Vogliamo dedicare un’apertura ad un grande artista napoletano scomparso ad appena 60 anni che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e frequentare quasi un quarto di secolo fa, Riccardo Zinna. Un artista completo, un intellettuale a tutto tondo, a 360 gradi, capace di spaziare in tutti i campi, senza sosta.
Il suo sorriso ironico, le buttute fuori dalle righe, la sua ironia leggera ma profonda, la sua passione civile, la sua voglia di arte a tutti i costi e in tutti i modi possibili e immaginabili. Non solo teatro e recitazione, nelle sue corde, ma anche chitarra, tromba, composizione: insomma tutto quanto fosse comunicazione, mimica, desiderio di contatto e trasmissione del suo essere, del suo sentire.
Ce lo presentò Domenico Ciruzzi, intelligenza a tutto campo, dall’avvocatura (che è il suo mestiere) al cinema e al teatro. Ciruzzi è oggi il presidente del Premio Napoli. Di lui soleva dire Ciruzzi: “Aveva la capacità di conquistare tutti senza luoghi comuni”. E giovanissimi recitavano e lottavano insieme perchè un altro mondo fosse possibile. A cominciare dalla diffusione della cultura.
Ha lavorato con un gran numero di registi, Zinna: è stato nella Gomorra di Matteo Garrone, in Caro Diario di Nanni Moretti. E poi con Salvatores, Archibugi, Lucchetti, Muccino, Genovese, Mazzacurati.
Il suo viso è diventato familiare, per tanti italiani, anche per la partecipazione ad alcune fiction, da don Matteo ai Bastardi di Pizzofalcone.
Abbiamo avuto la grande fortuna di pubblicare numerosi suoi racconti. Anzi, quando esordimmo con la rubrica pensammo proprio a lui. Perchè si intuiva che anche l’arte della scrittura era pienamente nelle sue corde.
Mitico il primo racconto “Napoli in concert”, e la sua indimenticabile fotina con il cappello e lo sguardo verso l’alto. E’ di maggio 1995 e infuriava ancora il post Mani Pulite, tanto che in quella copertina della Voce campeggiava il faccione dell’allora pm Antonio Di Pietro.
Ne scrisse altri di racconti (sei) per noi, tutti capaci di toccare le più diverse corde dell’anima, di guardare Napoli sotto una particolare lente d’ingrandimento.
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