Sonora bocciatura – che apre la strada a futuri provvedimenti molto severi sotto il profilo penale – per il ministro della Salute Roberto Speranza e non solo, dopo la sentenza del Tar Lazio che ha annullato la circolare con la quale è stato imposto il folle ditkat “Tachipirina e vigile attesa” per i casi di covid e ha di fatto impedito ai medici di base la prescrizione dei farmaci ad hoc, cioè in grado di fronteggiare la pandemia.
E molti dei 120 mila morti del primo anno si sarebbero potuti evitare, se solo le cure e i farmaci adatti fossero stati non solo ammessi, ma anche promossi attraverso una adeguata campagna di sensibilizzazione, in attesa dei miracolosi vaccini.
Non basta, perché un secondo KO arriva da Bergamo, dove la procura ha acquisito agli atti la super perizia firmata da Andrea Crisanti sulla “non creazione” della zona rossa ad Alzano, che avrebbe potuto limitare il numero dei decessi: a quanto pare tra i 2 e i 4 mila. E anche in questo caso le responsabilità delle autorità di governo sono palesi.
Abbiamo atteso qualche giorno prima di parlare delle due vicende, per vedere in che modo i media di regime avrebbero informato di ciò gli italiani. Ebbene, un silenzio quasi totale, nessuna apertura di prima pagina, come invece sarebbe stato il caso, una agghiacciante minimizzazione, una fitta cortina di omertà: tanto per non disturbare i manovratori, quel governo Draghi che sta letteralmente massacrando diritti e salute dei cittadini.
La sentenza adottata dalla sezione quater del Tar laziale rappresenta un durissimo colpo non solo per Speranza e i due esecutivi che si sono succeduti (Conte in primis, che ha varato la circolare e poi Draghi che ha proseguito nel solco tracciato), ma anche per i vari organismi preposti alla tutela della salute degli italiani e che invece sono stati quanto meno complici o collusi.
In primis il ‘Comitato Tecnico Scientifico’, che ha preso o avallato scelte totalmente sbagliate, soprattutto sotto il profilo – è il caso di dire – medico-scientifico.
E’ stato letteralmente a guardare l’Istituto Superiore della Sanità, che proprio in vicende gravi come queste ha il diritto-dovere di intervenire. Gravissime responsabilità ricadono sull’AIFA, che solo di farmaci si occupa e quindi ha il dovere preciso di orientare in modo oculato e altrettanto scientifico le sue decisioni, cosa che si è ben guardata dal fare.
E marcate le colpe anche del sindacato dei medici, del tutto inerte, e solo in grado di dare il suo ok a scelte ora bocciate dal Tar.
Insomma, un vero pandemonio di responsabilità, che ora andranno accertate sotto il profilo penale. E non è affatto da escludere che le associazioni dei familiari delle vittime possano rivolgersi alla ‘Corte internazionale dell’Aja per i crimini contro l’umanità’, perché di autentici crimini si tratta, al pari di quelli commessi da un Milosevic di turno: una strage – di Stato – in piena regola.
Tornando alla sentenza del Tar, più in dettaglio, ha accolto il ricorso contro il ministero della Salute per l’annullamento, previa sospensiva, della circolare sulla ‘Gestione domiciliare dei pazienti con infezione Sars-Cov-2’ aggiornata al 25 aprile 2021, nella parte in cui, nei primi giorni di malattia, prevede unicamente una ‘vigilante attesa’ e somministrazione solo di paracetamolo (alias Tachipirina) e nella parte in cui “pone indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci generalmente utilizzati dai medici di medicina generale per i pazienti affetti da covid”.
E solo a loro rischio (molti infatti stanno subendo e subiranno procedimenti disciplinari intentati dagli Ordini regionali dei medici) tanti sanitari hanno prescritto ai loro pazienti farmaci idonei a fronteggiare il virus fin dai primi sintomi, come, per fare un solo esempio, l’azitromicina, ancora oggi osteggiata dai Soloni della Medicina di regime.
E per sdoganare un altro farmaco, l’idrossiclorochina, è dovuto scendere in campo addirittura il Consiglio di Stato, che a dicembre 2020 ha firmato un’ordinanza per consentirne l’uso, fino a quel momento assolutamente vietato dalle autorità sanitarie di casa nostra.
Sorge spontanea la domanda. Ma perché mai tanti (finti) virologi e ricercatori che tutte le sere popolano i salottini tivvù, non hanno dedicato una briciola del loro tempo a predisporre un protocollo per l’uso dei farmaci ad hoc per fronteggiare il covid fin dai suoi primi sintomi?
Un protocollo condiviso e scientificamente a prova di bomba?
Costringendo invece tanti cittadini a terapie spesso e volentieri dai fa te, visto che tanti medici di famiglia sono stati costretti a “non agire” per evitare provvedimenti disciplinari?
Solo bravi a recitare le sceneggiate tivvù o a ricevere cadeau delle case farmaceutiche, lorsignori?
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