PROCESSO CHERNOBYL / TUTTO INVENTATO, “IL FATTO NON SUSSISTE”…

Farsa al processo Chernobyl in corso di svolgimento a Salerno per traffici di rifiuti tossici e disastro ambientale. All’ultima udienza del 14 febbraio nella sua requisitoria il pm ha chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati. La sentenza verrà emessa il 7 marzo.

Dopo la bellezza di ben 11 anni tra indagini e il faticosissimo avvio del processo, costellato di immancabili prescrizioni per quasi tutti i reati, rinvii a iosa, cambi di sede, lungaggini d’ogni specie,

alla fine era rimasto in piedi il solo disastro ambientale. Ma ecco che, come un mago, il pm Giancarlo Russo tira fuori dal cilindro il suo coniglio: non è successo niente, scordammoce ‘o passato.

Secondo il pm, infatti, vi sono “gravi carenze probatorie”, “manca la prova di una modifica sostanziale dell’originaria consistenza della matrice ambientale o dell’ecosistema”.

Quelle tonnellate di rifiuti sversati per anni nei fiumi e nelle terre della Campania e non solo (anche la Puglia è interessata), sempre ritenuti tossici, nocivi e pericolosi, non lo sono più d’incanto, diventano “speciali non pericolosi”. Per la serie, fino ad oggi avevamo scherzato.

Viene osservato: “in assenza di alcuna prova sul deterioramento, inteso come squilibrio strutturale, e in assenza di un decadimento dello stato dei luoghi, si deve necessariamente concludere per l’insussistenza del reato”.

Si marcia quindi a vele spiegate verso un colpo di spugna totale perchè “il fatto non sussiste”. Inventato di sana pianta per dieci anni e passa.

E in modo altrettanto paradossole il pm al termine della requisitoria fa una sorta di mini retromarcia, chiedendo la trasmissione di tutti gli atti ai Comuni interessati, i quali dovrebbero effettuare dei carotaggi per verificare se esiste o no un qualche inquinamento e quindi provvedere a bonificare le aree.

E allora? Se tutti vanno assolti perchè “il fatto non sussiste” e quindi nessuno ha inquinato niente e nessuno, come è poi possibile incaricare i comuni di verificare tale inquinamento fantasma?

Ai confini della realtà.

Protestano le associazioni ambientaliste e gli avvocati delle parti civili che contestano le conclusioni del pm, chiedono di non chiudere il dibattimento e insistono perchè il tribunale disponga una perizia d’ufficio per verificare quel famigerato inquinamento. Ecco allora un’altra bomba: è mai possibile che in 11 anni nessuno abbia mai ordinato una perizia, una CTU, e cioè una consulenza tecnica d’ufficio? Tutti zitti e muti?

Da rammentare che sotto i riflettori erano finiti – nell’inchiesta partita dalla procura di Santa Maria Capua Vetere – faccendieri, politici (soprattutto mastelliani) e imprese dedite a traffici di rifiuti e di monnezze d’oro, big del settore e anche sigle in forte odore di camorra. I reati accertati e contestati, all’epoca, erano da brividi. Per fare un solo esempio, si scoprì che i tremendi fanghi e rifiuti super tossici delle fosse settiche delle navi del porto di Napoli venivano regolarmente sversati in corsi d’acqua e terreni, come ottimo concime. Storie raccapriccianti: ma oggi scopriamo che erano tutte favolette alle quali mancano solo i lupi cattivi.

Nella foto il Tribunale di Salerno

 

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