Dietro la faccia pulita dello sport

Cercate e trovate un qualunque angolo del mondo esente da indecenti patologie sociali e se lo trovate trasformate l’esito dell’indagine in un libro: diventerà rapidamente un best seller, tradotto in tutte le lingue della Terra. Certo il luogo a più alta concentrazione di corruzione e malaffare è la partitocrazia, ma è in buona compagnia. Per esempio dello sport, deviato dal suo alveo di attività formativa per il corpo e la mente. Perché parlarne ora? Come tacere sullo scandalo delle violenze subite dalle atlete italiane della ginnastica ritmica, come ignorare lo stolking esercitato con cinismo, gli insulti, le umiliazioni, le coercizioni a non prendere un grammo di peso, le minacce. Come sottrarsi allo sdegno per casi estremi (il più grave racconta di due tentativi di suicidio di una delle giovanissime ‘farfalle’). Quanti hanno usato forme di violenza, non solo verbale, devono pagare, perché colpevoli di gravi reati, ma la condanna si estende anche alle famiglie di queste ragazze, a madri e padri accecati dalla libidine del successo delle figlie, per non averle sottratte alla ‘tortura’ del dimagrimento anoressico. Di pari gravità è il cinismo di allenatori, dirigenti di club sportivi, in molti casi di federazioni nazionali e locali che hanno consentito, o peggio spinto gli atleti ad assumere sostanze proibite per ottenere risultati illeciti, prestigio internazionale e finanziamenti.  E nel calcio i falsi in bilancio, la corruzione di arbitri, la tolleranza di razzismo e violenze negli stadi.

Doping di stato in Russia, uragano sull’atletica. L’agenzia mondiale antidoping presenta un report impressionante. Il Paese ex Urss colpevole di doping di Stato, di un’organizzazione per la manipolazione dei risultati. Chiesta la radiazione a vita di cinque atleti, dell’olimpionica degli 800 a Londra Marya Savinova , di Ekaterina Poistogova. Squalifica per due anni di tutti gli atleti russi, niente olimpiadi, niente europei. Obiettivo della Russia accreditare il regime come protagonista di eccellenze in tutti i campi.

È di ‘Stelle nello Sport’ un vero e proprio processo italiano al doping, ma lo scabroso tema merita un’indagine di più ampia dimensione geografica. Il primo caso (solfato di stricnina) è del 1904, ‘colpevole’ Thomas Hicksnella, maratoneta americano, oro alle olimpiadi di Saint Louis. Alle Olimpiadi di Roma del 1960 il ciclista danese Knud Enemark Jensen cade durante la 100 chilometri a squadre ed entra in coma. L’autopsia rivela che ha fatto uso di sostanze dopanti. A Città del Messico il Cio applica la prima squalifica per doping di un pentatleta svedese. La fantastica freccia mondiale dei cento metri piani, Ben Johnson, squalificato a Seul per uso di steroidi, poi radiato a vita. Per il mitico Maradona due squalifiche per doping nel ’91 (cocaina) e nel ’94 (efedrina). espulso dai Mondiali

Andreas Krieger, Germania Est, nato uomo diventa donna e come tale gareggia con la sua nazionale (era pesantemente dopata con steroidi). Marco Pantani, ciclista, vincitore del Giro d’Italia e del tour de France, trovato con un valore di ematocrito nel sangue superiore al consentito. Muore per un’overdose di cocaina. Lance Armstrong, ciclista, sette vittorie al Tour de France, sistematico utilizzo di dopanti. Marion Jones, star dell’atletica, vince cinque medaglie d’oro alle Olimpiadi australiane. Accusata di doping lo ammette. Restituite le medaglie. Barry Bonds, americano, baseball, record di 755 ‘home run’, assume steroidi. Condannato. Il medico della Liberty Seguros e il direttore sportivo (arrestato) accusati di autoemotrasfusioni. Coinvolti 58 ciclisti. Anche Ivan Basso e Mario Cipollini. Kim Jong Su, medaglia d’argento per la pistola da 50 metri, positivo ai betabloccanti. Squalificato. Alex Schwazer, 50 chilometri, squalifica di 8 anni (testosterone).  Maria Sharapova, russa, stella del tennis, assume il Meldonium (agli Australian Open). Squalifica di un anno e tre mesi.

Su tutto questo un vorticoso giro di miliardi.  

(foto da ‘La voce delle voci’)

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