Al bivio, si svolta a destra

L’opinione degli analisti internazionali prova a far luce sulle varianti dell’empatia politica di quasi tutto il globo terrestre per il percorso standard che ha imboccato la via maestra del centrismo moderato prima della robusta sterzata operata per inoltrarsi nell’autostrada dove si affollano i regimi di destra. Il fil noir avvolge la geopolitica da oriente a occidente e con specificità di natura storica non omologabili, ma di analogo effetto, colma di nero le rispettive aree della mappa terrestre. In azzurro resta davvero poco. Il caso dell’America del sud è iconico e conferma la tesi: la destra avanza e la sinistra arretra. Finita l’onda del boom economico, che aveva determinato consensi per il socialismo, in America Centrale e in Sudamerica le forze conservatrici sono ora maggioritarie. Oltre al Brasile di Bolsonaro, i paesi schierati a destra: Argentina, Cile, Colombia, Paraguay, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Panama, Perù.

L’arcipelago prossimo al regime totalitario di Putin conta sulla svolta antidemocratica di storiche propaggini dell’Urss, di Ungheria, Polonia…dell’Austria e della Turchia di Erdogan. Paradigmantica è l’involuzione che in cento anni ha oscurato, fino a cancellarlo, l’empito rivoluzionario anti zarista per consegnarsi alla tirannia della Russia governata da Putin, neo ‘zar’ del Cremlino.

L’Italia del post fascismo, dal suo via di Repubblica democratica, ha imboccato il sentiero appetibile della moderazione, con la tutela degli Stati Uniti, che in contrapposizione permanente al blocco sovietico hanno preteso e ottenuto di compensare l’ingente contributo alla rinascita dell’Italia devastata dalla guerra dimensionandola a partner subordinato, a fedele alleato e avamposto europeo di potere politico, economico, militare. A rimorchio del the end della stagione democristiana, conclusa con la batosta di ‘Mani pulite’, la sinistra erede della Resistenza e dell’antifascismo ha interpretato per un breve percorso la domanda di democrazia partecipata degli italiani, ha poi camminato in equilibrio precario sul filo dell’ideologia marxista, tradita dall’Unione Sovietica, e di una vocazione latente a conciliare la matrice laica di sinistra con la presenza catto-moderata del Paese. Quando le minoranze ortodosse eredi del Pci, esasperate, hanno esposto alle successive annacquature del partito di Togliatti la richiesta “Dite qualcosa di sinistra” la provocazione era evidentemente fuori tempo massimo e non ha impedito lo sfaldamento iniziato con il ‘compromesso storico’, completato da Occhetto e il via libera ad aggregazioni ‘impure’ di ex Dc, le proliferazioni di partitini centristi, la negligenza di aver consegnato alla Lega l’Italia secessionista, anti-meridionalista, poi al nascente grillismo l’esclusiva della  moralizzazione. Il dopo è altro del “Dite qualcosa di sinistra”.

Le irrequiete anime del Pd lo hanno reso vulnerabile, esposto alle bizze dei moderati, al punto di emigrazioni in Italia Viva, Azione, nel gruppo misto a trazione conservatrice, espressione dell’ibrido progresso-moderazione che l’ex democristiano Lette sembra testare per miscelarlo in un crogiuolo dove far coesistere l’anima di sinistra del Pd, i resti fumanti del berlusconismo e perché no, la Lega di Giorgetti e Zaia, il solista Toti e naturalmente Renzi, Conte, Calenda, eccetera, eccetera.

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