“Pronti, puntate… fuoco!”

Di che parlano e di conseguenza, di che parliamo? Di politica? Assolutamente no. Ci camminiamo a latere, appiattiti lungo le mura invalicabili di fatti e misfatti tramati nelle segrete stanze dei poteri forti, dove a capotavola siedono i boss dell’economia spregiudicata, delle lobby asserragliate nei bunker della tirannia finanziaria, che domina il mondo.

È plausibile pensare che un qualunque ‘Pierino la peste’ abbia ricevuto in dotazione divina il potenziale per tenere sotto scacco presente e futuro del Paese e sottrarlo alla democrazia, per quanto imperfetta, di un governo che contiene le velleità di neofascisti e soci nei confini della marginalità e, scontate le difficoltà del liberismo globalizzato, lo contrasta, anche se parzialmente?

Ma sì, gli eventi disastrosi della crisi innescata e gestita dal nucleo guastatori di ‘Italia Viva’ disvela la pericolosità sopita, latente, ma appunto ‘viva’, di forze occulte che tramano in coni d’ombra collaudati, mentre strategicamente, deviano l’attenzione sulla quota emersa di complotti mai totalmente sventati, perché ci si convinca che l’Italia ha la coscienza democratica a posto, dal momento che contrasta saluti romani e razzismo.

È surreale, viziato da superficiale incoscienza, immaginare che l’eruzione disfattista di Renzi sia solo una sua maligna, solitaria invenzione, magari esasperata da odio e invidia per il premier, ma priva di effetti collaterali e di articolate complicità. L’ex enfant prodige, elevato a dignità di numero uno da un Pd in piena defaillance di leadership, ha mascherato con abilità e furbizia la vocazione progressivamente palese a spendersi come jolly per favorire il ripristino della centralità politica postbellica, cinghia di trasmissione con l’avanzare del capitalismo più o meno moderato. Il primo ‘fire’ dell’ex dem, ordinato al plotone di esecuzione, ha sortito l’effetto di ghigliottinare la consistenza del Pd con la subdola strategia di un improponibile referendum e ha generato il sodalizio gialloverde, prima aggressione a quel che restava della sinistra. La seconda esecuzione, di evidente scaltrezza, ha delegittimato la compagine estremista della destra, così da fugare ogni sospetto su tempi e modi del prefigurare le condizioni per assoggettare il futuro prossimo del Paese al controllo dei poteri forti.

Ed ecco il terzo comando ‘fuoco’, i fucili puntati al petto di Conte, che prova a spalancare il portone d’ingresso del parlamento, a ospitare il prologo di un ultimo comando al plotone di esecuzione, il via libera al resumé della ‘prima repubblica’.

Fingiamo che non esistano ‘Libero’, ‘Il Giornale’, l’informazione televisiva di Mediaset, le derive destrofile di gran parte della comunicazione Rai, che danno voce all’assalto al forte dell’esecutivo Conte, per ovvia subordinazione ai rispettivi padroni: per capire la dimensione del ‘complotto’ è d’obbligo ignorare questi ‘nemici’ dichiarati e analizzare la sterzata di media fino all’altro ieri accreditati come fiancheggiatori del centrosinistra.

Serrata, incalzante, senza freni inibitori, la campagna di stampa condotta dai quotidiani in orbita confindustriale, assoggettati di recente da Agnelli all’impero editoriale Gedi, esemplificano con chiara evidenza la simbiosi preliminare con il ‘complotto’ di Renzi e di chi si nasconde dietro la facciata esplicita del suo tiro al bersaglio contro il governo Dem-5Stelle. Sarebbero decine e più gli argomenti a sostegno di questa indigesta analisi, ma basta citare la sentenza pronunciata da Giannini, reduce di ‘Repubblica, ‘felicemente’ approdato alla direzione della Stampa-Fiat. Questa mattina, in collegamento con la redazione di Sky ha lanciato là, come niente fosse, un “Sarei felicissimo se si formasse un governo Di Maio-Draghi”. Ovvero, Conte kaputt e…via con l’economista del super potere finanziario. Poi, a far fuori Di Maio ci vorrebbe poco, solo un nuovo “puntate, fuoco!” impartito al plotone di esecuzione della democrazia.

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