La Juve sorniona e cinica, ma anche consapevole di andare in campo con alti margini di superiorità tecnico-tattica, illude il Napoli per dieci minuti, fino alla leggerezza di Bonucci, che spalanca il percorso per il fantastico virtuosismo di un trio che recita a memoria il copione del gol di qualità. Allan ruba palla al centrale bianconero, assist per Callejon, che fulmineo crossa per Mertens. Il folletto belga è puntuale ad aspettarlo sul palo alla destra di Szczesny e metterla dentro è una facile formalità. Minuto dieci, uno a zero, esultano i duemila napoletani. Gli azzurri rispondono al vantaggio con la sufficienza di chi pensa “ma allora questa Juve si può battere” e mal gliene incoglie: la Juve è squadra dalle molte doti, inclusa la consapevolezza di aver le qualità per prendere le redini della partita e non mollarle più. Il Napoli prova a imporre ritmi lenti alla furia bianconera e la Juve non aspetta altro. Accelera ancora di più ed esercita una pressione costante sugli azzurri, esibisce una straordinaria trama di passaggi in tutti i settori e grande energia fisica, anche grazie alla possibilità di mandare in campo a piacere, senza risentirne, undici di ventidue giocatori di pari valore, perciò sempre al massino dell’efficienza. Il Napoli che ha incantato a Torino si vede a tratti, quando la Juve si concede qualche pausa. Con tutto il rispetto dovuto alla sua statura di allenatore, Ancelotti abbandona lo schema vincente di Mikik centravanti di peso e Insigne a suo stretto contatto, in posizione più favorevole per tentare la via del gol. Tornato ala sinistra e senza punti di riferimento centrali, per la formidabile tenaglia Chiellini-Bonucci che impedisce puntate pericolose di Mertens, Insigne non incide e si sfianca nella funzione di contenimento. Il peggio è nella voragine difensiva di cui sono responsabili Albiol e Koulibaly, di cui approfitta per due volte Mandzukic, incustodito in piena area di rigore. Non è un’attenuante, ma una nota sul registro dei cattivi tocca anche a Banti, a conferma che se un arbitro di esperienza intende favorire una squadra, non lo fa platealmente, ma a piccole dosi, con diverso metro di giudizio sulle punizioni e più apertamente con l’uso del cartellino giallo o rosso, come nella circostanza dell’espulsione di Mario Rui. Il terzino, già ammonito, ha subito il secondo giallo per un evidente eccesso di severità di Banto e ha lasciato il Napoli in dieci nel momento del maggiore sforzo nel tentativo di pareggiare dopo aver subito il due a uno. Il pari della Juve è firmato da Mandzukic, che solo soletto in area del Napoli riceve da Ronaldo e segna il più facile dei gol. Minuto 26 del primo tempo. AAA Cercansi Albiol e Koulibaly. Il raddoppio è ancora del croato che raccoglie in beata solitudine un pallone respinto dal palo. Minuto 4 della ripresa. L’espulsione di Mario Rui taglia fiato, gambe e determinazione degli azzurri, comunque ammirevoli in questa difficile situazione e servono a poco le sostituzioni di Ancelotti. Milik per Mertens, Fabian Ruiz per Hamsik, obbligata quella di Malcuit per Zielinski (per coprire in difesa il ruolo di Mario Rui). Il 3 a 1, al minuto 76 è una punizione immeritata, decisamente eccessiva per il Napoli e di nuovo c’ è la responsabilità dei centrali azzurri. Angolo per la Juve, Ronaldo sovrasta di testa l’intera difesa del Napoli e indirizza nell’angolo alla destra di Ospina. Irrompe Bonucci, tre a uno. La Juve è grande, il Napoli, forse, lo diventerà. Per il momento deve riflettere sulla difficoltà di recuperare i sei punti di vantaggio in classifica dei bianconeri.
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