Sull’offerta pubblica di mare a Napoli, ci è arrivata la mail di un lettore che racconta una sua mattinata.
“Da un paio di giorni è scoppiato il caldo bollente e domenica sono andato a Posillipo in una spiaggetta pubblica di cui mi avevano parlato alcuni amici”.
“Avevano visto giorni prima un filmato su You tube di un consigliere regionale che mostrava la bellezza di una spiaggetta pubblica di Posillipo a un passo da palazzo Donn’Anna, il Lido delle Monache”.
“Decido di andarci. Per arrivare da Fuorigrotta ci metto un’ora perché è tutto bloccato, addirittura da piazzale Tecchio fino a Mergellina. Senza un motivo. A passo d’uomo, compresso il tunnel dove non si respira e chi poi torna dalla parte opposta rischia tutti i giorni un incidente mortale perché l’illuminazione è in pratica inesistente”.
“Impossibile trovare un qualsiasi parcheggio lungo tutta via Posillipo, mi sistemo a piazza San Luigi e poi faccio venti minuti a piedi”.
“Si arriva al Bagno Sirena che è pieno zeppo, stanno tutti uno sopra l’altro come le mosche. Non trovo la via d’accesso alla spiaggia libera, chiedo, mi dicono che la stradina sulla sabbia è stata abolita, quindi si deve entrare al Sirena, scavalcare le persone e poi arrivare a un accesso sgarrupato”.
“Arrivo alla spiaggetta ed è subito un incubo. Una invasione di alghe scure e soprattutto di piccole meduse, centinaia. Anche qui tutti uno sull’altro e senza poter fare un bagno, un vero carnaio”.
“Peccato perché il posto è bellissimo, a sinistra il Vesuvio, di fronte Capri. Basterebbe tenerlo un po’ a posto, perché si tratta di un lido pubblico. Manco a chiedere un bagno ecologico o una doccia, come tutti qui reclamano da anni. Solo un poco di manutenzione, di cura minima. Ma a Napoli è sempre chiedere troppo”.
“Mi dicono che dall’altra parte, sotto palazzo Donn’Anna, c’è un altro pezzetto di spiaggia pubblica. Ma la trovo invasa da sdraio del Bagno Sirena. Chiedo: ma non è pubblico qui? I bagnini rispondono che adesso no, hanno allargato la concessione”.
“Vengo a sapere che fino allo scorso anno quel pezzetto era pubblico, c’era solo un cartello della capitaneria del porto che avvisava di mantenere una distanza di sicurezza perché da palazzo Donn’Anna potevano cadere dei calcinacci pericolosi sui bagnanti”.
“Chiedo ai bagnini: ma quel cartello che fine ha fatto? Hanno messo una rete, adesso è tutto a posto. Vedo una rete che fa ridere, e poi a Napoli la gente muore sotto i calcinacci che si staccano dai palazzi”.
“Me ne vado, la spiaggia pubblica praticamente è sparita. Passo a fianco ad un gigantesco spazio incolto, tutte erbacce. Mi raccontano che era il giardino tropicale di Alfredo Romeo, che è finito nello scandalo Consip. Fa pena vedere tutto mandato in malora”.
Ma siamo nella città di San Gennaro. Che però non riesce a fare il miracolo di restituire il mare a Napoli.
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