ESPRESSO NAPOLETANO / IERVOLINO & AMMATURO IN ‘MEDIA’

C’era una volta l’Espresso, il mitico settimanale che ‘inventò’ in Italia il giornalismo d’inchiesta e dove hanno scritto le migliori penne di casa nostra.

Ora è un settimanale tutto vesuviano che fa capo fifty fifty al rampollo della dinasty che ‘inventò’ il mitico ‘Istituto per il recupero degli anni perduti’ per i ciucci partenopei, e al reuccio di moda & petroli con le griffe ‘Alga’ e ‘Ludoil’.

I protagonisti della sceneggiata editoriale, per la precisione, sono Danilo Iervolino e Donato Ammaturo. Eccone il copione.

Donato Ammaturo con Andrea Iervolino (che vediamo anche nella foto in alto)

Riavvolgiamo un po’ il nastro e partiamo dalla primavera 2022, quando il gruppo ‘GEDI’ della famiglia Agnelli decide di sbarazzarsi del settimanale, che ormai da anni stava perdendo colpi. A fare il ‘colpo’ è il gruppo ‘BFC Media’, capitanato da Danilo Iervolino, che poteva contare su una consistente liquidità (oltre 1 miliardo di euro), frutto della vendita di una delle star della formazione universitaria online, ‘Pegaso’, ceduta ad un gruppo a stelle e strisce. E quella liquidità è servita al rampante Danilo per mettere le mani sull’Espresso e sulla Salernitana calcio, fresca di salvezza per la permanenza in serie A.

Subito dopo l’operazione, l’allora direttore del settimanale Marco Damilano ha rassegnato le sue dimissioni; gli è subentrato il vice, Lirio Abbate, durato solo pochi mesi. Il 15 dicembre 2022, infatti,   ne ha preso il posto Alessandro Mauro Rossi, una carriera senza acuti tra le redazioni di Bloomberg Italia, Milano Finanza, Italia Oggi prima di approdare alla guida di Forbes Italia. Da lì il volo in direzione Vesuvio. E’ autore di gialli, Rossi: ultima performance, nel 2022, ‘L’enigma della vacca intera’. Ottima per evitare bufale e fake news del suo corpo redazionale.

Ecco l’ultima frecciata di Abbate: “Il giornalismo d’inchiesta viene esaltato quando si parla del giardino del vicino. Quando si tocca quello degli ‘amici’ viene massacrato e gettato nella polvere”.

Ecco, invece, alcune frasi griffate Rossi all’indomani della nomina:

L’Espresso continuerà ad essere, orgogliosamente, il giornale che difende gli ultimi; ma saprà dare anche spazio ai primi, a coloro che costruiscono il futuro e la speranza per il nostro Paese”.

E ancora: “Sarà come vorremmo fosse il nostro Paese: multietnico, accogliente, vincente, resiliente, tollerante”.

E poi la griffe: “Coraggioso e visionario”.

Un mix indubbiamente ottimo e abbondante.

Ma veniamo a qualche dettaglio sull’operazione e ai suoi protagonisti.

Danilo Iervolino è il rampollo di una dinasty che costruì una buona parte delle sue fortune grazie a quel formidabile ‘Istituto Iervolino’ che già all’inizio degli anni ’70 consentiva ai più accaniti somari di conseguire con gran facilità la licenza media o la maturità, senza andar tanto per il sottile.

E lo stesso modello, pari pari, è stato trasferito in una delle prime università telematiche sbocciate in Italia grazie al decreto Moratti, che parificava i titoli accademici online a quelli ottenuti frequentando i normali atenei. Uno dei ‘fiori’ più gettonati, all’epoca, CEPU, immortalato da sponsor del calibro di un Alessandro Del Piero, un Cristiano Ronaldo e anche un Antonio Di Pietro che per anni ne fu il testimonial, nonché grande amico del patròn Francesco Polidori.

La formula Pegaso fu una delle più vincenti: uno dei segreti, quello di arruolare tra i docenti un gran numero di magistrati, tutti titolari di corsi on line. Un nome su tutti, quello di Catello  Maresca, il pm che catturò uno dei boss più ricercati, Michele Zagaria. Ottimo amico personale di Danilo: coautori, i due, di un libro che ha fatto storia, ‘Il Presepe napoletano’.

Un po’ alla volta l’impero Pegaso si allarga, anche a livello internazionale, e fa lievitare la sua immagine, anche grazie a sontuose kermesse e meeting nelle location più gettonate.

Passiamo al secondo protagonista, Donato Ammaturo, proprietario di ‘Alga’, che fa capo al gruppo ‘Ludoil’, di cui è presidente le stesso Ammaturo.

La prima si occupa di gestire una sfilza di eventi. Infatti organizza convegni, congressi, sfilate di moda, concerti, mostre. Ma s’interessa anche di alberghi, complessi turistici, stabilimenti balneari, campi sportivi, piscine e perfino seggiovie. Il suo vasto oggetto sociale, non a caso, prevede di poter “programmare e organizzare il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dell’attività di gestione aziendale”.

Più mirato quello di Ludoil, impegnata nella “vendita, logistica e distribuzione di prodotti petroliferi”. La divisione logistica, a sua volta, è gestita da una controllata, ‘Sodeco’, la quale ha significative partecipazioni in altre sigle del settore, come ‘Petroli Investimenti’, ‘Meridionale Petroli’, ‘Società Petrolifera Gioia Tauro’, ‘Gala Logistica’. Tanto per essere green al punto giusto, è stata partorita una divisione ad hoc per le energie rinnovabili, affidata alla holding ‘Luce’, sul cui ponte di comando siede un big del parastato, l’ex presidente SACE Rodolfo Errore.

Il quartier generale del gruppo di trova a Nola, che negli anni ’80 passò alle cronache non solo per essere la ‘patria’ del super boss Carmine Alfieri, ma anche per aver visto la nascita del più grande polo del commercio al Sud, il CIS, per anni guidato da Gianni Punzo, vicepresidente del Napoli nell’era Ferlaino.

In cosa si è sostanziata l’operazione?

La cassaforte editoriale made in Iervolino, ‘BFC Media’, deteneva una quota di azioni ‘IDI’, pari al 49 per cento del suo capitale. E proprio questa fetta è stata venduta ad Alga: per un prezzo di un po’ superiore ai 2 miliardi e mezzo di euro, per la precisione 2 miliardi 688 milioni.

Sorge spontanea la domanda, che del resto si era già posta al momento dell’acquisto da GEDI: ma ‘che c’azzeccano’ lorsignori con la storia dell’Espresso?

Uno ‘sfizio’ o cosa?

 

 

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