VIVISEZIONE / LE CAMPAGNE DI REPUBBLICA  FIRMATE  CATTANEO E LE REPLICHE MAI PUBBLICATE DELLA LAV 

Prosegue senza tregua la martellante campagna di stampa pro vivisezione. Portabandiera la senatrice a vita, laureata in Farmacia, Elena Cattaneo, che ha firmato una sequela di articoli pubblicati da Repubblica per dimostrare che “senza la sperimentazione animale la medicina torna ad uno stadio tribale”, “non esiste più”, “muore”, è il drammatico crescendo. Ora però esulta, la farmacista a vita, perchè la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, di fronte agli “ammonimenti” rivolti dall’Unione europea al nostro Paese considerato troppo “garantista” sul fronte delle prassi vivisezioniste, ha subito risposto “scodinzolando”: obbedisco, l’Italia si adeguerà subito alle direttive Ue. In particolare perchè si incentivi la sperimentazione delle “sostanze d’abuso” (droghe, alcol e tabacco) sulle cavie: come se cani, gatti e uccelli fossero abituali consumatori di wisjie e coca; sia liberalizzata la vivisezione multipla sulla stessa cavia (evidentemente fino alla sua morte); e favorita la pratica degli xenotrapianti (ossia trapianti di organi tra cavie), caso mai per riproporre il cuore d’un maialino a chi è in lista d’attesa.

Una vera “campagna”, quella di Repubblica, che viaggia in parallelo a quella pro vaccini e pro OGM, quest’ultima capitanata dall’onnipresente Cattaneo, che un anno fa propose un disegno di legge trasversale per favorire la ricerca Ogm “in campo aperto” e oggi torna alla carica. Esattamente tre anni fa la firma “scientifica” del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, ossia Elena Dusi, pubblicò un articolo dove veniva completamente stravolta – con un doppio ribaltamento carpiato – quanto proprio in tema di sperimentazione animale aveva dichiarato Michela Kuan, responsabile per la LAV del settore Vivisezione. “Vogliamo eliminare la sperimentazione animale”, disse Kuan. Galeotto fu un “NON”, messo “scientificamente” all’inizio, per cui la frase suonava così: “Non vogliamo eliminare la sperimentazione animale”.

La Lega Antivisezione ha inviato smentite e richieste di rettifica a Repubblica. Niente. E nulla è stato pubblicato, in questi mesi, di quanto inviato dalla stessa LAV (come del resto da tante sigle del panorama animalista) per smentire le baggianate “scientifiche” di Cattaneo & C. (in prima fila tra i ‘soloni’ il fondatore dell’Istituto Negri di Milano Silvio Garattini) e poter controbattere con i “fatti”, documenti e ricerche alla mano.

Abbiamo ricevuto dalla LAV le ultime comunicazioni inviate, senza successo, affinchè l’opinione pubblica possa essere informata. Eccone di seguito il contenuto.

 

PRIMA REPLICA – 9 FEBBRAIO 2016 

LA REPUBBLICA DEL 9 FEBBRAIO 2016 – “SENZA I TEST SUGLI ANIMALI LA MEDICINA FALLISCE”. LA REPLICA DELLA LAV 

SPERIMENTAZIONE ANIMALE, LAV: TEST SENZA ANIMALI SONO AVANGUARDIA SCIENTIFICA. LA LAV REPLICA ALLA SENATRICE A VITA CATTANEO: LA VIVISEZIONE ESITE, E’ IMMORALE E ANTISCIENTIFICA. FUORVIANTE E SUBDOLA LA SUA DESCRIZIONE BUCOLICA E SENTIMENTALE DEL RAPPORTO RICERCATORI-ANIMALI “DA LABORATORIO”

La LAV replica con fermezza e con argomentazioni, all’ampio articolo della prof. Cattaneo, Senatrice a vita, che ancora una volta trova ampio spazio sulle pagine di Repubblica di oggi (pagg. 36-37), senza che finora alle opinioni contrarie sia stato concesso analogo e legittimo diritto di critica: “la descrizione bucolica e sentimentale della sperimentazione animale è fuorviante se non ingannevole per i lettori, così come la negazione della vivisezione e la negazione di una ricerca d’avanguardia che non fa uso di animali. Non si può negare l’evidenza!”, commenta la biologa Michela Kuan, responsabile LAV Vivisezione.

Utilizzare animali a scopo sperimentale è antiscientifico, immorale e fuorviante perché nessuna specie vivente può essere modello sperimentale per altre specie a causa delle enormi differenze genetiche, anatomiche, biologiche, metaboliche, psichiche, etologiche che le contraddistinguono: ciò che risulta innocuo negli animali può essere tossico per l’uomo. Gli animali “da laboratorio”, spesso frutto di manipolazioni genetiche, differiscono perfino dai loro simili in libertà. Anche le malattie indotte sugli animali a fini sperimentali (es. cancro) sono diverse dalle patologie che si manifestano naturalmente. I test su animali ostacolano l’impiego di sostanze e di tecniche realmente valide alla sperimentazione. Come descrive chiaramente il Dr. R. Klausner, direttore del National Cancer Institute:“La storia della ricerca sul cancro è stata una storia di cura del cancro nel topo […] Abbiamo curato topi dal cancro per decenni, e semplicemente non ha funzionato negli esseri umani”.

Schermata 2016-05-14 alle 20.07.36Per le ragioni sopra riassunte, la sperimentazione animale ha comportato errori e ritardi nella scienza: ne sono una testimonianza le 225.000 morti all’anno negli Stati Uniti per cause avverse ai farmaci, o il dato allarmante che il 95% dei farmaci non supera le prove cliniche (ovvero i test sull’uomo, dopo i test su animali). Tutto questo con spreco di denaro e menti che lavorano per produrre dati inutilizzabili.

In merito all’idea di etichettare un farmaco per lasciare il malato scegliere, sarebbe corretto affiancare alla dicitura “sperimentato su animali”, per coerenza e verità: “testato su umani, tra i quali bambini, volontari sani, persone del Sud del Mondo, involontari nelle corsie ospedaliere”, e così via, perché tutto ciò che viene testato su animali viene ritestato sull’uomo proprio perché la prima fase di sperimentazione (quella su animali) non è predittiva, infatti su 100 sostanze sicure negli animali, 92 non passano le prove cliniche e 4 vengono ritirate per gravi reazioni avverse e di 3000 trattamenti medici solo l’11% si è dimostrata efficace e il 98% è una copia di quelli vecchi.

Pubblicizzare la sperimentazione clinica e pre-clinica come qualcosa di morale ed etico è un ossimoro, i cittadini sono ben consapevoli  che  la produzione di farmaci è un business che segue le regole del mercato (e purtroppo non mancano notizie di farmaci ritirati dal mercato per effetti avversi, perfino decessi, o scandali): sarebbe corretto portare chi difende questo “sistema” in Paesi come l’India e l’Africa a vedere dei ragazzi, poco più che bambini e sani, offrirsi per un dollaro per testare molecole non sicure provenienti dai test su animali, e vederli stare male o morire nell’indifferenza generale. Oppure mettere una telecamera nei laboratori e far vedere a tutti cosa accade realmente, invece sponsorizzare un’immagine ridicola, fiabesca e irreale delle celle e degli esperimenti che devono subire gli animali. Scorrendo alcuni dei protocolli sperimentali elencati dal Ministero della Salute, si può leggere cosa accade agli animali usati nei laboratori: “frattura chiodi centri midollari”, “ulcere”, “lesioni cerebrali”, “stimolazione profonda con elettrodi”, “danni cerebrali acuti”, “danni renali cronici”, “rigenerazione lesione spinale e nervo ottico”, “reattività encefalo suino a contatto con colla chirurgica”. A queste agghiaccianti definizioni va sommata l’ascesa, lenta ma costante, delle sperimentazioni per le quali i laboratori autorizzati chiedono il non ricorso all’anestesia (senza anestesia la sperimentazione è evidentemente più dolorosa): la dott.ssa Cattaneo crede davvero che gli italiani siano così ingenui da immaginarsi la scimmia felice affezionata allo sperimentatore? O forse sarebbe più veritiero far vedere degli animali depressi, privati di ogni diritto, esposti a luce e buio forzato, soli, spaventati, intossicati, agonizzanti che invocano aiuto all’unica mano che conoscono, quella che indossa un guanto bianco. Gli animali usati a fini sperimentali nascono e muoiono a quello scopo: non vedono la luce del sole, vivono nello stabulario, non conoscono libertà e stimoli naturali

Dal punto di vista scientifico negare che il modello animale sia fallace per l’uomo è come nascondere la testa sotto la sabbia per evitare ciò che, ormai, è evidente. Sono centinaia le testimonianze di ricercatori e scienziati che hanno sottolineato l’alto indice di fallimento di questa obsoleta pratica. La legge parla chiaro e i dati anche: i metodi sperimentali senza animali sono totalmente prioritari perché efficaci, affidabili, rapidi e attendibili. Allora, forse, le motivazioni che reggono questo impero sono altre, cristalline le parole di Azra Raza – dirigente del Mds Center della Columbia University di New York, docente universitaria di medicina e vincitrice nel 2012 del premio Hope Award for Cancer Research “Una verità innegabile che viene ignorata o che viene messa la sordina nella ricerca sul cancro è che i modelli di topo non riproducono la malattia umana e sono essenzialmente inutili per lo sviluppo dei farmaci. Troppi laboratori di peso e illustri ricercatori hanno consacrato la propria esistenza a studiare le patologie maligne nei modelli di topo, e sono le stesse persone che poi devono decidere dove vanno allocati i fondi del National Institutes of Health/Nih.”

Schermata 2016-05-14 alle 20.08.07Analizzando anche il contesto economico, negli U.S.A. due istituti del National Institutes of Health (NHI) hanno stretto una collaborazione con l’EPA (Environmental Protection Agency) per utilizzare i robot di screening automatici ad alta velocità del NIH Chemical Genomics Center (NCGC), in grado di testare la tossicità di 10.000 composti chimici in pochi anni, mentre la sperimentazione per un solo pesticida costa 10 milioni di dollari condotta in-vivo e oltre 5 anni di tempo! Senza andare oltreoceano, basta guardare come il Governo tedesco abbia stanziato 50 milioni di euro per sviluppare un modello artificiale di fegato per cercare di guarire i malati e sanare le spese sanitarie.

Infine, bisognerebbe ricordare alla Senatrice Cattaneo che l’80,7% degli italiani è contrario alla sperimentazione animale (fonte Eurispes), quindi invece di utilizzare tempo e spazio per pubblicizzare un modello della fine dell’800 che ci ridicolizza davanti a tutta l’Europa, sarebbe più costruttivo se si impegnasse a far sviluppare tecniche innovative e creare posti di lavoro facendo uscire il nostro Paese da questa tragica stasi che porta le menti più promettenti a dover migrare, perché qui si continua a lavorare e difendere un metodo di ricerca diffusosi quando si comunicava ancora con la radio di Marconi.

TEST SENZA USO DI ANIMALI (METODI SOSTITUTIVI)

Esistono centinaia di metodi alternativi alla sperimentazione animale:

  • i modelli informatici
    • analisi cliniche su materiale biologico (scarti da interventi chirurgici; sangue, urine, feci, saliva, etc)

• le analisi chimiche le indagini statistiche (come l’epidemiologia e la metanalisi)
• gli organi bioartificiali e i microchip al DNA
• le analisi chimiche
• i microcircuiti con cellule umane

  • analisi genetiche su materiale biologico
  • imaging (TAC, PET, RM etc)
  • microdosing

 

Numerosi test che prima prevedevano l’uso di animali, oggi sono svolti in vitro. Per essere impiegati come metodi ufficiali i nuovi test devono superare un iter di validazione che dura anche fino a 10 anni e prevede di verificare l’efficacia del test in diversi laboratori per assicurarne l’attendibilità scientifica. I test su animali non sono mai stati validati scientificamente.
Oggi non si utilizzano più animali in:

  • crash test di automobili
    • test di gravidanza
    • test per verificare la contaminazione batterica di farmaci
    • molti casi di verifiche igienico–sanitarie su alimenti
    • molte esercitazioni per scopo didattico
    • diversi test di tossicità su sostanze chimiche, come l’assorbimento cutaneo, la mutagenesi e la genotossicità, la fototossicità, l’embriotossicità.

Il 70% della ricerca biomedica, ovvero della biologia della medicina, non fa uso di animali. (fonte: ISS).

LA LAV SOSTIENE PROGETTI DI RICERCA SENZA USO DI ANIMALI

La LAV contribuisce a sostenere progetti di ricerca importanti che prevedono lo sviluppo di test senza animali, e di recente ha devoluto:

  • 000 euro all’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, per la creazione di due borse di studio dedicate ad avviare la linea di ricerca cellulare HUVEC (Human Umbilical Vein Endothelial Cells – Cellule Endoteliali della vena ombelicale umana), utile per lo studio della formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi – che alimenta il cancro) e delle funzioni delle cellule endoteliali.

000 euro al Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa, per la creazione di una borsa di studio dedicata ad avviare un progetto per lo sviluppo di tecnologie innovative senza ricorso ad animali, finalizzate a valutare il rischio legato alle sostanze inalate.

 

 

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SECONDA REPLICA – 16 FEBBRAIO 2016 

VIVISEZIONE, NUOVA STRISCIATA DELLA SENATRICE A VITA ELENA CATTANEO A MEZZO STAMPA: SE LA PRENDE CON GLI SCIENZIATI ANTIVIVISEZIONE. LAV: CON I SUOI MONOLOGHI LEI È PER IL PARTITO UNICO. SU ACCUSA DI USO “A SPROPOSITO” DEL TEMINE VIVISEZIONE E “FOTO E VIDEO SPESSO FALSI O VECCHI DI DECENNI”, LA SFIDIAMO IN UN CONFRONTO PUBBLICO!

L’accusa rivolta agli animalisti di fare propaganda antivivisezionista, rivolta dalla Sen. a vita Elena Cattaneo a mezzo stampa, è paradossale considerando il suo nuovo ampio “monologo” pubblicato oggi da La Repubblica (pag. 26): “forse la  Senatrice è per il partito unico?”, si chiede la LAV (www.lav.it).

In merito alle argomentazioni trattate dalla Senatrice, vengono esposti i soliti falsi miti, tra cui il più comune: la vivisezione non esiste più. Bisognerebbe, quindi, suggerire alla Sen. Cattaneo di leggere più attentamente la Legge che vige in materia di sperimentazione che autorizza procedure invasive e dolorose tra cui l’innesto di cannule, impianti, abrasioni, fratture ossee effettuate anche senza anestesia (640 in soli 3 anni con un numero indefinito di animali – fonte Ministero della Salute, relative al triennio 2010-2012) che portano a morte con convulsioni, tremori, paralisi e incredibili sofferenze. Nel caso non bastasse il Decreto Legislativo, potrebbe andare a leggere le autorizzazioni rilasciate dal Ministero della Salute e, per doverosa trasparenza, rendere pubblico l’elenco dei luoghi in cui si fa sperimentazione animale e il tipo di procedure: oppure la Senatrice mette in discussione addirittura l’Ente regolatorio nazionale?

Anche un sopralluogo all’ECVAM, il Centro di validazione delle alternative, potrebbe essere d’aiuto nel conoscere le tecniche più all’avanguardia dove ricercatori di tutto il mondo, con altissime professionalità, collaborano per dare modelli attendibili, utili per l’uomo, per il Pianeta e le malattie di cui purtroppo siamo afflitti.

Se chi usa animali volesse davvero essere trasparente verso il cittadino, aprirebbe le porte dei laboratori a giornalisti e telecamere, ma ovviamente questo non avviene. Addirittura per decenni è stato secretato il semplice nome dei laboratori autorizzati a compiere esperimenti su animali, fino al 1997 quando la LAV ha ottenuto l’accesso a queste informazioni detenute dal Ministero della Salute, grazie ad una positiva sentenza del TAR del Lazio.

In tema di trasparenza e diritto di critica, è significativo che negli ultimi giorni la posizione vivisezionista della Sen. Cattaneo sia stata smentita da vari scienziati, tra cui biologi e ricercatori afferenti ad Università e Dirigenti di Ricerca presso l’Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare del CNR, professionisti allibiti dalle descrizioni bucoliche, fuorvianti e scorrette utilizzate per indurre errate emotività nel lettore che, come spesso avviene, conosce solo la posizione di chi usa animali, quindi è coinvolto in prima persona.

L’elenco dei ricercatori che si oppongono al modello animale, non per ragioni etiche, ma per concrete considerazioni scientifiche sulla non attendibilità e arretratezza di tale modello è sempre più ampio, così come, parallelamente, crescono oltre confine gli interessi verso i metodi in vitro, con un business stimato di 70 miliardi nei prossimi anni.

Schermata 2016-05-14 alle 20.07.06Che il modello animale non sia utile per l’uomo non è certo una novità, e sono addirittura le stesse agenzie regolatorie e le industrie che dichiarano la pericolosità della sperimentazione animale, come nel caso della recente campagna dell’AIFA, dove consigliavano molta prudenza nel somministrare farmaci ai bambini perché non sono adulti in miniatura, quindi figuriamoci se può esserlo un topo! E’ noto che gli effetti dei farmaci possono variare tra adulti e bambini, e perfino tra maschi e femmine. Anche nel campo della veterinaria lo stesso Ministero evidenzia le differenze tra specie. A proposito dell’elevato costo dei farmaci uso veterinario, infatti, afferma: “Sul prezzo del medicinale veterinario, regolato dal mercato, incidono aspetti produttivi, commerciali e distributivi che rivestono un ruolo rilevante nella sua definizione. Occorre infatti che ogni principio attivo sia studiato sulla specie animale a cui è destinato, con indicazioni e posologie accuratamente sperimentate per ognuna di esse, tenuto conto dei diversi metabolismi e di conseguenza, della differente farmacodinamica e farmacocinetica.”  

Solo per citare alcuni dati concreti, secondo gli studi condotti su animali l’alcol è un buon alimento mentre il sale è genotossico e dei 31 ingredienti che compongono il caffè, 23 sono risultati cancerogeni. Su 3000 trattamenti medici utilizzati oggi, solo l’11% è di dimostrata efficacia e l’80% dei “nuovi farmaci” non sono che copie più care di quelli vecchi. Su 1000 sostanze potenzialmente efficaci sugli animali per curare l’infarto sono una è risultata efficace nell’uomo!

“Saremmo ben felici di vedere la Senatrice impegnata nella promozione dei metodi alternativi, visto che ribadisce più volte il suo supporto e dovere morale nel ridurre il più possibile il ricorso a cavie – dichiara la biologa Michela Kuan, responsabile LAV Vivisezione – ci aspettiamo, quindi, faccia di tutto per implementare tali metodi, come oltretutto sancisce la legge, attraverso la promozione di corsi di formazione, rigidi sistemi di controllo ed elenco delle persone con competenze bio-statistiche, perché, per quel che risulta a noi, queste figure professionali non esistono nel nostro Paese. Potrebbe cominciare ospitando in Senato la Mostra della Piattaforma italiana sulle alternative (IPAM) che fa capo a quella europea – European Consensus-Platform for Alternatives (ECOPA), che ha già debuttato Roma ma purtroppo non è stata visitata da nessuno afferente al suo team.”

Come ha recentemente citato Thomas Hartung, Professore Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, proprio in un convegno sui metodi alternativi ospitato alla Sapienza di Roma (gennaio 2016): “La difficoltà non sta nel creare delle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie”.

convegno Napoli Treblinka

 

 

 

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