CONSIGLIO DI STATO / ORA SCOPPIA IL CASO. MA DOVE ERA LA MAGISTRATURA PENALE 4 ANNI FA ?

Consiglio di Stato sotto accusa. La cover story dell’Espresso viene anticipata da un’intera pagina di Repubblica. Ma sorgono subito spontanee due domande. Perchè uno scoop così ritardato? E soprattutto un secondo quesito da novanta: come mai la magistratura ha aspettato fino ad oggi per capire quanto succedeva al Consiglio di Stato, già finito sotto i riflettori 4 anni fa per alcune clamorose sentenze pilotate pro Romeo?

Romeo e il buon Consiglio”, titolò a novembre 2013 la Voce, dettagliando una sfilza di sentenze opache del Consiglio di Stato, sentenze a favore dell’immobiliarista partenopeo che si vedeva affidare in un baleno appalti arcimilionari dopo precedenti pronunce negative al Tar.

La prima pagina dell'inchiesta pubblicata dalla Voce a novembre 2013. In apertura le due copertine a confronto: la Voce 4 anni fa e l'Espresso, oggi

La prima pagina dell’inchiesta pubblicata dalla Voce a novembre 2013. In apertura le due copertine a confronto: la Voce 4 anni fa e l’Espresso, oggi

Come mai la magistratura scende in campo dopo la bellezza di quattro anni? Misteri di casa nostra. Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo dalla copertina dell’Espresso, calda come una sfogliatella.

Per un pugno di sentenze” è il titolo, con questo sommario: “rapporti opachi tra giudici, politici e avvocati. E l’ombra della corruzione nella decisione sugli appalti. Ecco l’inchiesta che fa tremare il Consiglio di Stato”. Il pugno di sentenze, per la verità, è quello più recente. Delle altre, ugualmente se non più scandalose, non c’è traccia.

Così dettaglia, nella sua anticipazione, consorella Repubblica, che a sua volta titola: “Tangenti e sentenze aggiustate – un’indagine su toghe e avvocati fa tremare il Consiglio di Stato”.

Partiamo dall’incipit: “Un nuovo filone di inchiesta su Consip che punta dritto al Consiglio di Stato. E che ipotizza la corruzione in atti giudiziari per un giro di sentenze amministrative che secondo l’accusa sarebbero state pilotate. Un’indagine enorme, svelata dall’Espresso in edicola domani, partita a Napoli e arrivata a Roma per competenza, dove si è unita a un fascicolo sulla giustizia amministrativa al quale stavano lavorando già quattro magistrati della capitale”.

Un copione per certi versi simile al giallo Consip: parte Napoli, la palla passa a Roma e il ping pong per un po’ continua.

 

IL BOCCHINO NEGOZIATORE 

Continua su Repubblica Maria Elena Vincenzi: “Lo scenario è sempre lo stesso: pressioni, amicizie, interessi e, probabilmente, fiumi di denaro. Ancora una volta, fra i protagonisti, c’è Alfredo Romeo. E ora si scopre che, tra i vari assi nella manica, Romeo vantava anche un ‘negoziatore di sentenze’, ovviamente amministrative perchè a lui interessava vincere gli appalti”.

E – cuccù – spunta la sagoma di Italo Bocchino, l’ex portavoce di Gianfranco Fini per An prima e per la meteora Fli poi, passato armi e bagagli, al tramonto delle utopie post fasciste, al servizio del re del Global Service a 15 mila euro al mese.

Gianpaolo Scafarto

Gianpaolo Scafarto

Quel Bocchino al quale la Voce ha dedicato altri servizi, proprio a proposito dei suoi stretti rapporti con i Servizi o almeno una parte di essi. Quei Servizi che tornano in questi giorni alla ribalta nel ‘caso Scafarto‘ e per le indagini a questo proposito ordinate – secondo lo stesso Gianpaolo Scafarto – dal pm della procura di Napoli Henry John Woodcock. Un giallo nel giallo.

Ma torniamo all’articolo di Repubblica che anticipa l’Espresso.

Continua la Vincenzi: “Gennaio dello scorso anno. Romeo e il suo lobbysta Italo Bocchino parlano senza sapere di essere intercettati dai carabinieri. ‘Abbiamo preso un altro bidone’, dice l’ex onorevole. Il riferimento è a una sentenza negativa arrivata qualche giorno prima da palazzo Spada. Nel mirino dell’ex delfino di Gianfranco Fini c’è Stefano Vinti, l’avvocato amministrativista ingaggiato da Romeo per i contenziosi contro i suoi concorrenti”.

Non solo Vinti, nella ricostruzione dell’Espresso. “Nel mirino della procura di Roma ci sono anche altri giuristi. C’è l’avvocato Pietro Amara, accusato, qualche giorno fa, di frode fiscale e false fatturazioni. Notissimo amministrativista di Siracusa, Amara vanta tra i suoi clienti anche Ezio Bigotti, acerrimo nemico di Romeo, legato a Denis Verdini e Ignazio Abrignani”.

Il pm Henry John Woodcock

Il pm Henry John Woodcock

E proprio nel corso della perquisizione nello studio di Amara gli inquirenti hanno scoperto carte & documenti che portano ad un inquilino eccellente di palazzo Spada: “Riccardo Virgilio, ex presidente aggiunto del Consiglio di Stato, da poco sostituito da Alessandro Pajno, vicinissimo al Capo dello Stato Sergio Mattarella”.

Sottoscrittore di una polizza vita con la Credit Suisse Life acquartierata nelle Bermuda, Virgilio: quella stessa compagnia accusata dalla procura di Milano di aver costruito montagne di polizze false per coprire maxi evasioni fiscali. Con Amara, Virgilio condivide una società, Teletouch. Mentre il solo Amara è socio in una società maltese: a quanto pare vi ha investito 750 mila euro, ma il tutto è ben protetto – al solito – dallo schermo di una comoda fiduciaria.

 

SE QUATTRO ANNI VI SEMBRAN POCHI…

Passiamo all’inchiesta della Voce di quasi 4 anni fa. Ecco il suo sommario: “I più attenti osservatori se lo domandano da sempre: qual è la buona stella che ha consentito ad Alfredo Romeo di scalare i gradini dell’alta finanza nazionale, fino a diventare una star che fa piazza pulita di appalti miliardari, in Italia e ora anche oltre? L’ulimo colpo riguarda la gestione del colossale patrimonio immobiliare targato INPS, una vicenda giudiziaria che ha dell’incredibile e vede ancora una volta il Consiglio di Stato scendere in campo per accogliere le ragioni del Gruppo Romeo, disponendone istantaneamente la collocazione in pole position come vincitore della gara d’appalto con una sentenza addirittura anticipata rispetto alle motivazioni. Qui ripercorriamo il cammino del cosiddetto ‘Sistema Romeo‘ con una serie di vicende inedite”.

Riportiamo, subito a a seguire, il reportage, che documentava nome per nome, affare per affare, sentenza per sentenza quella connection.

E, come dicevamo all’inizio, la domanda grossa come una casa resta sempre la stessa: come mai la magistratura penale è stata per anni con le mani in mano, pur avendo sotto gli occhi non solo le acrobatiche storie di appalti pubblici, ma soprattutto le incredibili sentenze della giusitizia amministrativa? A partire proprio da quelle del Consiglio di Stato…

In quell’inchiesta potrete rileggere storie & sentenze, con tanto di toghe che le hanno firmate: da brividi. E sono passati quattro anni…

 

L’INCHIESTA DEL 2013 IN PDF

inchiesta Voce novembre 2013

 

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QUI L’INCHIESTA IN JPEG

 

 

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