È senza dubbio un’idea bislacca, ma non nasce dal nulla. Molti milioni di ragazzi si appropriano del ruolo rivoluzionario negato dalla società mondiale dell’omologazione, seppellito dal falso mito della globalizzazione e prima ancora dal dispotismo del dio denaro, principale imputato della frattura orizzontale che separa ricchezze e povertà. Sono loro, i ragazzi, a protestare, nella piena consapevolezza di un futuro incerto, minacciato dall’egoismo di chi non distoglie lo sguardo dall’obiettivo ravvicinato del profitto e attenta alla sopravvivenza del pianeta Terra. Sono loro l’unico antidoto: scuotono la coscienza in letargo dell’umanità, contestano i ‘bla, bla, inconcludenti di inutili raduni dei ‘grandi della Terra’, pretendono fatti, concretezza, decisionismo, rispetto del loro futuro. Circola, commentata con scettiscismo, e paura, non dichiarata, la notizia del dominio online per le elezioni 2023, registrato da Fedez. Sollecita risposte alla domanda “Pronto a entrare in politica?” Il noto personaggio si offre alle più disparate dissertazioni. C’è chi lo prende sul serio e chi gli attribuisce l’intento di una provocazione antisistema, un avvertimento a ‘nemici’ giurati, primo fra tutti il ‘carrocciaro’ Salvini, più volte contestato e più in generale alla palude in cui sguazzano l’omofobia, il razzismo, il neofascismo. L’enciclopedia on line aiuta a disegnare il profilo del singolare (surreale?) progetto del più famoso rapper italiano, che forte di 34 milioni di follower, record condiviso con la compagna Chiara Ferragni, potrebbe aver immaginato di contrapporre il mondo dei giovani al malgoverno degli adulti.
Cosa induce a ipotizzare che il dominio ‘elezioni del 2023’ potrebbe davvero annunciare l’irruzione antagonista nel territorio stagnante della politica della coppia idolatrata dai giovani? Il passato prossimo di Fedez: il monologo del primo maggio nel corso del ‘concertone’, le dure accuse alla classe politica per l’affossamento della legge Zan contro l’omotransfobia, la difesa del rispetto per i diritti negati, la permanente polemica contro Salvini. Chissà cosa ne pensano i ragazzi che rivendicano la tutela dell’ambiente, i giovani che per avere un futuro sono costretti a migrare, gli omosessuali, privati del diritto di vivere alla pari con l’intera umanità, le vittime dell’inquinamento. Chissà se potrebbe rivelarsi rivoluzionaria la possibilità di Fedez di coinvolgere qualcuno dei personaggi top ten che popolano la classifica dei follower italiani più seguiti, come l’incredibile Khaby Lame (75 milioni), Valentino Rossi, Belen Rodriguez, Buffon, Balotelli (ciascuno con 10 milioni).
A proposito di Fedez e della legge Zan, di chi la boicotta: Don Nando Ottaviani, parroco di San Ginese di Compito, frazione di Capannori (Lucca), ogni mercoledì dirà messa contro l’omotransfobia: “Ogni essere umano è uguale all’altro e deve godere degli stessi diritti”. Il sacerdote ha dalla sua l’intera comunità di fedeli e i social. Accusa i politici. Con la maschera di cristianità ‘a targhe alterne’ si macchiano di peccati che “Hanno l’amaro retrogusto della discriminazione. Le vittime sono soggette a soprusi fisici e psichici, cacciate di casa, sfruttate, uccise. Sono cristiano e sacerdote, voglio pregare per tutti i figli di Dio”.
L’altra faccia della medaglia. Paolo Brosio, ex giornalista trattato come un burattino da Emilio Fede, e da qualche tempo organizzatore del turismo religioso milionario, che ruota intorno alle inverosimili apparizioni della Madonna di Medjugorj a presunti miracolati, ha dichiarato di stare con i preti No Vax, che vorrebbero raccogliere fondi per i non vaccinati: “Fanno bene, il vaccino non è un dogma della Chiesa” (!!??). Brosio, che ha ignorato la posizione chiara di Papa Francesco, il suo invito tutti a vaccinarsi, è stato contestato duramente da Cecchi Paone e da Barbara d’Urso (‘Pomeriggio Cinque’).