PRO O CONTRO FA TUTTO BRODO

È un aforisma, una frase fuori di qualunque contesto e l’autore di una nota, acuta riflessione, è niente meno che Oscar Wilde. Eccola: “Parlate male di me, ma parlatene”. La frase di semplice comprensione, nel cuore di Meloni, della missina borgatara, è motivo di piacere narcisista. Al culmine dell’appagamento, la patriota originaria della periferia romana, reagisce gonfiando il petto, gongola, una volta informata della bizzarra idea di un prestigioso quotidiano Usa che l’ha collocata nel gotha delle donne più potenti del mondo. Taccuino alla mano, un pignolo analista incaricato di monitorare immagini, interviste, monologhi, citazioni radio televisive di Giorgia, dichiara forfeit a tre quarti dell’incarico, sfinito dal compito, affetto da crampi dello scrittore per tutte le crocette che ha incolonnato per conteggiare l’onnipresenza mediatica della premier. Il faticoso risultato dell’indagine finisce e nella sede del Pd e come un tuono a ciel sereno rivela ai vertici disinformati dei dem la sconvolgente visibilità di Giorgia, al 50% come lauto bottino del bombardamento propagandistico dei media ‘amici’ e per un altro 50% da attribuire all’obiettivo opposto di metterla in cattiva luce. Risultato: c’è chi incorona Giorgia e chi prova a detronizzarla: l’una e l’altra intenzione alimentano la visibilità meloniana, i detrattori di “Yo soy mujer, madre”, si rivelano involontari, inconsapevoli interpreti dell’aforisma di Oscar Wilde “parlate male di me”…eccetera.  Pari, pari, il ragionamento calza a pennello sul caso Vannacci, ‘fiore all’occhiello’ della destra più becera, fenomeno da baraccone per i suoi denigratori e incredibile accaparratore di visibilità per responsabilità incrociate.


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