Vengo anch’io? Sì, tu sì

Ingoiare il rospo’ e l’inverso, ‘sputare il rospo’: detti popolari, così certificano i padri della lingua italiana, generati dallo snobismo degli umani ispirati dal razzismo di genere, che omologa i connotati di Venere con la bellezza e il suo contrario, la bruttezza, con l’aspetto dei rospi, appunto, o degli scorfani, considerati nel loro habitat esteticamente alla pari con tutti gli altri soggetti delle rispettive razze. Certo, è influente la grandezza: un conto è dover mandare giù un rospetto appena nato, altra cosa se il rospo è in età adulta e di grandi dimensioni. Per ingerire quello che ci ha ficcato in bocca il vendicativo sabotaggio di Renzi al governo giallorosso, è da soffocamento, impossibile da digerire una volta sceso nello stomaco.

Sgomberate in un secondo, perché inutilmente destabilizzanti, le perplessità per l’escamotage di coinvolgere un manager ‘di alto profilo’ nel tentativo di portare a termine bene e rapidamente le due emergenze pandemia-fondi Eu, l’attesa per l’esito dell’esplorazione comporta ansia o angoscia se sottoposto a nere predizioni. L’esse-o-esse’ generalizzato della politica per un dopo Conte 2 che acceleri i tempi di approccio ai miliardi del recovery plan, non è stato un buon viatico per il lavoro investigativo di Draghi. Anzi alimenta il timore democratico per una possibile soluzione che i media hanno definito ‘abbondanza’ con intenzione dispregiativa.  L’interesse generale dei partiti a rispondere ‘presente’ per gestire una fetta di euro del recovery fund, quando li avremo in cassa, ha prodotto la blasfemia politica di ‘sdoganare’ con poderosi colpi di spugna l’antidemocrazia di Salvini e dei suoi associati in razzismo, in sovranismo antieuropeo. Con una capriola degna di professionisti del contorsionismo, del gambero, che procede con la retromarcia innestata, il bugiardo seriale del Carroccio, un attimo dopo l’investitura di Draghi, ha indossato i panni del bravo italiano, guidato dal supremo interesse del Paese a rinnegare origini e percorsi del leghismo. I ‘nemici’ di sempre non aspettavano altro e hanno svuotato con un deciso ‘zac’ la sezione della memoria che custodiva fatti e misfatti di Salvini. Con cinico opportunismo, la partitocrazia ha finto di credere alla conversione del ‘carrocciaro’ e gli ha impartito l’assoluzione condizionata dalla recita di un paio di Pater noster e di dieci ave Maria.

Altro che rospo: questa balorda stagione, che il cittadino qualunque racconta con un approssimativo, ma efficace: “So’ tutti uguali”, ci riserva un ultimo scippo al significato politico della parola ‘sinistra’. La sensazione? Soffocamento, da rospo, di quelli belli grossi che la gola fatica a ingoiare. Congratulazioni mister Renzi, meglio di così neanche il tuo Machiavelli avrebbe fatto: a quando il matrimonio di Italia Viva, Berlusconismo, Valpadania e associati? L’assurdo è di casa nel crogiuolo dove si fondono soggetti storicamente agli antipodi e induce alla follia dell’antifascismo militante costretto a dar ragione alla neofascista Meloni. Si deve a lei la raggelante definizione di ‘ammucchiata’ per la caotica, indistinta ’abbondanza’ di sì a Draghi, che include il sofferto ‘volemose bene’ di Zingaretti, il suo pass a Salvini per l’ingresso dalla porta principale nel club dei salvatori della patria.

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