FINCANTIERI / SE NE FOTTE DELL’EMBARGO E ARMA L’ARABIA SAUDITA

Traffico d’armi tra Italia e Arabia Saudita, passando per gli Stati Uniti.

Alla faccia dell’embargo.

E’ l’escamotage all’italiana studiato da Fincantieri, il nostro colosso della cantieristica, con l’evidente avallo del Governo, per fottersene delle leggi nazionali e internazionali e fare affari. Ottimo e abbondante.

Sorge spontanea la domanda. Ma tutti stanno a guardare? Nessun politico alza un ditino per contestare la tresca?

E’ di poche settimane fa, per la precisione del 17 settembre, l’ultima risoluzione varata dal Parlamento Europeo, che ha esortato i paesi UE “ad astenersi dal vendere armi e attrezzature militari all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e a qualsiasi membro della coalizione internazionale, nonché al governo yemenita e ad altre parti del conflitto”.

E cosa fanno, a questo punto, le aziende del complesso militare-industriale di casa nostra?

La risposta arriva dal blogger antimilitarista Antonio Mazzeo: “Esternalizzano la produzione di sistemi di morte utilizzando i cantieri d’oltreoceano in mano alle proprie società controllate”.

E spiega: “Il 27 dicembre 2019 il gruppo Fincantieri di Trieste ha reso noto che la Marina Militare USA aveva assegnato ad un consorzio guidato dal colosso mondiale ‘Lockheed Martin’ e di cui fa parte Fincantieri Marinette Marine (società del gruppo con sede negli Stati Uniti), la costruzione di quattro unità navali MMSC-Multi Mission Surface Combatants destinate all’Arabia Saudita”.

Riportava infatti una nota del gruppo italiano: “Fincantieri sarà il costruttore delle navi presso il suo stabilimento di Marinette, nel Wisconsin, recentemente visitato dal voce presidente degli Usa Mike Pence”.

Una commessa da 1 miliardo 300 milioni di dollari. Il Dipartimento della Difesa Usa ha già anticipato 450 milioni di dollari per l’avvio della progettazione per la costruzione delle quattro unità da guerra nell’ambito del programma Foreign Military Sale, destinato ai partner degli Stati Uniti a livello internazionale.

“Alcuni ordini come questo, oltre ad avere una notevole rilevanza economica, si connotano anche per importanti aspetti industriali”, fa notare Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri spa. “Un tale risultato – aggiunge – corona uno straordinario lavoro che ci ha portato a consolidare una reputazione di assoluta eccellenza anche nel mercato statunitense, notoriamente molto complesso, ed è un attestato alle capacità strategiche, tecnologiche e gestionali che Fincantieri è in grado di esprimere sempre al più alto livello e in qualsiasi contesto”.

La consegna della prima nave ai sauditi è prevista per giugno 2023. Potrà imbarcare un’ottantina tra marinai, avieri e personale specializzato. A bordo delle unità da guerra potranno essere imbarcati anche elicotteri bi-turbina MH-60R ‘SeaHawk’, prodotti dalla Sikorsky Aircraft Corporation.

La trattativa di vendita delle unità da guerra è cominciata tra Lockeed e Fincantieri cinque anni fa, dopo che il Dipartimento di Stato aveva autorizzato il trasferimento di nuovi sistemi d’arma all’Arabia Saudita per un totale di 11 miliardi 250 milioni di dollari.

Dettaglia Mazzeo: “La partecipazione all’affaire da parte del gruppo Fincantieri, grazie ai propri stabilimenti di Marinette, nel Wisconsin, veniva rivelata al pubblico italiano solo il 20 luglio 2018, grazie ad un articolo di Analisi Difesa”.

E aggiunge: “In Wisconsin, oltre ai cantieri navali di Marinette, la Fincantieri Marine Group controlla pure quelli di Sturgeon Bay (‘Fincantieri Bay Shipbuilding’) e Green Bay (‘Fincantieri Ace Marine’).

Per modernizzarli, negli ultimi dieci anni l’holding industriale-finanziaria ha investito più di 180 milioni di dollari; la forza lavoro complessiva nei tre siti è di circa 2.500 addetti”.

 

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