Catturato, dopo 15 anni di latitanza, il super boss Antonio Orlando, nella lista dei 100 più ricercati in Italia. Occupa un posto ai vertici della camorra partenopea, essendo diventato numero uno del cartello tra i clan Nuvoletta-Polverino-Orlando.
Lunga la storia dei Nuvoletta, collegati anni fa direttamente con Cosa Nostra, leader incontrasti nel napoletano e non solo, quartier generale nella zona Nord di Napoli, a Marano. Il loro decollo economico coincide con il dopo terremoto del 1980, diventano praticamente monopolisti dello strategico settore del calcestruzzo con la corazzata Bitum Beton. Ottime le amicizia politiche, soprattutto sul versante Dc, stella polare la corrente scottiana, tramite il portaborse del pluriministro Enzo Scotti (dalla Protezione civile agli Interni), ossia Aldo Boffa, per la sua fedeltà nominato assessore regionale alle acque e ai lavori pubblici. Ad inizio anni ’80 i Nuvoletta comprano per appena 500 milioni di lire l’Hotel Castelsandra e la sua intera collina, una vera perla nel cuore del verde Cilento dove si potranno comodamente incontrare tanti big della Dc di allora.
Con gli anni arriva il gemellaggio con il clan dei Polverino, che premono l’acceleratore su appalti edili, commesse dagli enti pubblici, forniture ospedaliere e via riciclando a più non posso.
Poi il terzo anello della catena, gli Orlando, con il loro capo, Antonio, oggi tratto in arresto dai carabinieri di Castello di Cisterna, coordinati dal magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia Maria Di Mauro.
Ma sapete dove lo hanno arrestato? Su una dorata spiaggia spagnola? In una villa bunker tedesca?No. Nella maxi villa da tre piani nella sua Mugnano. Se ne stava tranquillamente a casa sua. Più che una cattura, una “consegna”.
Lo stesso copione per la cattura di un altro super boss, per anni e anni latitante e catturato nella sua abitazione, Michele Zagaria.
Racconta un penalista che si occupa di camorra: “Si parla sempre, come del resto fu per Totò Riina, di mesi e mesi di ricerche, di un fitto lavoro d’intelligence, quando poi si scopre che il ricercato stava sempre a casa sua, e da lì coordinava tutte le operazioni criminali, di qualsiasi tipo. Quasi sempre si tratta di arresti ad orologeria, o per la soffiata di un boss rivale, o perchè quel boss è stato ‘lasciato’ dagli altri del clan”.
Nella sua magione di tre piani, Orlando, alias ‘Mazzolino‘, non si lasciava mancare niente: sauna, doccia solare e perfino un tapis roulant. Tra i suoi documenti anche un tesserino universitario. Trovata anche una sim card e 6 mila euro liquidi. Quando è stato beccato era intento a bruciare pizzini e altre carte.
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