CASO MANCA / IL GIP DI ROMA ARCHIVIA, VERGOGNA

15 anni fa veniva trovato morto a Viterbo Attilio Manca, il giovane urologo siciliano che aveva curato Totò Riina.

Un giallo mai risolto e addirittura una fresca, vergognosa archiviazione decisa – nel totale silenzio mediatico – dal gip del tribunale di Roma Elvira Tamburelli.

E in queste ora la madre di Attilio, Angelina Manca, lancia via facebook un appello al boss della famiglia barcellonese Sam Di Salvo, appena condannato all’ergastolo.

Scrive Angelina: “Nel periodo in cui fu ucciso Attilio, Sam Di Salvo si trovava nel carcere di Viterbo. Lui è molto vicino a coloro che hanno avuto un ruolo nell’omicidio di Attilio. A lui mi rivolgo con il cuore di una madre che non avrà serenità fino a quando non ridarà dignità ad Attilio. Perché non dici la verità? Perché assassini e mandanti devono rimanere liberi? Adesso arriva il Natale, il sedicesimo senza mio figlio, sarebbe un atto di umanità verso una madre, ma anche un atto di amore verso i tuoi figli, che forse un giorno non si vergogneranno di te”.

La condanna a Di Salvo è stata comminata pochi giorni fa, il 23 novembre, quando la Corte d’Assise di Messina, nell’ambito del processo “Gotha 6”, ha emesso otto condanne all’ergastolo e due ad altre pene detentive a carico di dieci esponenti della famiglia mafiosa barcellonese. Tra questi, oltre a Di Salvo, Giuseppe Gullotti, già condannato in via definitiva per l’omicidio del giornalista Beppe Alfano.

“Nei confronti di Gullotti – scrive per Antimafia 2000 Lorenzo Baldo – è da poco iniziato un paradossale processo di revisione. Dietro le quinte compare sempre lo sfondo nero di Barcellona Pozzo di Gotto, teatro costante di delitti e misteri. La recente richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’ex pm Olindo Canali è emblematica. Contro quale muro rimbalzerà ora l’appello rivolto a Sam Di Salvo da Angelina Manca? Angelina non si arrende, si dice ‘convinta che anche nell’uomo più malvagio ci possa essere un briciolo di umanità’ e, instancabile, continua ad appellarsi a tutto ‘coloro che hanno avuto un ruolo nell’omicidio di Attilio’. Perché di omicidio – sottolinea Baldo – si tratta. Al di là della recente – vergognosa – archiviazione decisa dal gip di Roma”.

Giorni fa, su Canale 9, è andata in onda l’intervista ad un esponente di spicco di un clan della ‘ndrangheta attivo in Lombardia, al secolo ‘Bosco’, il quale – di spalle e con la voce ritualmente alterata – ha dichiarato che “il medico che ha operato Provenzano è stato ucciso”. La stessa cosa ha già verbalizzato un altro pentito del calibro di Carmelo D’Amico.

Ma la procura di Roma – il sempre resistente porto delle nebbie – archivia. Di quale giustizia mai stiamo parlando, quotidianamente calpestata e oltraggiata?

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