ANTONIO DI PIETRO E I 5 STELLE / SE LO CONOSCI LO EVITI

Sgomita, scalpita, si sbraccia. Sta facendo di tutto e di più, Antonio Di Pietro, per tornare in politica. La sua massiccia sagoma s’è messa in prima fila ad Ivrea, in occasione della convention 5 Stelle per ricordare Gianroberto Casaleggio, s’è fatto fotografare fianco a fianco con Beppe Grillo, ha distribuito sorrisi a destra e a manca, l’ex Moralizzatore di Mani pulite, il pm allora senza macchia e senza paura.

Ora si gode la pensione di magistrato e di parlamentare, non proprio robetta, e da mesi occupa la poltrona di presidente della Pedemontana Lombarda, il carrozzone che gestisce la crema delle autostrade regionali, voluto con tutte le sue forze dal leghista Roberto Maroni.

Giuseppe Vattinno. In apertura Antonio Di Pietro e sullo sfondo Beppe Grillo

Giuseppe Vattinno. In apertura Antonio Di Pietro e sullo sfondo Beppe Grillo

Ma a quanto pare don Tonino punta a ben altro. E, secondo alcuni, addirittura ad uno scranno ministeriale, nel caso – più che probabile – di vittoria pentastellata alle prossime politiche.

Ma qual è la strategia di ‘O pm? Cerchiamo di dettagliarla, partendo da una fresca ricostruzione di uno che lo conosce bene, l’editorialista ed ex deputato di Italia dei Valori Giuseppe Vatinno, che su Affari Italiani ha scritto un lungo e documentato pezzo. Eccone qualche passaggio.

“Italia dei Valori è stato un laboratorio politico che ha incubato i 5 Stelle e l’amicizia tra Di Pietro e Grillo, come noto, è molto salda, tanto da poter far pensare ad un ruolo governativo dell’ex magistrato di Mani pulite, magari come ministro della Giustizia o degli Interni, ruolo che del resto gli offrì inutilmente anche Silvio Berlusconi. IdV subì l’attenzione interessata di vari soggetti e alcuni internazionali. Ci furono interessi da parte di Usa e Russia e chi scrive ne è stato testimone facendo parte della dirigenza del partito. Personalmente ricordo l’interesse di Regno Unito e Israele (con gli Usa appena dietro) per le tematiche ambientali ed energetiche di cui allora mi occupavo. Non mancavano naturalmente personaggi più o meno vicini all’area dei ‘servizi’ che ufficialmente si occupavano di ambiente ed energia”.

 

SERVIZI & MISTERI DI MONTENERO

Continua Vatinno: “Ciò avvenne in due fasi: la prima con il ‘movimento IdV’ non ancora cristallizzatosi in partito vero e proprio e poi quando IdV cresceva impetuosamente nel 2008-2012. E questo sta avvenendo ora con il M5S, con la differenza che IdV al massimo del suo fulgore raggiunse il 10 per cento dei consensi, mentre Grillo supera il 30 per cento e di fatto ha portato a termine il progetto iniziato da Antonio Di Pietro”.

Sergio De Gregorio e Antonio Di Pietro in un manifesto elettorale

Sergio De Gregorio e Antonio Di Pietro in un manifesto elettorale

Infine la previsione: “Come evolverà la storia? Quello che possiamo dire è che seguirà più o meno la linea di IdV e che quindi se Grillo vorrà prendere davvero il potere in Italia dovrà stare molto attento a non ripeterne gli errori e cioè l’entrata massiccia di personale politico squalificato e poco competente. Impari bene da quello che è accaduto a Idv se vorrà tentare l’impresa”.

Vatinno parla di uomini dei ‘servizi’ che gravitavano nell’area Idv. Si riferisce all’ex senatore prima forzista, poi dipietrista Sergio De Gregorio, ottimo amico dell’ex capo dei Servizi Nicolò Pollari? Oppure a Mario Scaramella, il faccendiere e pataccaro vicino a svariati servizi (Cia compresa), ottimo amico dello stesso De Gregorio e implicato nella vicenda Litvinenko? Boh.

Incredibile ma vero, proprio in occasione dei 25 anni dall’arresto di Mario Chiesa, Di Pietro se ne è uscito con una delle sue: “Mani pulite fu fermata da spezzoni dei servizi segreti chiamati a delegittimare l’inchiesta e i suoi protagonisti. Attenzione, non sono io a dirlo – le sue parole all’agenzia AGI – a suggerirlo sono due relazioni adottate a suo tempo, nel 1995 e nel 1996, da quello che è oggi il Copasir, il comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza. Poi la legislatura si interruppe e il lavoro del Copasir si fermò”.

Fa a pugni, questa dichiarazione, con la famosa foto, pubblicata dal sempre moderato Corriere della Sera, in cui Di Pietro veniva immortalato in compagnia non solo di alcuni carabinieri ma anche di uomini dei servizi e della Cia, nonché dell’ex numero due del Sisde, Bruno Contrada, che solo dopo una settimana viene arrestato e per lui comincia la via crucis giudiziaria. All’epoca Tonino era ancora pm.

La foto che ritrae Antonio Di Pietro alla famosa cena del 15 dicembre 1992 accanto a Bruno Contrada

La foto che ritrae Antonio Di Pietro alla famosa cena del 15 dicembre 1992 accanto a Bruno Contrada

E fanno a pugni, le parole pronunciate a metà febbraio, con un’intervista rilasciata alla Stampa (e proprio all’attuale direttore, Maurizio Molinari) dall’allora console generale Usa a Milano Peter Semler, che ricorda bene i frequenti incontri avuti con il pm e altre toghe del pool. Gli iniziali abboccamenti con Di Pietro nell’autunno ’91, svariati mesi prima dello scoppio di Mani pulite. E in esclusiva anteprima Di Pietro fornirà a Semler la notizia dell’arresto di Mario Chiesa. Non basta, perchè è lo stesso Semler a raccontare di un paio di visite negli States dello stesso magistrato, organizzate con l’ambasciata americana a Roma. Come mai tanta confidenza e addirittura la palese violazione di un segreto istruttorio? Perchè quei viaggi oltreoceano?

 

UNA SCORTA DAVVERO PERICOLOSA

Di Pietro non ha mai fornito una spiegazione.

Nè ha mai fatto cenno ad una vicenda che invece sa di clamoroso. Ne ha scritto il Giornale nella primavera 2009: nei suoi primi anni di carriera Di Pietro era poliziotto e ha fatto parte della scorta di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Un fatto un po’ anomalo che un generale dei carabinieri avesse una scorta formata da poliziotti. Ma tant’è: quando arrivò in Sicilia la scorta di Dalla Chiesa era composta da poliziotti. A quanto pare – ricostruiva il Giornale – sarebbero stati propri i genitori di Emanuela Setti Carraro, la moglie trucidata, a riconoscerlo. La notizia è stata poi ripresa da Piero Laporta il 16 agosto successivo e il 17 da Dagospia.

Luigi de Magistris e Antonio Di Pietro

Luigi de Magistris e Antonio Di Pietro

Come mai Di Pietro non ha detto qualcosa, per confermare o smentire quella circostanza? E perchè mai nessun altro mezzo d’informazione ha ripreso la notizia certo non da poco? Affaticamento da afa ferragostana o che?

Carlo Vulpio

Carlo Vulpio

Dello stesso periodo un altro intervento di fuoco, autore stavolta Carlo Vulpio, per anni inviato del Corriere della Sera e ora del suo magazine, Sette. Così scrive in una lettera al Giornale del 5 maggio 2009. “Era il 5 maggio 2009 e io – candidato indipendente con l’IdV al Parlamento europeo – rilasciai al Giornale un’intervista in cui affermavo letteralmente che l’IdV era un partito pieno di banditi, che andavano cacciati a pedate. Nota bene: lo dicevo il 5 maggio, cioè ‘prima’ del voto (6 e 7 giugno), consapevole di farmi molti nemici. Il giorno della pubblicazione di quella intervista ecco, puntuale, la telefonata. Non di Di Pietro, ma di Grillo. Di Pietro mi chiamò, lamentandosi della ‘inopportunità’ delle mie parole, ma lo fece subito dopo il comico genovese”.

E ancora, sempre Vulpio: “Il 7 maggio 2009 a Ferrara mi capitò una cosa simile e ancor più singolare. Parlavo di libertà di stampa e con me c’erano Luigi de Magistris (l’attuale sindaco di Napoli, ndr) e Nanni (sì, l’altro Batman dell’Idv dell’Emilia Romagna). Mi permisi di criticare Michele Santoro e le finte battaglie dei ‘paladini’ dell’informazione. De Magistris insorse e si giustificò così: ‘E’ che poi Di Pietro, Grillo e Travaglio chiamano me e rompono le palle a me per le cose che dici tu!’. Incredibile, de Magistris mi stava dicendo che lo avevano messo a fare il mio cane da guardia. Due giorni dopo, a Pescara, incontrai Marco Travaglio e gliene chiesi conto. Mi mostrò sul suo cellulare un sms: era de Magistris che lo avvertiva: ‘Vulpio sta attaccando Santoro, ma io mi sono dissociato’”.

I rapporti tra Di Pietro e Gianroberto Casaleggio nascono quando il primo è in rampa di lancio, anche ministeriale, e il secondo sta lavorando alle sue piattaforme informatiche ad uso politico: e praticamente in contemporanea per Idv e 5 Stelle.

 

DI PIETRO ALLE INFRASTRUTTURE E QUELL’ARBITRATO…

Attenti alle date. L’ex pm è ministro nel governo Prodi, viene nominato titolare delle Infrastrutture. In quella veste pubblica dà incarico nel 2007 alla Casaleggio e Associati, che si è costituita qualche anno prima, ossia nel 2004, di “realizzare uno studio sulle attività inerenti la comunicazione istituzionale”. L’incarico, in particolare, viene affidato ai tre soci della sigla, che erano all’epoca Gianroberto Casaleggio, Mario Bucchich e Luca Eleuteri, i quali in sostanza diventano ‘consiglieri del ministro’, tant’è che il decreto di nomina viene controfirmato anche dal titolare del Tesoro, Tommaso Padoa-Schioppa.

Negli stessi mesi la Casaleggio è incaricata da Di Pietro si dare slancio al suo sito e soprattutto di farlo uscire da quella dimensione quasi artigianale che aveva avuto fino a quel momento, poche spese e scarsi risultati. Fino al 2005 – ripercorrendo le tappe – il sito era stato realizzato e gestito da un piccolo editore, Maurizio Bardi, roba da 1500 euro al mese.

Gianroberto Casaleggio

Gianroberto Casaleggio

L’anno seguente il balzo in avanti. Così ricostruisce Affari Italiani in un servizio di dicembre 2012: “Il bilancio di Italia dei Valori del 2006 riporta la spesa Internet aggregata ad altre voci per un ammontare totale di 1 milione 305 mila euro. Nel 2007 la voce siti Internet è unica e ammonta a 469.173 euro. Lievita ancora nel 2008 ed arriva a 539.138 euro. I costi vengono coperti come è ovvio che sia dal danaro incassato dall’Italia dei Valori col finanziamento pubblico. Per un sito che per quel periodo è la precisa copia di quello di Beppe Grillo che la società di Casaleggio gestiva”.

Continua Affari Italiani: “l’onorevole Di Pietro, in merito ai suoi rapporti con Gianroberto Casaleggio, dichiara al conduttore di Domenica in Massimo Giletti nella puntata dell’11 novembre: ‘Ma quali affari con Casaleggio!? Quando ho cominciato io a fare politica per schiacciare i bottoncini di Twitter e Facebook sono andato a scuola da lui. E lui è quello che per primo mi ha costruito la macchina informatica ed è stato pagato per questo, ha fatto un servizio… Casaleggio è un imprenditore che… se lei ci va e gli dice ‘mi costruisci un sistema di informazione attraverso la rete?, lo fa pure a lei, basta che paga!”.

Minimizza di parecchio le sue doti di esperto informatico, Di Pietro, ben noto anche tra i suoi ex colleghi per l’indiscutibile talento. Soprattutto a Renzo Lombardi, altra toga che di computer se ne intendeva, chiamato da Tonino al ministero delle Infrastrutture e poi ben presto liquidato. Così come Mario Cicala, altra top toga all’epoca, già segretario dell’Anm, chiamato dall’ex pm della procura di Milano per rendere trasparente il sistema degli appalti allo stesso dicastero di Porta Pia. Dura pochi mesi anche Cicala, una sorta di Raffaele Cantone ante litteram: pochi mesi perchè con la sua autorevole presenza dà fastidio – così come Lombardi, che descrive fatti & misfatti informatici in un libro dossier, Contro la giustizia – al manovratore.

Ignazio Messina con Angelino Alfano

Ignazio Messina con Angelino Alfano

Che in quello stesso periodo ne combina delle belle: tra le altre il mega arbitrato Longarini, una autentica follia per le casse dello Stato, che saranno prima o poi costrette a risarcire la bellezza di 1 miliardo e 900 mila euro al mattonaro marchigiano, proprio a causa della incredibile decisione di uno che agli arbitrati si era sempre opposto e poi si opporrà. Ma quella volta no. Longarini vince, lo Stato perde, rischiando ora la bancarotta (sono in pericolo cantieri e posti di lavoro). Ma chi c’era tra gli arbitri delle meraviglie per conto delle Infrastrutture? Nel tris d’assi Ignazio Messina, avvocato, prima portaborse di Di Pietro e poi segretario nazionale Idv, dopo il crac: nel frattempo, arbitro milionario nonostante la clamorosa sconfitta!

Due giorni fa – 20 aprile – la foto di Messina campeggia a mezza pagina sul Corsera, con tanto di sorriso smagliante e cartello tra le mani inneggiante ai 2 milioni 45.680 firme raccolte per il referendum sulla legittima difesa. E’ in compagnia, il segretario Idv, di un ridente Angelino Alfano, segretario prima di Ncd e ora di Alternativa Popolare, del sottosegretario alfaniano Enrico Costa, e di tale Nico D’Ascola.

 

PARLA LA BASE CINQUESTELLE

Abbiamo raccolto alcuni pareri tra la base 5 Stelle. Eccoli in rapida carrellata.

“Non è possibile avere a che fa con uno come Di Pietro, si vede cosa sta combinando con la Pedemontana, dove l’hanno voluto i leghisti. Adesso gli finisce l’incarico che per fortuna non è costato a noi cittadini perchè in Regione si sono opposti, altrimenti erano altre palate di euro. E lui dice che ha regalato il suo lavoro, lo ha fatto come un servizio civile. Ma ci faccia il piacere…”.

“Lo ha scelto la Lega ma poi quando voleva candidarsi a sindaco per Milano ha cercato l’appoggio di Grillo. Che prima gli ha detto sì poi per fortuna ha cambiato parere. Così come era successo dopo la famosa puntata di Report che ha decretato la fine dell’Italia dei Valori: sul momento gli ha dichiarato solidarietà, poi ha detto che Italia dei Valori, o meglio quel rimasuglio, non sarebbe mai entrato nei 5 Stelle. Noi siamo altra cosa da quelli e soprattutto da uno come Di Pietro. E pensare che l’ex pm diceva che per sposarsi bisogna essere in due e che Grillo era come la Schiffer!”.

“Di Pietro ha cercato di fregarci anche a Roma, dove ha fatto sapere, me lo ricordo, stava in Brasile, che era inutile cercarlo come assessore, lui preferiva stare a guardare. Come la volpe e l’uva. Figurarsi se non gliene fregava, sarebbe venuto a Fiumicino anche a nuoto!”.

“Come 5 Stelle dobbiamo chiarirci le idee. O stiamo con i potenti o stiamo contro, e quindi dalla parte dei cittadini. Molte cose ad Ivrea non mi sono piaciute, a partire dalla presenza di certi soloni come quel professore del San Raffaele e il direttore dell’Ispi e referente italiano della Trilateral, Paolo Magri. Ma come è possibile che i nostri Di Maio e Di Battista ci mettono in guardia da Trilateral, Bilderberg e massonerie varie e poi ce li portano fin dentro casa? I conti non mi tornano se penso anche ad alcuni endorsement fatti dagli americani, come quelli degli ambasciatori Ronald Spolli e David Thorne”.

“Anche la storia del Vaticano non mi convince. Prima l’intervista dell’Avvenire poi i commenti di un vescovo. Ma vogliamo diventare la nuova Dc? Vero che siamo destinati ad andare al governo, ma andiamoci come siamo e ci siamo costruiti in questi anni, al fianco dei cittadini, per risolvere i loro problemi. E senza i Di Pietro e i De Gregorio al seguito”.

 

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2 pensieri riguardo “ANTONIO DI PIETRO E I 5 STELLE / SE LO CONOSCI LO EVITI”

  1. Italo ha detto:

    Sono molto dubbioso sulle possibili ingerenze,
    Il regolamento del movimento 5 stelle non permette l’iscrizione a chiunque sia già stato un politico presso altri partiti.

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