e ancora, lo spacca-Italia Salvini, fan della nazifascista Le Pen (per sottrarla alla Meloni); l’ultra senior Nordio, primatista italiano del campionato ‘cambio di parere’, gli extraterrestri Valditara, Piantedosi, il “Mussolini mon amour” La Russa; e ppoi Sangiuliano, il suo alter ego Sgarbi, che una ne pensa e cento ne fa; madame Rauti, figlia di cotanto padre fascistone, eccetera. Questo governo della Donna, ha radici disomogenee, fragili e insieme robuste: gli è concesso di abitare politicamente palazzo Chigi dall’Italia piombata in stato di profonda ipnosi un minuto dopo la scomparsa di Berlinguer, da un mai sopito “Sì, ma Mussolini ha fatto anche cose buone”, dal substrato sociale del qualunquismo. Complice è la patologica fragilità del popolo, facilmente incantato dal piglio aggressivo-repressivo dell’uomo (o della donna) forte, ovvero dallo zoccolo granitico della destra di governo, che raccatta il consenso dell’anti-democrazia, coinvolge soci riottosi, come i Tajani, Renzi, Lupi e frange di clan sovversivi, i centropiattisti cittadini del sottobosco sociale, contestatori per vocazione.
Ma dall’altra parte dell’invalicabile barricata dell’aspra m a non troppo rdivisione, che aria tira? Gli sfoghi di rabbia da disagio sociale, una perplessa sfiducia della classe operaia, lo sterile sconcerto dell’intellettualità ideologicamente deprivata, la crisi identitaria della sinistra ‘desinistrata’ dal processo di integrazione di soggetti politici con radici estirpate dalla terra storicamente non coltivata della moderazione. La coabitazione delle correnti da separate in casa delle correnti e nulla, nessuno, all’orizzonte, neppure oltre i riduttivi meandri delle correnti, per affidare la sinistra a un leader carismatico. Sono dieci, molte di più, le motivazioni per indurre la sinistra a liberarsi di alibi di comodo e ripartire da un corretto, costruttivo ‘mea culpa’. Il parlarne con appassionata veemenza, è solo distrattore di massa, corrisponde al pericoloso “Ego te absolvo” di comprensivi confessori.
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