Povera democrazia

I ‘fratelli d’Italia’ tentano di correre ai ripari, per disincagliare la nave finita nella secca delle farneticanti, squadriste urla di Donzelli in Parlamento e del degno compare Delmastro. Il primo, capo dei deputati della destra-destra, nonché vice presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza del Paese (grazia ricevuta dalla madrina Meloni) in aula ha sparato accuse di complicità dei deputati Pd in visita a Cospito con la mafia e il terrorismo. Delmastro, a sua volta per grazia ricevuta dalla ‘borgatara della Garbatella’ anziché difendersi dall’accusa di aver rivelato a Donzelli il contenuto di presunti dialoghi di Cospito con i mafiosi detenuti come lui con il 41bis, contrattacca e accusa il Pd di “inchino alla mafia”. Sul ‘caso’ di gravità senza precedenti, per giorni e giorni non una parola dell’‘inquilina muta di Palazzo Chigi’, che in trasferta a Berlino, pretende che “tutti abbassino i toni”. Si svela così la strategia elaborata dall’eccelso pool di cervelli che le dettano il ‘cosa dire’,(la sorella, la portavoce, il cognato Lollobrigida premiato con un ministero, il cofondatore di Fratelli d’Italia Crosetto, e il mussoliniano Foti) per deviare di 360 gradi gli assalti squadristi dei suoi delfini sul tema del 41bis e la pericolosità degli anarchici. Per condire l’iniziativa con effetti speciali la Meloni ottiene da Salvini un indecente endorsement per Donzelli e Delmastro, e dal ministro degli interni che siano protetti con tanto di scorta. Ne fa due martiri e si assicura la distrazione dalle accuse del nulla, di errori, omissioni, di promesse mancate del governo dopo più tre mesi dall’insediamento, dal pericolo di spaccare in due il Paese con il decreto sull’autonomia regionale proposta dal secessionista Calderoli. Il grande silenzio della Meloni, in regime di democrazia compiuta la vedrebbe coinvolta nella richiesta di dimissioni insieme ai  suoi pupilli Donzelli e Delmastro. Non succede nulla.

Nel bel mezzo della bufera, che investe Fratelli d’Italia, si colloca di diritto la ‘faccenda’ di mister Durigon, sottosegretario della Lega, premiato dalla Meloni. Ex vicesegretario del sindacato di destra Ugl, propose di intitolare a Mussolini il parco pubblico di Latina dedicato a Falcone e Borsellino. Per un convegno leghista di Latina coinvolse gli studenti di quattro scuole in divisa, ribattezzati ‘balilla di Durigon’.  A lui è toccata la fortuna di comprare una casa di lusso, nel quartiere romano vip della Camilluccia, proprietà dell’Ugl, per la ridicola somma di 469mila euro. In precedenza l’abitava con la compagna in fitto, canone pagato dall’Ugl anche dopo la nomina di Durigon a sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali.

Che il Pd si sbrighi a dirimere il ‘sospeso’ del congresso rifondante e di chi dovrà gestirlo. Ogni indugio agevola le scappatoie di un governo evanescente, ma operativo nel puntare con sempre maggiore evidenza a sostituire la democrazia con l’ancien régime del Ventennio.

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