Fuga a Riad e non è il titolo di un giallo

Lettore scrive, Merlo (la Repubblica) risponde: “…lei difende il voto segreto e mi meraviglia. Siamo in una democrazia dove si piò esprimere liberamente il proprio pensiero senza rischiare, ma assumendone la responsabilità.” Merlo: “È vero che amici del nemico e nemici dell’amico, i franchi tiratori degradano il confronto politico a gioco delle tre tavolette. Ma viviamo in una democrazia dove gli eletti vengono in realtà nominati dai capipartito. Il voto segreto, in certe delicate materie, serve a proteggere il dissenso”. Ecco un chiaro esempio di ambiguità, di arzigogolo, che inverte i termini della questione: il ‘no’ alla proposta della legge Zan, che avrebbe posto l’Italia nell’ambito della normale eccellenza con l’azzeramento di ogni discriminazione, in ossequio al dettato della nostra Costituzione, chiedeva al parlamento di sanare il vulnus dell’omotransfobismo e di farlo schierandosi, di scegliere tra oscurantismo anacronistico e diritti garantiti a tutti. Il rifugio nella vigliaccheria dell’anonimato, di là dall’etica della politica, è un’ignobile vittoria di quanti, incatenati agli anacronistici comportamenti da santa inquisizione, non hanno alcuna intenzione di rinunciare a xenofobia, bullismo, omofobia. Il voto del Senato mette in delittuosa parentesi l’iter di approvazione della Zan e offre a Renzi, che oramai senza ritegno strizza l’occhio a Salvini, di ottenere ospitalità nelle pagine del giornale Fiat dipendente. Con argomenti e riconosciuta qualità della scrittura, il funambolo della partitocrazia italica si esibisce in un gioco di prestigio alla Silvan. Indicato come abituale promotore di rottamazioni prova a scaricare sul Pd il default di palazzo Madama, imputa la bocciatura ai voti non palesi di senatori democratici. Denuncia (e mente) l’ostinazione dei dem, che non avrebbero assecondato la richiesta di modifiche di Italia Viva, che non avrebbero accettato il compromesso proposto (falso). L’abilità dello strapagato conferenziere e neo imprenditore amico dei sultani, globetrotter a cottimo, può appassionare i nostalgici del centrismo, dello scudo crociato, ma non inganna chi lo ha tallonato a ogni passo della riconversione in neo democristiano. Lo scempio di Palazzo Madama, che sembra anticipare il definitivo abbraccio di Italia Viva al berlusconsalvinismo, accolto con applausi ed evviva caciareschi, certifica il tentativo riuscito di sabotare la Zan e in via diretta il Pd, la sinistra.

Un informato interlocutore di Merlo (rubrica ‘Posta e risposta’) torna alla lettera di Renzi pubblicata ieri da ‘la Repubblica’ e confessa di averne condiviso la sostanza. Incredibile, ma vero: la volpe di Italia Viva riesce a ipnotizzare un po’ di italiani, per fortuna non del tutto. Infatti il lettore rimprovera Renzi per un ennesimo volo a Riad, dov’è di casa, mentre in Parlamento, complice il voto segreto (avallato dalla destrorsa Casellati) si perpetrava il delitto politico di affossare la Zan. Il prototipo di rottamatore se la spassava in Arabia Saudita, Paese che perseguita gli omosessuali, stringeva le mani dei ‘signori’ dell’oro nero, che non riuscendo a spendere quanto entra ogni istante nella loro smisurata cassaforte, premiano con lauti compensi le incursioni dell’amico Renzi, lontano, ma non disinformato della risposta popolare, specialmente dei giovani, all’indecente boicottaggio della Zan.

Lascia un commento