IL 6 DI MAGGIO ‘SILENZIO DEMOCRATICO’

La mortificazione del giornalismo libero della Rai ha sorpreso solo gli ignavi, i cultori della Tv trash, la truppa in espansione di quelli che “I partiti? Tutti uguali, perché votare?” e chi tifa perché alle urne si rechino solo ‘quelli del “qui ci vuole un uomo forte al comando” (nel caso specifico una donna) evidentemente indotto da un patologico vuoto di memoria per quel che fu il fascismo. È questo che ancora troppi teleutenti sniffano passivamente, la polverina tossica dell’informazione della Rai asservita totalmente al melonismo. Questa italianità sotto ipnosi, non si chiede come redazioni e programmatori della televisione pubblica possano coesistere, come niente fosse, con portavoce scandalosamente manipolati, con il bavaglio che impedisce alla Rai 2024 di informare con l’imparzialità. E siamo solo all’inizio dell’appropriazione indebita della destra, sono destinati a tagli da dittatura mussoliniana i pochi giornalisti che provano a resistere ai notiziari di pura propaganda del governo, mentre a Viale Mazzini si aspetta con interessata attesa la conclusione di contratti invisi al potere per cancellare  Report, Presa diretta, Il cavallo e la torre, Che sarà della Bortone (“Che come si è permessa di leggere il monologo di Scurati sull’antifascismo?), eccetera.  Nei giorni scorsi i conduttori di Tg Rai, anche di quelli del Tg1 ’telemeloni, hanno dovuto leggere (obbligo ineludibile) un comunicato dell’Usigrai, storico sindacato aziendale, che denunciava l’attacco alla libertà di informare dei vertici Rai. Ora, la quota di redattori che difende l’imparzialità annuncia uno sciopero di protesta, per il 6 di maggio. 24 ore di silenzio, ad esclusione dei fedelissimi della Meloni, del neonato sindacato di destra Unirai. La motivazione dello sciopero: “Controllo asfissiante sul lavoro giornalistico nel tentativo (in verità già in atto) di ridurre la Rai a megafono del governo”. Già domani non andrà in onda il mitico “Tutto il calcio minuto per minuto”. Obiettivi della contestazione di lunedì 6 maggio per l’assenza del piano industriale, di un progetto per l’informazione e le carenze di organico nelle redazioni, la manca di stabilizzazione di giornalisti ‘precari’. Già domani sciopero dei ‘radiofonici’. Alle rivendicazioni manca solo la citazione del timore per il calo degli indici d’ascolto, che favorisce il network privato di Mediaset e per il catastrofico exodus di personaggi considerati a giusta ragione colonne portanti della televisione pubblica.

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