UNIVERSITA’ / DA ROMA A NAPOLI, RETTORI NEL PALLONE

Good news, bad news di casa nostra.

Da mesi gli studenti, soprattutto universitari, danno segni di risveglio dopo anni di profondo letargo, anzi di autentico sonno.

Forse sono servite le manganellate meloniane a far riaprire gli occhi, come è successo un paio di mesi fa a Pisa e Firenze.

Antonella Polimeni. Sopra, l’occupazione a La Sapienza

Ora è la volta de ‘La Sapienza’ a Roma, dove il Rettore, pardòn la Rettrice, l’odontoiatra Antonella Polimeni in sella da dicembre 2020, ha deciso di fottersene del tutto delle proteste studentesche, del tutto legittime, motivate e pacifiche.

Sono incavolati, gli studenti, perché da mesi chiedono alla indaffarata Rettrice di aprire un confronto, un dibattito su un tema caldo come i bandi MAECI (ossia del Ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale) che riguardano i rapporti di cooperazione industriale e scientifica tra Italia e Israele, ed in particolare i rapporti tra le università dei due paesi.

Un corposo documento, firmato da quasi duemila docenti di tutta Italia, avanza delle richieste e formula delle proposte ben precise. Lo potete leggere, così come lo riporta, il 27 marzo, ‘Contropiano’: Sospendere l’accordo di cooperazione tra Italia e Israele. Come all’Università di Torino.

Una significativa risposta è già arrivata dall’ateneo di Bari, dove il Rettore, Stefano Bronzini, ha convocato una seduta straordinaria del Senato accademico proprio per discutere sui bandi MAECE, mentre lo stesso Rettore si è già dimesso dal comitato scientifico della Fondazione Med-Or.

Su tutto il fronte la Rettrice-dentista de La Sapienza non fa una mossa.

Se ne fotte.

Non vuol sentire le ragioni degli studenti, non convoca alcuna seduta né ordinaria né straordinaria del Senato accademico, non si schioda dalla poltroncina della Fondazione, detesta solo le proteste e le mobilitazioni degli studenti – nel benedetto ’68 un pane quotidiano – e trova solo opportuno alzare il telefono per chiamare la polizia. Che comincia a menare, come denuncia il comitato studentesco più in vista in queste calde giornate romane, ‘Cambiare rotta’.

Ecco cosa dicono: “Se la direzione è quella di imporre le misure repressive e chiudere ancor più gli spazi di agibilità politica e democratica dei nostri atenei, non possiamo fare passi indietro. I risultati di Torino e di Bari ci indicano che vincere è possibile e che sono le mobilitazioni a creare le condizioni per ribaltare la realtà”.

Non fa una piega, perfettamente condivisibile. Come il ragionamento seguente: “Mentre ci prepariamo alla guerra generalizzata, sotto gli occhi di tutti in Palestina si sta commettendo un genocidio con la complicità del nostro paese che oggi invia persino navi da guerra nel mar Rosso. Sono mesi che ci mobilitiamo contro la filiera bellica e contro gli accordi di collaborazione con le università israeliane complici del massacro. Sono mesi che riceviamo porte in faccia dal nostro ateneo. Negli ultimi senati accademici centinaia di studenti hanno chiesto di poter intervenire portando delle chiare rivendicazioni all’ordine del giorno e puntualmente la rettrice ha rifiutato il confronto. L’occupazione è la conseguenza di questo atteggiamento: vogliamo farci ascoltare, far sentire la nostra voce e non ci fermiamo finchè non ci riusciremo. La rettrice deve capire che ignorarci non è la soluzione”.

Parole violente? Istigatrici?

Anna Maria Bernini

Non ci sembra proprio: parole finalmente tornate in campo, dopo anni di tremendi silenzi, una sorta di letargo durato un’eternità.

Parole che però danno molto fastidio alla odontoiatra della Sapienza.

Che forse non è neanche in grado di coglierne il senso.

Come del resto lasciano sbigottiti le parole della ministra per l’Università e la Ricerca Annamaria Bernini, la qualche non ha alcun dubbio: “Totale sostegno ai Rettori Polimeni e Delfino. L’occupazione alla Sapienza e l’aggressione al rettore di Genova sono azioni squalificanti che vanno ben oltre la libera manifestazione del pensiero e la protesta pacifica. Le università non sono zone franche dove si possono mettere in atto intimidazioni o compiere reati”.

Reati?

Ma si rende conto il ministro chi li compie?

O vive su Marte?

Matteo Lorito

Passiamo all’ateneo di Napoli. Dove invece il rettore, in sella anche lui da dicembre 2020, biologo e fresco ideatore di un corso di laurea in ‘Scienze Gastronomiche Mediterranee’, al secolo Matteo Lorito, intende bene e soprattutto gusta molto – quasi si trattasse di una sfogliatella calda calda – le parole appena pronunciate, nell’aula Magna (forse ora nel senso letterale del termine) dell’ateneo Federiciano a Scampia dal nuovo eroe sbarcato da Sanremo, Emanuele Palumbo, ‘in arte’ Geolierper le sue interminabili truppe di fans.

Ecco il Verbo del nuovo Vate (nato proprio a Secondigliano) appena risuonato in quell’aula Magna: “Sono felice, mi sento onorato di stare qui tra voi. Qua dentro non posso insegnare niente a nessuno, posso solo imparare”.

Poi sulla sua amata città: “Tutti i pregiudizi su Napoli sono sbagliati. Il pregiudizio più brutto che ho sentito è quello sull’orologio, di chi viene da Milano e chiede di tenergli la collanina e l’orologio. Mi danno fastidio, sono pregiudizi stupidi. In tutto il mondo c’è un lato buono e uno cattivo. Napoli non è solo un lato brutto, ha anche tante cose belle”. Imperdibile: perché il rettore Lorito non gli conferisce subito una laurea honoris causa in psicologia applicata?

Ma ecco le altrettanto imperdibili parole uscite dalla bocca del rettore della Federico II, il più prestigioso (fino a ieri, o meglio fino a qualche anno fa) ateneo del Sud.

Geolier

“Conoscersi è fondamentale per crescere”. E nel merito dell’evento Geolier: “Abbiamo invitato Geolier perché è, innanzitutto, un artista bravo e di talento ed è un esempio che anche in situazioni difficili talento e impegno consentono di ottenere qualsiasi risultato. Poi lui negli anni ha saputo lanciare appelli ai giovani, fa parte di loro. Le polemiche non ci preoccupano. C’è sempre chi non è d’accordo. D’altra parte ci sono state polemiche anche quando abbiamo conferito la laurea post mortem a personaggi con Totò e Massimo Troisi”.

Non basta così, ma il rettore prosegue: “Geolier è senz’altro un personaggio iconico, tanto più per chi voglia essere inclusivo. E in Italia, dove abbiamo la più bassa percentuale di laureati in tutta Europa, l’università deve essere inclusiva”.

Capito?

Per fortuna il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, trova il tempo per dire la sua: “All’Università si dovrebbero portare solo eccellenze, modelli di vita per la formazione dei ragazzi. Queste iniziative lasciano senza parole. Se molla l’Università siamo alla fine”.

Senza appello.

Così come resterà senza appello la vicenda assolutamente kafkiana del caso Francesco AcerbiJuan Jesus per gli insulti razzisti di San Siro durante l’ultimo Inter-Napoli.

Francesco Acerbi

Il giudice sportivo, dopo una settimana abbondante di ‘meditazione’ partorisce il mostriciattolo: nessuna condanna a 10 giornate come paventato per Acerbi, nessun fine carriera perché… non è successo niente.

Per la serie: tutto inventato. Ossia il calciatore partenopeo Juan Jesus ha sognato quelle offese, forse era ubriaco e nella sua mente obnubilata s’è inventato la frase “sporco negro” e via di quel passo (che Acerbi ha magicamente tramutato in “ti faccio nero’…).

A questo punto, per coerenza, l’esimia toga non doveva far altro che procedere contro il simulatore, l’inventore di fake news, il folle Jesus.

E invece no: perché non ne ha il coraggio, il prode togato sportivo, e procede per via pilatesca.

Meglio leggiate le parole che ha usato, rendono meglio il tutto, assolutamente da copione (e tribunale) kafkiano, appunto.

Scrive di “assenza di supporto probatorio indiziario interno ed esterno”. Ma non accusa minimamente di ‘falso’ il calciatore del Napoli, “sinceramente convinto di aver subito un insulto”. “Il contenuto discriminatorio, però, senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore della soc. Napoli, risulta essere stato percepito solo dal calciatore ‘offeso’, senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale”.

Un pazzo, un visionario, uno che ‘sente le voci’, Juan Jesus…

Il quale, a questo punto, ha solo due scelte (a parte la querela penale ad Acerbi) nei confronti dell’eccellente togato: o il gesto dell’ombrello, il Vaffa di grillina memoria.

Oppure quel che poi ha subito fatto on line: un bel pugno chiuso di ben più antica memoria. Quella delle Black Panters, le Pantere Nere americane ai tempi del razzismo Usa, di Angela Davis e di Martin Luther King.

Per fortuna la ‘rabbia civile’ di quegli anni sta tornando.

Così come il clima del ’68…

Grazie Meloni.

Se non ci fossi bisognerebbe inventarti: proprio per far rinascere nei cuori una voglia matta di Sinistra! Quella vera…

P.S. A proposito di giustizia, se quella ordinaria è ormai in stato comatoso da anni, quella sportiva non è mai esistita e continua a non esistere. Non solo in Italia – come dimostra ora il caso Juan Jesus – ma anche all’estero. Con un TAS di Losanna (la suprema corte sportiva) totalmente autoreferenziale, un mondo del tutto a parte che sforna ingiustizia a tutto spiano. Come dimostra il caso Alex Schwazer, giunto al suo altrettanto kafkiano epilogo solo pochi giorni fa, come abbiamo scritto nel pezzo del 16 marzo scorso ALEX SCHWAZER / L’ENNESIMA BATOSTA DALLA ‘GIUSTIZIA’ SPORTIVA


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