UNIPOL / ORA IL BUSINESS CON CAR SERVICE

Grande banca cercasi con la quale unirsi in matrimonio. E’ lo slogan che da mesi sbandiera Unipol, la più rampante compagnia d’assicurazioni italiana che si sta sbarazzando della sua costola creditizia creata anni fa (Unipol Banca) ma rivelatasi un fallimento. Ora è appeso il cartello “cedesi” e mamma Unipol cerca un buon partito a cui affibbiarla. Nel frattempo si è provveduto a liberarla di buona parte della “monnezza creditizia”.

Ma intanto l’orecchio è sempre teso per fare un salto ben diverso nel salotto bancario. Ossia entrare a vele spiegate in un grande gruppo, per far la voce grossa a livello nazionale. Oggi, sul tavolo, c’è la partecipazione pari al 10 per cento nel capitale di BPER, la dinamica Banca Popolare dell’Emilia Romagna che negli anni scorsi ha fatto incetta di piccole e medie Popolari (una dozzina d’anni fa quella dell’Irpinia, la banca del dopo terremoto tanto cara alla famiglia De Mita).

Acquisirà a breve un’altra fetta di BPER, Unipol, o aspetterà il momento giusto per il colpo grosso?

Intanto, sotto la calura ferragostana, c’è comunque il tempo per mettere a segno un bell’acquisto che sfiora i 100 milioni di euro. Si tratta di CAR Service, una accorsata società di noleggio veicoli a lungo termine, con un giro d’affari da circa 300 milioni di euro annui e utili pari a 4 milioni. Spiega l’amministratore delegato, Carlo Cimbri: “Ci interessa la piattaforma, ci serviva una società che facesse da acceleratore su un progetto che evolveremo sulle nostre strategie”.

Intanto i dati economico-finanziari sono rosei: “nel comparto Vita la raccolta diretta – come segnala il sempre solerte Corsera– registra un consistente aumento, pari addirittura al 48 per cento, per un valore di 3,8 miliardi.

Passate, a quanto pare, le burrasche per l’inchiesta giudiziaria, durata la bellezza di tre anni, alla Procura di Torino, per l’operazione Unipol-Sai, con pesanti imputazioni a carico, a cominciare dalla turbativa di mercato.  Una perizia tecnica da un anno e mezzo finita praticamente in fumo e il fascicolo volato poi – per una competenza territoriale chissà perché accertata con tale macroscopico ritardo – alla procura di Milano.

Dove sembra dormire sonni tranquilli e beati.

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