Non perde settimana, il Corriere della Sera (Repubbica segue comunque a ruota) per magnificare le sorti presenti e future del colosso dell’impiantistica petrolifera di casa nostra, Saipem, fino a tre anni fa totalmente controllata da mamma Eni, poi resasi un po’ indipendente: tanto che oggi il capitale azionario è più o meno frazionato in tre quote di simile entità, un terzo Eni, un terzo Cassa Depositi e Prestiti, la restante parte tra piccoli azionisti e mercato.
Comincia subito suonando la fanfara il maggiordomo del Corsera, Francesco Basso: “In un anno le azioni Saipem hanno guadagnato il 36 per cento. Cosa è successo?”.
Il quesito è rivolto all’amministratore delegato artefice del miracolo degno di San Gennaro, ossia Stefano Cao, che cerca di fornire qualche chiave di lettura.
Dopo aver illustrato tecnicamente la ri-organizzazione in atto, osserva: “Negli ultimi mesi abbiamo annunciato una serie di successi che hanno supportato la svolta. L’ultimo è lo sviluppo del giacimento Liza, il progetto operato da Esso Exploration & Production Gujana Limited, controllata da Exxon Mobil. Stiamo portando avanti una diversficazione geografica e di prodotto”.
E aggiunge: “Nella parte off-shore Saipem è stata ed è considerata uno dei leader di mercato per sviluppi complessi e tecnologicamante avanzanti in acque profonde”.
Poi l’ovvia ciliegina sulla torta delle nuove energie rinnovabili: “in particolare mi riferisco alle windfarm offshore e alle infrastrutture ferroviare”.
Non può mancare, nel panorama tutto rose e fori, una domanda sulle molteplici grane giudiziarie, che vedono sotto inchiesta o già a processo Saipem, spesso e volentieri con mamma Eni, per un capo d’imputazione che pesa come un macigno, “corruzione internazionale”. Il fronte è ampio e variegato: si va dall’Africa, largamente in testa come numero di indagini, al Brasile, con il macigno “Lava Jato”, la super tangente del secolo.
“Quando sono arrivato nel 2015 – ammette Cao – quello giudiziario era uno dei problemi che affliggevano Saipem. E’ un tema a cui abbiamo dato altissima priorità, che viene seguito con la massima attenzione dal management”.
Ma in concreto, cosa sarò mai stato fatto? “A fine giugno abbiamo conseguito la certificazione anti-corruzione Iso 37001 assegnata da Dnv C1 As, società norvegese specializzata nella certificazione in Italia e nel mondo, che identifica uno standard nella lotta alla corruzione. Per noi è stato un passaggio importante, un sigillo al profondo processo di cambiamento intrapreso”.
Cambiamento da quando? Da ieri?
Non si tratta, piuttosto, di far chiarezza, e in gran fretta, sia alla procura di Milano, che ha svariati procedimenti in corso, che in Brasile, per verificare la trasparenza dei comportamenti di Saipem, e non sbandierarli attraverso una illustre-sconosciuta società norvegese?
Sentenze di assoluzione, non diplomini da appendere alla parete di mister Cao.
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