STRAGE DI VIAREGGIO / GIUSTIZIA CALPESTATA, MORTI RI-ARSI

“Era arrivato in tribunale con la valigetta, pronto per andare in carcere”.

Non si tratta di Silvio Pellico, ma dell’ex boss-sindacalista delle Ferrovie di casa nostra, Mauro Moretti, come viene descritto dai tiggì, pronto ad osservare la sentenza della Cassazione per la strage di Viareggio dove arsero le vite, 11 anni fa, di 32 innocenti.

Può sparare adesso i tric trac e ballare la samba, invece, l’ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana ed ex ad di Ferrovie dello Stato, il quale può tranquillamente tornare in Appello, dovendo fronteggiare un capo d’accusa da ridere.

Dalla condanna a 7 anni per omicidio colposo, decisa in primo e secondo grado, si passa ora alla pagliuzza del disastro, per di più colposo: una passeggiata.

Una manifestazione del comitato vittime. In apertura la notte della strage

Se la ridono anche tutti i protagonisti della sceneggiata che più tragica non si può. Gli altri vertici ferroviari, condannati a sei anni come Michele Mario Elia, ex ad di RFI e Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia. E una sfilza di dirigenti (sic) minori, tutti ormai candidi come i gigli.

Se la spassano perfino le società estere che erano tenute ai lavori di manutenzione: il fatto non sussiste.

Hanno ragione da vendere i disperati familiari delle vittime: quei 32 sciagurati si sono ammazzati da soli, erano dei folli kamikaze che con ogni probabilità avevano progettato un atto terroristico. E a questo punto, perché non condannare quei farabutti dei familiari a risarcire il danno? Anche quelli d’immagine causati alle povere Ferrovie e ai suoi Capi, ai quali è stata stropicciata la reputazione per troppi anni?

Vergogna.

Una giustizia ormai a brandelli, quella di casa nostra, con gli Ermellini di Cassazione che rappresentano solo la ciliegina sulla torta di un Sistema che ammazza la Giustizia in modo scientifico, insabbia la Verità, massacra due-3 volte gli innocenti che capitano a tiro della sua mannaia.

Stesso giorno altra, ennesima sentenza. Parliamo della strage di Bologna, una verità che affiora, a pezzi e a brandelli, dopo 40 anni suonati.

Gonfia di tutti i depistaggi che hanno caratterizzato questa come tutte le stragi, che solo ora definiamo di “Stato”.

Ma ci volevano 40 anni per arrivare a questo? Per scoprire cose ormai consegnate alla storia? Per decretare che i colpevoli non passeranno ormai niente, già morti per motivi anagrafici o quasi tutti non più in età da galera?

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