PANTANI / IN AUTUNNO UN DOCUFILM SULLA “MORTE”

E’ prevista per il prossimo autunno l’uscita di un docufilm sulla morte di Marco Pantani, ancora avvolta da un fitto mistero (almeno giudiziario).

A realizzarlo è il regista Domenico Ciolfi, uscito anni fa dalla scuola di cinema e autore di numerosi lavori per Rai e Mediaset. Il progetto è in cantiere da circa tre anni, visto che le prime notizie su una possibile uscita risalgono ad inizio 2016.

Sarà titolato “Il caso Pantani”. Il lungometraggio, stando alle anticipazioni del regista, conterrà alcune informazioni inedite. Una su tutte: “Pantani non era solo in quell’hotel”, osserva Ciolfi.

Si tratta del residence “Le Rose” di Rimini, dove il campione ha trascorso gli ultimi giorni di vita, prima d’essere ammazzato il 14 febbraio 2004, il giorno di San Valentino.

E proprio vent’anni fa corse il suo ultimo giro, quello maledetto del 1999, dove venne fermato alla tappa di Madonna di Campiglio, quando il suo ematocrito venne trovato di poco superiore a quanto previsto dalle norme sportive.

Un giro chiaramente taroccato, comprato dalla camorra che aveva effettuato grosse puntate sulla sconfitta di Marco: “’O Pelato non arriva a Milano”, era il tam tam fra gli scommettitori del conto dei clan, allora.

Lo hanno ammesso parecchi camorristi interrogati dai pm della procura di Forlì, che hanno portato avanti per alcuni anni l’inchiesta, partita dalle dichiarazioni rese da Renato Vallanzasca.

La procura della repubblica di Napoli

Nonostante la mole di prove e di verbalizzazioni, quelle indagini non hanno partorito neanche un topolino, perché a parere degli inquirenti non sono state raggiunte prove sufficienti per istruire un processo. Ai confini della realtà.

Tre anni fa il legale della famiglia Pantani, Antonio De Rensis, inoltra una denuncia alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, visto che nella storia è coinvolta la camorra e diversi pentiti hanno già verbalizzato (pur se su altre vicende) alla Dda di Napoli. Il pm incaricato delle indagini è Antonella Serio. Ma neanche stavolta, a quanto pare, spunta l’ombra di un topolino.

Ai confini della realtà anche gli esiti dell’inchiesta portata avanti in Romagna sulla tragica fine del Pirata. Che secondo i pm è morto di uno strano “suicidio”, pestato a sangue, la stanza distrutta, il corpo trascinato per metri e pieno di botte. Un suicidio davvero anomalo!

Una scena del crimine dalle 100 anomalie, denuncia De Renzis. Ma nessuno se ne fotte. Il processo, anche stavolta, viene archiviato. E la Suprema Corte di Cassazione, il 19 settembre 2016, appone la pietra tombale: fu suicidio!

Diverse puntate di Report hanno cercato di documentare anche i giorni precedenti di Marco a Rimini. Proprio il giorno prima era uscito per strada, e aveva incontrato un paio di commercianti della zona.

Ora nel docufilm di Ciolfi si parla di altre presenze in quel residence. Come ha sempre sostenuto, del resto, la difesa. Era semplice come bere un bicchier d’acqua entrare e uscire dal residence senza essere visti da nessuno, perché c’era un’entrata secondaria. Poi la presenza, nella stanza di Marco, di un giubbotto mai a lui appartenuto. Una serie di fatti che documentano in modo palese come Marco non fosse affatto solo: ma nelle mani dei suoi carnefici.

Ma chi tocca la camorra, e cerca di scoprire i suoi affari a base di coca & scommesse, rischia grosso. E anche quei colletti bianchi che hanno coperto prima la combine al Giro ’99, poi l’omicidio “perfetto”…

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