La favola del cinese che sul greto del fiume aspetta, paziente, di veder passare il cadavere del nemico.

Vacilla la fama di Travaglio informatissimo giustiziere. Vacilla anche la campagna dell’“Incompiuto” Di Maio contro la libertà di stampa fondata sul fazioso presupposto che i giornali italiani più accreditati conducano una guerra spietata al governo gialloverde. Il vice premier grullino non include nel progetto di ghigliottinarli il ‘Fatto Quotidiano’, semi organo del Movimento 5 Stelle, diretto da Travaglio in perenne campagna elettorale per Di Maio e il pianeta pentastellatoi. In preparazione al 4 marzo il ‘Fatto Quotidiano’ si è impegnato a fondo per demolire il consenso al Pd e Travaglio ha personalmente contribuito con ripetuti attacchi diffamatori al padre di Matteo Renzi, con l’obiettivo di colpire il partito democratico. Gli è riuscito, ma con metodi giornalisticamente scorretti, cioè con le armi di accuse false. Il tribunale ha condannato Travaglio per diffamazione ed è una condanna bis, la seconda. Le due sentenze gli costeranno centomila euro (ovviamente pagherà il giornale che dirige). Il commento di Matteo Renzi: “Bisogna sopportare le ingiustizie, le falsità, le diffamazioni. La verità prima o poi arriva. Il tempo è galantuomo. Ci hanno rovesciato un mare di fango addosso. Nessun risarcimento ci ridarà ciò che abbiamo sofferto ma la verità è più forte delle menzogne”.

Encomio senza riserve per il globetrotter Di Battista. Non compensa l’indignazione per avere definito i giornalisti “puttane”, ma gli va dato atto di una risposta coraggiosa dal Nicaragua, via Skipe, alla provocazione dell’intervistatore: “Ma non aveva detto che se non fosse stata bloccata la realizzazione del gasdotto Asia-Puglia si sarebbe dimesso dal Movimento?” Di Battista, con la mano sul cuore ha risposto “E’ così e chiedo scusa per aver ingannato la gente del Salento”. A proposito della diffamazione del padre di Renzi, un accanito accusatore è stato Vittorio Di Battista padre tenacemente fascista di Alessandro. Stavolta altro che encomi. Di lui il grullino ha detto: “Lo stimo, è il fascista più liberale che io conosca”. La contraddizione in termini è talmente clamorosa da apparire inverosimile. Fascismo liberale? Alessandro dimentica o finge di dimenticare che il padre sarà indagato per aver offeso il presidente della Repubblica.

In un paese civile e la Gran Bretagna lo è, se chi governa interpreta male il ruolo, in danno della nazione, succede che è contestato dall’opposizione, ma anche dal partito di cui è leader. Succede che con la questione brexit Theresa May si è imbarcata su una nave in tempesta e al culmine di una navigazione vicina al naufragio deve ora affrontare la mozione di sfiducia presentata dai deputati conservatori più radicali nel sostenere l’uscita dalla Ue e rimediare, se gliele danno il tempo, alle dimissioni di ministri con deleghe importanti.

Succede che il profondo dissenso che alimenta i litigi quotidiani Lega-5Stelle, anziché sfociare in un salutare divorzio, è mascherato da spudorate menzogne sul clima di collaborazione totale tra i due coinquilini di Palazzo Chigi. Esistesse una Sacra Rota parlamentare, avrebbe da tempo sanzionato la fine di un matrimonio viziato in partenza e non consumato.

Lascia un commento