1/ 2/ 3/ 4: quattro ipotesi. Vinca la migliore

Dalla padella alla brace. Non c’è un altro detto popolare di pari efficacia per raccontare  il baratro dove ci sta spingendo questo schifo di governo, affibbiato agli italiani in quel maledetto marzo del 2018, quando il Paese si è dato una martellata sulla testa e si è consegnato alle grinfie di inetti, impreparati gli uni all’impresa di governare e assatanati di potere gli altri, con fare molto prossimo al disastroso Ventennio fascista. L’imperizia di dilettanti mandati allo sbaraglio dal comico genovese e dal socio della famigerata piattaforma Rousseau, ha spalancato al leghismo tracotante di Salvini  le porte della prevaricazione interna di un sodalizio impossibile e poi ha ribaltato i rapporti  di forza. Salvini si è rapidamente appropriato del ruolo di  capo del governo, che non è mai stato di Conte, cuscinetto senz’arte né parte messo lì come parafulmine per stoppare con ripetuti break le scazzottate tra Lega e 5Stelle. Fino al 26 Maggio, quando il voto ha  reso dispotismo la tracotanza di Salvini, i due soci si sono scambiati insulti e contumelie, ma sempre condite con un ipocrita “andiamo avanti, fino a completare la legislatura”.

La forza d’urto interna al Carroccio è diventata poi incontenibile, in ogni occasione utilizzata come provocazione a distruggere l’alleanza, che ha esaurito le riserve di tolleranza dei grillini. Il “qui comando io” del vice premier valpadano ha spinto il motore della lega, di per sé surriscaldato, a esasperare lo scontro, fino alla sceneggiata di Conte, che ha esternato il malessere dei 5Stelle urbi et orbi, in forma impropria,  contro ogni prassi istituzionale. La sede propria per  minacciare le dimissioni, evento di estrema gravità, non può essere che il Parlamento e non i microfoni dei media. Ma un gaffe in più cambia qualcosa? La goccia che sembra far traboccare il vaso è stata il vertice di governo sul tema “sblocca cantieri”, ultimo atto di un’incompatibilità, che sottoposta al giudizio di un magistrato di settore, finirebbe in divorzio seduta stante. Cosa c’era in gioco? Esiste, inevaso, un consistente pacchetto di infrastrutture da appaltare ed esiste il fondamentale corollario di un codice da rispettare per impedire infiltrazioni di corruttori e mafie. I colpi proibiti non sono mancati. Il sottosegretario alla presidenza Garavaglia (leghista sotto processo con l’ex vice presidente della Lombardia, perché imputato di turbativa d’asta. Il Pm ha chiesto per Garavaglia la condanna a due anni di carcere). Sul tavolo, o meglio sul ring di Palazzo Chigi lo scontro è stato duro, fino all’ultimo ko.

I Cinquestelle hanno piantato un paletto niente male: “Il decreto non passa senza il codice, che tutela gli appalti da infiltrazioni  mafiose o di committenti corrotti”. La posizione della Lega è tutta in questa imitazione di Garavaglia del celodurismo del suo capo: “Ho l’ordine (sic!) di approvare lo stop al codice appalti. L’ombrello di Conte (‘accordo o mi dimetto’) è inutile se la pioggia è radioattiva. Non basta l’ombrello, si scioglie”. La rottura nel governo sembra molto vicina. Giorgetti (alter ego di Salvini): “Crisi atomica”. Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione: “Il codice non può essere sospeso”.

La Confindustria chiede con una nota di approvare presto lo sblocca cantieri e il decreto legge sulla crescita. Lancia inoltre un appello per i rapporti con l’Europa: “È assolutamente necessario evitare la procedura d’infrazione Ue. La prossima manovra economica dovrà rispettare il quadro di finanza pubblica ed essere orientata alla crescita”. E allora? Se va  va in default il governo gialloverde?

1.Salvini imbarca sulla sua nave pirata la Meloni, in crisi di astinenza da ingresso nell’esecutivo, frammenti sparsi  di Forza Italia e chiede a Mattarella l’incarico di formare un nuovo governo, a completa trazione di destra.

2. Continua l’emorragia nelle file disorientate dei 5Stelle e il manipolo di dissidenti che fa capo a Roberto Fico prova ad allearsi con il Pd allargato a Verdi, gruppi alla sua sinistra e superstiti del partito radicale, praticamente dissolto.

3.Mattarella tenta di uscire dal tunnel buio di un’Italia non  governata e pericolosamente esposta alle sanzioni della Ue con un governo tecnico (perché no, regista Cottarelli). Non è una bella prospettiva, ma dalla terza ipotesi il Paese potrebbe trarre motivo per un respiro profondo, rispondere alle sollecitazioni dell’Europa con un progetto di risanamento della malridotta economia nazionale e, evento di straordinario interesse per gli italiani, preparare l’uscita dal letargo drogato che ha consentito a Salvini di farci arrivare a un centimetro dall’orlo del precipizio. Funesta la quarta ipotesi: centesima, malaugurata riappacificazione dei due Dioscuri, i Castore e  Polluce Di Maio-Salvini, celebrante  un premier eterodiretto da loro due, che oltre a leggere quanto gli scrive Casalino proprio non sa andare.

Ps Avete mai provato a mettere una dopo l’altra le prime sillabe dei cognomi di Salvini, Di Maio, Conte. Ecco il risultato ‘governo sa.di.co.’, Basta togliere i punti dopo ciascuna sillaba.

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