Per la prima volta in tanti anni di giornalismo, di narrazioni d’ogni tipo, non di rado altamente emotive, condivido quanto provano i fruitori dell’informazione messi di fronte a episodi di crudeltà: sono sconvolto e dell’origine di questa sconosciuta condizione professionale è responsabile Riccardo Iacona, che ieri sera ha sfidato l’agguerrito sistema della repressione che gli Stati Uniti, con ogni mezzo anche illegale esercitano su chiunque riveli i loro crimini di guerra. Sfidarlo equivale al pericolo di entrare pericolosamente nel mirino del governo americano, della Cia, dell’intreccio internazionale di complicità per impedire la divulgazione di ‘fatti’ che inficiano il presunto primato americano di Paese simbolo della democrazia mondiale. Non riuscirei mai a rappresentare in questa nota quanto Iacona ha rivelato con punto di partenza la detenzione illegale del giornalista Juan Assange, vilipeso, torturato, perseguitato per aver documentato i comportamenti criminali degli Stati Uniti. Per chi ieri sera non ha scelto ‘Presa Diretta’ il suggerimento, che mi auguro non cada nel nulla, è di recuperare il programma da Internet. L’indirizzo: https://www.raiplay.it/video/2021/08/Presa-Diretta—Julian-Assange-processo-al-giornalismo—30082021-fb121490-c62e-4ceb-915f-8df443ee0ae2.html.
Anticipo solo il contenuto del video che Assange ha messo on line solleitato dal confronto con il raid vendicativo degli Usa che ha ucciso civili talebani incolpevoli e sette bambini.
Lo scenario: Iraq 12 luglio del 2007. Due elicotteri americani ‘Apache’ in missione di guerra catturano nel mirino delle loro telecamere un gruppo di persone. Tra loro ci sono l’operatore, con a tracolla la telecamera e il suo assistente. Sono giornalisti della Reuter, la più autorevole agenzia di stampa del mondo. Dall’elicottero li definiscono come un gruppo di uomini armati. Chiedono e ottengono dal comando l’ok per aprire il fuoco. L’operatore è definito “fottuto coglione”, perché secondo gli americani gira armato. Dal comando: “Spara, bruciali tutti, forza spara”. Una carneficina: sedici morti. “Guarda lì, dicono dall’elicottero, ho centrato il parabrezza” e dal comando “Bel colpo, bello, bravo”. L’assistente dell’operatore ferito prova a rialzarsi da terra, riceve un’altra scarica di colpi. Sopraggiunge un furgoncino. Ne discende un uomo per portare aiuto a chi è stato colpito. C’è un nuovo ok a sparare, muore il soccorritore l’uomo, feriti i suoi due bambini ben visibili dall’elicottero sul sedile anteriore dell’auto. Il commento del comando Usa: “Colpa loro se portano i bambini in battaglia” (!). La Reuter chiede agli Stati Uniti la documentazione, ma le è negata. È Juan Assange a pubblicare il video (6 milioni di visualizzazioni) e a rivelare il sistematico ricorso a crimini di guerra degli americani. ‘Presa diretta’ di ieri sera è molto altro e da non perdere, per capire il perché della persecuzione subita da Assange e le complicità internazionali di Paesi, come l’Italia, trattata dall’America come una ‘dependance’ ai suoi comodi:
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