UCRAINA / 2014, GEORGE SOROS TESSE LE SUE TRAME 

Se Soros e la finanza scelgono il governo dell’Ucraina”.

E’ il titolo di un articolo che non è stato pubblicato in queste ore dalla stampa russa al soldo del ‘criminale di guerra’ Vladimir Putin, come viene ormai bollato in coro dai media e da tanti politici di casa nostra.

Ma è stato pubblicato, quel profetico articolo, più di sette anni fa, il 3 dicembre 2014, nientemeno che dal quotidiano dei padroni di Confindustria, ‘il Sole 24 Ore’.

Partendo dai fatti di quell’anno, caratterizzato dal ‘golpe bianco’ organizzato dagli USA in Ucraina, si riescono a leggere, a capire e a decodificare gli avvenimenti di oggi.

Un’ottima guida per districarsi nell’orgia di fake news e di vergognose ricostruzioni che prendono a calci e ignorano del tutto la storia, servite a pranzo e cena, anzi h24, dal circo mediatico allestito da RAI, Mediaset e compagnia blaterando. Senza contare gli orrori via carta stampata.

Lo ribadiamo: si tratta di un articolo firmato da Angela Manganaro (che non finiremo mai di ringraziare) e pubblicato dal Sole 24 Ore, un Sole che in quella occasione più illuminato e illuminante non poteva essere.

E può efficacemente illuminarci ancora oggi, più che mai.

Leggere per credere.

In basso, poi, trovate dei link che vi portano ad alcune inchieste della Voce sul protagonista di quelle trame ucraine: il miliardario-filantropo George Soros.

 

Se Soros e la finanza scelgono il governo dell’Ucraina

Forse in un futuro non molto lontano qualche politologo definirà l’ascesa e abbandono di Beppe Grillo, leader extraparlamentare del movimento 5 Stelle, boom elettorale e declino nei sondaggi nel giro di un anno e mezzo, come un caso di bolla politica, falsariga di quella speculativa. Un ciclo di vita brevissimo in un paese come l’Italia la cui politica del 900 è stata caratterizzata da sostanziale inamovibilità. Mentre questa resta però tesi su cui lavorare, c’è un Paese che aspira all’Europa in cui volti e metodi della finanza modellano il governo che oggi incassa la fiducia del parlamento (288 voti a favore, 62 in più del quorum richiesto).

È l’Ucraina, il Paese dove a inizio 2014 sempre un motivo economico, mediaticamente poco attraente – l’accordo di libero scambio con l’Ue osteggiato dall’allora presidente filorusso Yanukovich poi destituito – ha scatenato una rivolta di passione, antichi legami (Crimea russa?) lingua (russo vs ucraino), diritti e sangue (più di quattromila morti da aprile quando la regione orientale del Donbass è stravolta dalle violenze secessioniste e dalla reazione del governo di Kiev); e prevedibili pesantissime conseguenze economiche.

Nei giorni in cui il rublo affonda e l’economia russa soffre l’accerchiamento delle sanzioni americane e dell’Unione europea per le ingerenze nella crisi ucraina – il Cremlino non sembra intenzionato a cambiare atteggiamento anzi risponde ai richiami accusando la Nato di destabilizzare i cieli del Nord Europa – il nuovo governo ucraino è deciso con metodo da multinazionale. Finanziatore è un guru mondiale dei mercati oggi filantropo; il criterio son le competenze non la nazionalità, vi sono infatti tre stranieri: un’americana, un georgiano e un lituano.

Come ha riportato ieri il sole24ore.com, il governo nasce da un processo di head hunting, la selezione è stata fatta da due società di selezione di personale Pedersen & Partners e Korn Ferry che hanno individuato 185 potenziali candidati tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano in Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Dopo i colloqui, i cacciatori di teste hanno ristretto la rosa a 24 candidati con i requisiti richiesti per lavorare nell’esecutivo da ministri o funzionari altamente qualificati. L’iniziativa è stata sostenuta dalla Fondazione Renaissence, network di consulenza politica finanziato dall’uomo d’affari americano George Soros, 84 anni, origini ungheresi, emigrato a New York nel 1956, fondatatore della Quantum Fund nel 1969, dalla fine degli anni 7o promotore di un network di fondazioni a scopo benefico e culturale presente in 25 Paesi.

Secondo il KyivPost – giornale che non è affatto ostile alle idee del magnate e a fine ottobre ha pubblicato un suo intervento Wake up, Europe! – Soros ha pagato 82,200 dollari per sostenere le due società coinvolte nella selezione di personale. Non sono notizie da sito complottista: lo scorso maggio lo stesso Soros ha detto a Fareed Zakaria di Cnn d’aver contribuito a rovesciare il regime filorusso per creare le condizioni di una democrazia filo-occidentale. La trasparenza, la schiettezza di queste affermazioni dovrebbero spazzare via l’aura cospiratrice che tuttavia molti blog scorgeranno. Tanto più che controparte e ostacolo nella marcia ucraina verso l’occidente è la Russia, che figura fra le potenze economiche emergenti ma – riporta oggi la classifica di Transparency – è fra i più corrotti al mondo: a fondo classifica, 136esimo su 175 Paesi.

A ogni modo è una novità del panorama politico, nuova almeno nel senso di manifesta perché in quell’intervista Zakaria dice che Soros non è nuovo a queste attività, e si ricorda un precedente importante. «Una cosa che molte persone le riconoscono – dice Zakaria a Soros – è l’aver finanziato gruppi e attività di dissidenti nell’Est Europa in Polonia e in Repubblica Ceca durante le rivoluzioni del 1989 (caduta del muro di Berlino, fine della Guerra Fredda, dissoluzione dell’Unione sovietica ndr). Sta facendo la stessa cosa in Ucraina?» «Ho una fondazione in Ucraina da prima che l’Ucraina diventasse indipendente dalla Russia – risponde Soros – . Questa fondazione è sempre stata in attività e ha giocato un importante ruolo negli eventi di oggi».

Solo 25 anni fa Soros sarebbe stato visto come paladino del mondo libero da una parte e amico degli americani dall’altro. Oggi è difficile fare questa semplificazione; l’Ucraina è comunque un caso di osmosi dei metodi dalla finanza applicati alla politica che trova proprio in un libro di Soros (L’alchimia della finanza, Ponte alle Grazie, 1998) una sua teorizzazione: «Sosterrò che le scienze sociali (e la politica e una di queste ndr) sono una falsa metafora e che staremo meglio quando le riconosceremo come tali».

 

 

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