MORI E ULTIMO ERANO A CAPO DELLA SICUREZZA CON ALEMANNO. QUALI I RISULTATI ?

Il recente articolo sul forzato addio al Noe di Sergio De Caprio, al secolo il capitano Ultimo (leggi) ha suscitato non pochi commenti “trasversali”. C’è chi apprezza notizie poco o per niente conosciute, evidentemente non la mancata perquisizione del covo di Riina e la mancata cattura di Provenzano – fatti e processi ben noti – quanto l’incredibile storia dell’archivio da 3000 nomi, tranquillamente portato via dal covo incustodito (e chissà ora – anche se non è difficile immaginarlo – a quali scopi servirà). C’è chi invece non apprezza e insulta. Come fa, con marcato aplomb britannico, Angelo Jannone – uomo del Ros, fedelissimo di Mario Mori, poi passato alla Security Telecom – che sul nostro blog scrive: “questo articolo è un cumulo di cazzate”.

Visto che ci troviamo, allora, ne spariamo un’altra, per certi versi ancor più attuale (e siamo in ansia per il commento british firmato Jannone). Risale al 2008, sindaco nella capitale Gianni Alemanno. Che ha fatto della Sicurezza il suo cavallo di battaglie elettorale e vuol mantener fede alla promessa. Una città dove i cittadini non abbiano paura, si sentano tranquilli e al riparo da ladri, assassini, delinquenti, mafiosi d’ogni risma. Ecco che viene varato in pompa magna il “Patto su Roma sicura”, siglato con il ministero degli Interni. E sapete chi viene nominato per attuarlo? Il generale, appena in pensione dal suo Ros, Mario Mori: una consulenza da 108 mila euro lordi l’anno. E sapete chi sceglie come suo braccio destro Mori? Il capitano Ultimo, naturalmente, richiamandolo dal Noe, dove lavorava.

In quei due anni il legame si consolida, e il dinamico Alemanno pensa bene di fondare una rivista dedicata alle politiche della sicurezza, Theorema. E chi chiamerà a dirigere il comitato scientifico? Il sempre presente Mori, che obbedisce e porta in dote l’altro suo fedelissimo, il colonnello Giuseppe De Donno. Tra i collaboratori eccellenti di Theorema spiccano le firme dell’ex brigatista Mario Morucci – l’autore dell’ultima telefonata che annunciava l’esecuzione di Aldo Moro – e Loris Facchinetti, una delle colonne di Ordine Nuovo. Un bel mix, al servizio dei Servizi & della Politica!

L’incarico viene rinnovato due anni dopo, il giorno prima della scadenza: bastano dieci minuti di colloquio tra il primo cittadino e il generale per rinnovare fino alla scadenza del mandato sindacale. “Perdendo Mori – scrive il Corsera – Alemanno avrebbe dovuto rimettere mano a tutto il comparto Sicurezza, tema sul quale si è giocato (e si gioca) gran parte del suo mandato di sindaco. Restano i suoi uomini: Mario Redditi, direttore dell’ufficio extradipartimentale per la sicurezza, e Giuseppe Italia”. Squadra completata – viene aggiunto – “da Ciardi, il capo dei vigili Angelo Giuliani, e il vice capo di gabinetto Alfredo Mantica”. Piccolo mistero: che fine ha fatto il nome di Sergio De Caprio per il secondo biennio? A quanto pare, stava già sorgendo qualche frizione, tanto che prima della fine dei due anni l’incarico di Mori passerà allo stesso Mantica (che fra l’altro faceva segnare la sua presenza anche nell’organigramma di Theorema).

L’amicizia, comunque, veniva da lontano. All’indomani della terribile notizia del rinvio a giudizio a carico di Mori e Ultimo per la mancata perquisizione del covo di Riina, i primi attestati di stima e solidarietà arrivano proprio dai camerati. Ecco cosa scrive Alemanno: “Mi associo a Mantovano e Gasparri nell’esprimere solidarietà al prefetto Mori per questo rinvio a giudizio che appare incomprensibile dopo la richiesta di proscioglimento avanzata dalla procura. Sono convinto che il prefetto Mori e il tenente colonnello Sergio De Caprio siano leali servitori dello Stato e che sarà riconosciuta la loro innocenza nella prosecuzione dell’iter processuale”.

Sorge spontanea una domanda: ma cosa hanno fatto, per la Sicurezza dell’Urbe, i super consulenti Mori e De Caprio? C’erano solo prostitute e rifugiati politici a tormentare i sonni dei romani? O non bolliva in pentola qualcosina di più grossicello? Quello che verrà poi scoperchiato con Mafia Capitale non riguardava lorsignori? Un’occhiatina ai rapporti intessuti dalle band crimininali e d’affari proprio all’interno del Campidoglio non era prevista? Uno sguardo ai business dei Casamonica fuori contratto? O forse esistono due modi per intendere la parola Sicurezza? Che non si rubino mele nei supermercati e non si colgano le rose nei giardini… Il resto è un optional.

 

P.S. Siamo già stati nel mirino di Angelo Iannone, a proposito di un servizio di dicembre 2006, firmato da Nicola Biondo, giornalista e autore di numerosi libri sulla mafia. Nell’articolo venivano dettagliati i ruoli di parecchi uomini del Ros passati alle Security di Telecom, come Jannone, omologo di Giuliano Tavaroli per il Brasile. Biondo in una ventina di righe dettagliava alcune tappe nella carriera di Jannone, come la collaborazione alla stesura del famoso rapporto ’91 Mafia-Appalti finito sulla scrivania di Falcone e Borsellino. Ma quelle frasi infastidirono molto Jannone, che sembrava non gradire gli accostamenti professionali a Mori e De Donno. Mori, a quel tempo, si occupava a pieno titolo degli spionaggi in casa Telecom, e delle fughe di notizie a proposito di alcuni documenti dei quali era a conoscenza l’ex agente Sisde Marco Bernardini. L’unico a uscire come una viola mammola, da tutto quel putiferio, è stato Marco Tronchetti Provera, fresco di assoluzione da tutte le accuse: lui poteva tranquillamente “non sapere” cosa gli uomini della sua Security facevano per lui o per la sua Pirelli…

 

Nella foto, Mario Mori.

4 pensieri riguardo “MORI E ULTIMO ERANO A CAPO DELLA SICUREZZA CON ALEMANNO. QUALI I RISULTATI ?”

  1. enrix ha detto:

    L’archivio “tranquillamente portato via dal covo incustodito”. Cinquegrani, dal momento che è in atti la testimonianza dibattimentale di Giovanni Brusca, che afferma quanto segue: 1) di aver sorvegliato e coordinato i lavori di pulizia della villa dopo l’arresto di Riina 2)che durante detti lavori, non è stato “portato via” alcun documento da parte loro (i mafiosi), semplicemente perchè di documenti di Riina in casa, non ce n’erano. Le attività hanno riguardato solo parti edili, mobili suppellettili e vistiario, e sono state tutte interne alla villa, dalla quale sarebbero stati portati via SOLTANTO l’argenteria e qualche dipinto. Nient’altro. Parola di Brusca. 3) Che secondo lui di documenti in casa al momento dell’arresto ce ne sarebbero potuti anche essere, ma che se così era questi erano stati distrutti dalla moglie, che aveva espresso mandato a farlo, immediatamente in caso di arresto, dal marito.E quindi distrutti immediatamente, appena arrestato il boss, quando il covo quindi non era incustodito ma era ancora sorvegliato dalla telecamera esterna, che è rimasta sino alle 16, telecamera che peraltro non riprendeva la villa, che dalla strada era impossibile a vedersi, ma solo il cancello del comprensorio, quindi da che sorvegliasse o non sorvegliasse anche nei giorni successivi, nulla cambia. Ma comunque dopo quell’ora, dice Brusca, quando la Bagarella la lasciò per andarsene a Corleone, in quella casa non poteva esserci più alcun documento. Brusca è certissimo, e per la parte concernente i lavori, la sua testimonianza è diretta e fattuale, e non fondata su ipotesi. Questa la testimonianza di Brusca. A questo punto i casi possono essere soltanto due: o non è vero quel che ha scritto lei, o mente Brusca. Ma se l’affidabilissimo Brusca, quello che a settembre del 96 raccontò del papello mettendo il pilastro di fondazione al castello della trattativa, mente, allora si apre uno scenario interessante, non trova? Sulla storia dei 3000 nomi, secondo me lei sbaglia, perchè non conosce Ultimo. E’ stata semplicemente una sua forma d’ironia. A me pare, leggendo il testo del passaggio, che lui abbia parlato di 3000 nomi come per dire “st’archivio enorme di cui si ciancia”. Son modi di dire. Quando noi diciamo “vado a mille” mica significa che andiamo esattamente a 1000 km orari. Ecco, quel 3000 là è come questo 1000 qui.

  2. francesco fiore ha detto:

    CINQUEGRANI ? Parente del generale Antonino ? Corso Aquila ?

  3. isabella ha detto:

    articolo interessantissimo. gli argomenti riportati in questo articolo sono cosa risaputa da qualche tempo soprattutto per chi ha frequentazioni presso il Comune di Roma.

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