Il TAR del Lazio ha appena bocciato la circolare del ministero della Salute in vigore per quasi due anni che ha obbligato gli italiani a “Tachipirina e vigile attesa”, negando le cure, i farmaci e le terapie necessarie per fronteggiare, fin dai primi sintomi, il covid. Causando, quindi, decine di migliaia di morti che si sarebbero potute evitare.
Oltre alle complicità degli organismi che avrebbero dovuto opporsi e sono stati con le mani in mano, come il ‘Comitato Tecnico Scientifico’, l’Istituto Superiore di Sanità, l’AIFA, per citare i principali, c’è da segnalare anche il comportamento omertoso del Sindacato dei Medici, che è stato letteralmente a guardare.
Tanto più grave, questo ultimo comportamento, perché ha messo in gravissime difficoltà i medici di base, tutti i medici di famiglia. Costretti, a quel punto, a lavarsi le mani, negando le cure necessarie ai propri pazienti; oppure ad agire in perfetta solitudine, rispondendo solo alla propria coscienza (oltre che alla scienza), e, soprattutto, rischiando in prima persona.
E così è successo e addirittura ancora succede a molti sanitari di aver subito e di subire procedimenti disciplinari da parte degli ordini dei medici delle varie regioni, impegnati a stilare la lista dei reprobi, caso mai arrivando perfino a radiarli.
Di seguito vi proponiamo la lettura di una interessante e soprattutto istruttiva intervista realizzata da ‘La Nuova Bussola Quotidiana’ ad un medico che ha curato e in molti casi salvato la vita dei suoi pazienti (un numero stratosferico, 3.700) e che ora rischia le conseguenze di un kafkiano procedimento disciplinare.
Leggere per credere.
La Bussola incontra Gerardo Torre, il medico che ha curato, guarendoli, 3700 pazienti covid, ma che ora rischia una sospensione dell’Ordine per non aver seguito le linee guida, ora bocciate dal Tar: «Ho visitato i miei pazienti e quelli dei miei colleghi, che poi mi hanno segnalato all’Ordine di Salerno. Quando mi ha convocato il presidente pensavo a un riconoscimento, invece….». Il 28 gennaio l’audizione: «Ci saranno anche i pazienti che ho salvato. Come Silvio, 46 anni, che stava morendo a Brescia: ho mandato un’ambulanza e l’ho preso in carico: è guarito dopo 28 giorni».
«Sono un soldato che ha curato quanti più pazienti possibile, solo che invece di ricevere una medaglia, mi vogliono sospendere».
Il dottor Gerardo Torre, 66 anni, medico di famiglia di Pagani detiene un record invidiabile: 3700 pazienti curati da inizio pandemia, tutti visitati personalmente, tra cui anche il sindaco del paesino del salernitano.
Ma per un diabolico scherzo del destino che in Italia fa sempre rima con burocrazia o ideologia, oggi rischia una sospensione dalla professione. Torre, infatti, non si è attenuto alla ormai perversa logica della vigilante attesa a base di Tachipirina ed è diventato uno dei medici più attivi del Comitato per le cure domiciliari (UCDL) dell’avvocato Grimaldi. Così, quando i pazienti hanno incominciato a chiamarlo, lui ha continuato a curare come niente fosse. E quando sono arrivati anche i pazienti degli altri medici del territorio, abbandonati a loro volta a causa delle linee guida del ministro Speranza appena bocciate dal Tar, ecco che è partita l’ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l’osso, che lo hanno segnalato all’Ordine di Salerno dove dovrà comparire il 28 gennaio prossimo.
La Bussola lo ha letteralmente rincorso tra una visita («perché io non smetterò mai di curare») e un’intervista tv («è venuta pure Mediaset») e ha visto che Torre assomiglia tanto a Desmond Doss, il soldato obiettore protagonista de La battaglia di Hacksaw Ridge, che portò in salvo i suoi commilitoni con abnegazione. Solo che l’obiezione di coscienza, stavolta, è stata nel rifiutare la logica della vigilante attesa. Mentre per il suo rigore nel rispetto del giuramento di Ippocrate qualcuno sui muri di Pagani lo ha associato a San Giuseppe Moscati.
Dottore, come sta?
Sono confuso, oggi è stata una giornata campale.
Come sta vivendo questo momento?
Beh, non sono certo contento di avere contro così tanti colleghi solo perché non ho voluto accettare le linee guida sbagliate che hanno prodotto solo storture.
Al suo attivo ha 3700 pazienti curati, compreso il sindaco Raffaele Maria De Prisco.
E il sottoscritto. Nel frattempo, in questi due anni mi sono ammalato anche io di covid.
Quanti sono morti per covid?
Nessuno. E nessuno è finito all’ospedale.
Come ha curato?
Anzitutto sono sempre andato a casa dei pazienti e poi per diagnosticare una polmonite basta un fonendoscopio. Mi sono aiutato con terapie flebiche a domicilio e ossigenoterapia con infermieri di supporto.
Anche anziani?
Soprattutto. Anche un novantunenne.
E poi che cosa è successo.
È partito un esposto di alcuni miei colleghi che si sono sentiti offesi perché nel corso di un comizio di piazza ho richiesto un supporto da parte della medicina territoriale dicendo che se le Medicina territoriale fosse stata presente avremmo evitato la Medicina ospedaliera.
E loro?
Mi hanno segnalato all’Ordine di Salerno.
È vero?
Tante persone si sono trovate chiuse nelle ambulanze e hanno tirato le cuoia: nelle epidemie deve essere valorizzata la medicina del territorio, non quella ospedaliera. E io mi vedo come un soldato, che però ha combattuto da solo.
Ma la segnalazione nel concreto che cosa dice?
Nel corso di un comizio mi sono permesso di dire che un medico che non aiuta un paziente che sta soffrendo ha un atteggiamento delinquenziale. Non ho detto che è un delinquente, ma ha un atteggiamento delinquenziale.
È una frase comunque forte…
Ma scusi: se io che sono medico e vedo uno che cade da una scala e si procura un’emorragia, chiamo l’ambulanza e poi me ne vado o resto lì a soccorrerlo cercando di bloccare l’emorragia?
Che cosa ha fatto quando le è arrivata la segnalazione?
È arrivata una lettera di convocazione, pensavo a un riconoscimento…
Invece…?
Invece mi è venuto un colpo quando mi sono trovato davanti al presidente dell’Ordine di Salerno che mi ha letto una lettera dei colleghi.
Che diceva?
Che ho manifestato un atteggiamento terapeutico non conforme alle linee guida nazionali.
Ma ora quelle linee guida sono state annullate dal Tar.
Infatti vorrei proprio capire su che cosa si baserà l’accusa, dovrò presentarmi il 28 con un avvocato e un po’ di gente.
Chi?
Tanti pazienti che sono stati curati mi hanno manifestato sostegno e vogliono essere davanti alla sede con la loro presenza.
Che cosa le ha detto il sindaco?
Che è con me. È stato un mio paziente, ha fatto 21 giorni di terapia per la polmonite.
Che cosa pensa della gestione della pandemia?
Che se 60mila medici del territorio avessero fatto come me, non avremmo avuto tutti questi morti.
Che dicono in famiglia?
Sono divisi.
Su di lei?
No, su chi mi supporta e chi non riesce a sopportare, giustamente, questa pressione, come mia moglie che è stanca di questa situazione.
Comprensibile…
Eh… certamente, ma io non posso smettere di curare. Lo farò anche dopo la pensione perché un medico non abbandona mai il campo di battaglia.
Di 3700 pazienti ce n’è uno che ricorda particolarmente?
Ho mandato a prendere una persona a Brescia che stava morendo.
Come è andata?
Silvio, 46 anni, abbandonato da tutti, 70 di saturazione, ha telefonato alla madre a Pagani: “Mamma, sto morendo”. I genitori mi contattano e io organizzo il trasporto. È arrivato in ambulanza a Pagani e l’ho messo sotto terapia per 28 giorni.
E oggi?
Guarito completamente. Uno dei tanti che mi supporterà tra dieci giorni
Nella foto il dottor Gerardo Torre
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