STADIO A ROMA / VIRGINIA RAGGI HA FRETTA E IL “CECO” STRINGE

Sprint finale per l’ok alla realizzazione dello stadio giallorosso a Tor di Valle.

In Campidoglio fervono i lavori per mettere a punto gli ultimi dettagli e riuscire a condurre in porto tutta l’operazione sotto il profilo politico-amministrativo. In modo tale da consentire alla possibile ri-candidata per le prossime amministrative, la sindaca Virginia Raggi, di ri-presentarsi alle urne stappando lo spumante per la posa della prima pietra a Tor di Valle. Un cronoprogramma perfetto.

Anche se mancano i primattori, ossia coloro i quali – i costruttori – metteranno in piedi l’impianto, visto che i Parnasi, gli ex protagonisti in campo, devono vedersela con un maxi processo con ben cinque filoni d’indagine, e tutti da novanta. Né si sa niente di preciso sugli altri “gialli” dell’affaire; né tantomeno sui prossimi proprietari della squadra, con un Dan Fredkin ormai sfumato e un James Pallotta eternamente indeciso.

Ma scorriamo le news.

Giorni fa c’è stato il primo disco verde degli uffici tecnici del Campidoglio, in particolare sul controverso fronte della mobilità e dei trasporti, un punto sempre dolente e bollente nella già complessa situazione.

A quanto pare, tutte le carte sarebbero a posto.

E sembra anche che la cosiddetta “Due diligence” voluta dal primo cittadino abbia dato un “esito positivo”. Vale a dire il contesto amministrativo comunale dopo lo scoppio “caso stadio”, con gli arresti, due anni fa, del mattonaro Luca Parnasi e dell’eminenza grigia in Campidoglio, l’ex presidente di Acea Lanzalone, fedelissimo della Raggi.

Secondo i rumors, non tutti i 5 Stelle voteranno per la convezione urbanistica e la variante al piano regolatore. Ottimisti – viene osservato in ambienti capitolini – anche i “privati”. Non si sa bene, a questo punto, quali.

Nei prossimi giorni ci dovranno essere altri passaggi burocratici in commissioni e poi in aula, fino al voto finale, previsto entro fine estate.

Radovan Vitek

All’ultima riunione in Campidoglio non ha preso parte un altro pezzo da novanta, il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, sul quale pesa l’inchiesta per corruzione che ha dato vita al filone che ha portato in galera Parnasi e Lanzalone. A questo punto, De Vito dovrebbe essere fuori dai giochi.

Passiamo alla “polpa”. Secondo le news, il mattonaro ceco, Radovan Vitek, che mesi fa si era tirato fuori dalla “sceneggiata”, sembra tornato prepotentemente in gioco.

Vitek è improvvisamente comparso, a fine anno scorso, per trattare con Parnasi l’acquisto dei terreni a Tor di Valle. Solo che, altrettanto d’improvviso, è scoppiato il giallo del precedente passaggio di mano dei terreni, tra Parnasi e Papalia, il quale ha denunciato Parnasi per non aver onorato il patto di vendita, pagando solo un terzo della cifra totale stabilita.

Tutto quindi di nuovo in alto mare, con i terreni della discordia che diventano un nuovo giallo giudiziario.

La vicenda, infatti, è ancora tutta da chiarire.

Ma Vitek, adesso, pare deciso. Forse sborsando una cifra anche maggiore, in grado di coprire la “differenza” mai pagata da Parnasi a Papalia. E forse con un “aiutino” da parte di Unicredit, la banca che deve rientrare nel maxi prestito elargito a Parnasi da 600 milioni di euro. E quindi disposta a tirare fuori una ventina di milioni per “rappezzare” la questione e poter rientrare – con la vendita degli asset griffati Parnasi – dalla sua gigantesca esposizione.

Un ultimo elemento del puzzle sempre più tinto di “giallo”. Nei giorni scorsi è stata individuata a Roma la presenza di un “emissario” americano del mattonaro ceco. Tale Colombo, in visita proprio ad alcuni di quegli “asset”.

Lo hanno notato scendere – valigetta 24 ore e occhiali scuri – alla stazione Termini per poi dirigersi in taxi verso una di quelle “dorate” (ma ormai non più tanto) mete.

Ecco un commento. “Ma è venuto a scoprire l’America da noi? Piuttosto, però, sembrava proprio il tenente Colombo. E da scoprire, sui gialli intitolati Parnasi, c’è davvero tanto…”.


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