STATI UNITI / I NUOVI SCENARI DI GUERRA

Continua a gettare benzina sul fuoco il Mossad di Benjamin Netanyau in combutta con gli Stati Uniti.

A inizio anno l’assassinio, all’aeroporto di Baghdad, del generale Quasem Soleimani, ora a fine anno l’altro omicidio, addirittura nel cuore di Teheran, dello scienziato numero uno in Iran, Moshen Fakhrizadeh, responsabile del progetto nucleare.

Nel mezzo la maxi esplosione nel porto di Beirut

Tre provocazioni in piena regola, tre atti di guerra che più spudorati non si può. Come se il clima, in tutto il Medio Oriente, non fosse già una polveriera pronta ad esplodere. E ora alla temperatura massima.

Una radiografia della situazione e, soprattutto, del pessimo clima che si annuncia con i nuovi scenari alla Casa Bianca, viene fornita dall’ex ambasciatore inglese in Siria, Peter Ford, non certo un bolscevico.

Il ragionamento di Ford punta in particolare sui due uomini già scelti da Joe Biden, ossia Anthony Blinken come Segretario di Stato e Jack Sullivan come consigliere per la Sicurezza Nazionale.

Secondo non pochi analisti, è probabile che “l’amministrazione Biden coinvolgerà gli Stati Uniti in più conflitti in Medio Oriente, con un Dipartimento di Stato guidato da Blinken che ha apertamente rimpianto il fallimento di Washington nel rovesciare il governo a Damasco”.

Sottolinea Ford: “Blinken si sta profondamente rammaricando per il fatto che l’ex presidente Barack Obama abbia annullato i piani per gli Stati Uniti di entrare nel pantano siriano ancor più di quanto non abbiano già fatto, e condannando i deboli tentativi di Trump di ritirare le truppe statunitensi dalla Siria”.

A suo parere, invece, “la scena è pronta per una belligeranza e interferenza statunitensi in Medio Oriente”.

Più chiari di così!

Oltre a sostenere l’armamento degli estremisti in Siria, Blinken auspica l’intervento in Libia, la guerra di Iraq e la campagna saudita nello Yemen.

Un bel cocktail.

L’ex ambasciatore britannico a Damasco ricorda come Blinken ritenga che il ritorno all’accordo sul nucleare metterà gli Stati Uniti in una posizione più forte per affrontare Teheran sul suo ‘comportamento destabilizzante’.

“Se questa è la mentalità – commenta Ford – e l’obiettivo che porta al tavolo con l’Iran, la ricalibrazione dei rapporti con l’Iran è già morta sul nascere”.

Uccisa due volte, adesso anche con l’assassinio dello scienziato iraniano per mano degli amici e alleati israeliani.

Sottolinea ancora Ford a proposito dell’Iran (le dichiarazioni sono comunque avvenute prima dell’omicidio): “Contrariamente alle valutazioni di Blinken, l’Iran ha costantemente svolto un ruolo costruttivo nel bloccare l’espansione degli elementi terroristici in Siria”.

Secondo l’ex ambasciatore, il problema più grande è il comportamento ‘destabilizzante’ degli Usa nella regione, che “coinvolge manovre in vista di una serie di ‘regime change’”.

Ford nutre anche forti preoccupazioni, circa il fatto che Sullivan – ex consigliere di Hillary Clinton – si unisca a Blinken nell’attuazione di disastrose politiche di aggressione.

E aggiunge, in modo significativo: “Nessuna di queste nomine è di buon auspicio per la pace in Medio Oriente, o probabilmente altrove. Entrambe le nomine sono prodotti classici del nastro trasportatore di Washington dei veri credenti nell’eccezionalismo americano e nella leadership. Nessuno dei due ha mai sostenuto una politica o un principio che all’epoca dei fatti non fosse di moda nell’establishment di Washington”.

 

nella foto Biden e Netanyau

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