COMUNE DI NAPOLI / CORREZIONI DI BILANCIO O CRAC, PER LA CORTE DEI CONTI

Comune di Napoli, è rosso sempre più profondo. L’ultimatum arriva dalla Corte dei Conti della Campania che ha appena dato, con una fresca sentenza, 60 giorni a Palazzo San Giacomo per correggere il bilancio “onde evitare – così viene scritto – per il 31 dicembre 2017 la dichiarazione di fallimento”.

Si tratterebbe di un colpo gravissimo per il Comune guidato dall’arancione Luigi de Magistris, un ko dal quale sarebbe difficile risollevarsi.

I magistrati contabili hanno accertato che “il disavanzo di bilancio è peggiorato”, andando sotto di 1,2 miliardi di euro tra il 2015 e il 2016.

Non solo, ma secondo le toghe è stato “eluso il patto di stabilità nel 2014 e il saldo di finanza pubblica nel 2016”. Parole che pesano come macigni.

Più nel dettaglio, ecco altre osservazioni. “La contabilità dell’Ente ha fallito nel momento in cui ha totalmente sottodimensionato il proprio disavanzo in sede di riaccertamento straordinario, espandendo la capacità di spesa in una misura non sostenuta da effettive coperture ed entrate”.

Ancora: “Il Comune ha proiettato sugli esercizi futuri passività e debiti fuori bilancio, i quali non costituiscono disavanzo nuovo ma in larga parte disavanzo pregresso”.

Non è finita, dolenti note anche sul fronte dei fitti degli immobili: il risultato del 2016 peggiora di 35 milioni, per via di “fitti non riscossi” e “crediti con Romeo Gestioni”, la società che fa capo all’immobiliarista del caso Consip, Alfredo Romeo.

Altro bubbone quello dell’acqua, attraverso la partecipata del Comune, ABC.

Scrive Repubblica Napoli: “Ciò che il magistrato relatore Francesco Sucameli è andato a dimostrare è anche ‘l’artificio’ con cui si è nascosto lo sforamento del patto di stabilità nel 2014: ossia l’assorbimento degli utili della partecipata Abc, l’acquedotto. Così come solo ‘formale è stato il raggiungimento del saldo di finanza pubblica nel 2016’, visto il ritardato riconoscimento del debito Cr8, il post terremoto. Due elusioni che ora espongono gli amministratori a ‘responsabilità erariale’”.

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