Vita in diretta, anche i veleni

Quel che discende con danni paragonabili all’uso di droghe, leggere, pesanti, alcoliche, da nicotina, da farmaci ipnotici, è la dipendenza, effetto collaterale a vari stadi di danno, patologia di cui è davvero molto difficile liberarsi. Immagino che l’assunto sembrerà una forzatura provocata da un racconto dei media a dir poco sorprendente e allora provo a motivarla.
Trascuro, perché i suoi cento aspetti sono ampiamente presenti nella ricca letteratura e nel giornalismo di settore, le drammatiche conseguenze psicofisiche dell’assunzione di eroina, cocaina e schifezze simili, che schiavizzano chi ne fa uso e rendono doloroso, quasi impossibile uscirne.
Succede, che secondo una prassi non condivisibile il sistema televisivo pubblico, privato, locale, all’incipit della stagione estiva ritenga che gli utenti in pausa vacanze (per chi se le può consentire, soprattutto quest’anno per le restrizioni da pandemia) abbiano altro da fare e pertanto riducano i tempi di ascolto. Insomma che mettano un limite automatico alla dipendenza dalla Tv. E allora cala il sipario su programmi che fanno audience nel bene o nel male, cioè di buon livello o trash e subentra la televisione di serie B, al risparmio. Gli schermi s’illuminano di frivolezze, sostituzioni improvvisate e soprattutto di film, telefilm, vecchi sceneggiati, contenitori riempiti con il materiale d’archivio delle teche.
Nei giorni del trapasso è tra il patetico e l’ipocrita il saluto di commiato di chi per l’intero inverno ha dialogato con il pubblico, bene o male. Conditi con lacrime di commozione, con i ciao si sprecano molti minuti di ringraziamento per i dirigenti del network, gli autori e il regista del programma, gli ospiti, gli operatori e gli assistenti di studio, trucco e parrucco, i vigili del fuoco, ma soprattutto per: “Voi spettatori che ci avete regalato il vostro affetto”.
Un capolavoro di captatio benevolentiae lo ha donato agli affezionati di Rai 1 e della “Vita in diretta”, la showgirl Cuccarini, che personalmente ricordo giovinetta testimonial del mobiliere Scavolini, sponsor della squadra di basket pesarese. La signora dal sorriso stampato sul volto, a prescindere dal contenuto del parlato, poco dopo aver pubblicamente esternato amorosa empatia con la Lega, ha fatto irruzione nell’azienda radiotelevisiva pubblica, dove storicamente impugna la leva del potere chi lo detiene a Palazzo Chigi. Nel caso di cui ci occupiamo l’ingaggio per co-condurre il programma pomeridiano di Rai1 è avvenuto a rimorchio del governo gialloverde, che ha completato l’occupazione con scandalose “attenzioni” dei Tg per Lega e alleati e le ore di prima mattina con la conduzione dell’ex direttore di Radio Padania.
Il pistolotto di esordio della Cuccarini non è stato dissimile da tanti altri e pazienza se gli ascoltatori hanno subìto un ennesimo monologo ai limiti delle lacrime di commozione. Ci si consolare con l’indiscrezione che alla ripresa di “La vita in diretta” Matano sarà conduttore unico.
Tutto qui? La Cuccarini ha covato rapidamente propositi di vendetta. U urbi et orbi, cioè chiedendo di essere intervistata, ha imbracciato il mitra verbale, armato di parole al vetriolo e ha sparato con alzo zero sul compagno di avventura televisiva, consapevole di ricevere ampia visibilità dei media. Nel corso della velenosa requisitoria contro l’imputato Alberto Matano, la Cuccarini non lo cita mai con nome e cognome, ma l’identikit del suo bersaglio è immediatamente riconoscibile. La Lorella giuliva condanna la partnership dell’ex conduttore del Tg1, forse proiettato nel programma in questione perché ‘riconducibile’ ai 5Stelle (ma lui smentisce): dice di essersi dovuta confrontare con “l’ego sfrenato e l’insospettabile maschilismo” di Matano. Il colpo basso provoca l’indignata reazione delle colleghe del Tg1 che hanno lavorato per anni con lui e non è illegittimo il sospetto di un perverso disegno sottinteso nelle accuse, un messaggio trasversale alla compagna del conduttore, assurta a notorietà per iniziativa del gossip.
Sullo sfondo della vicenda, che appartiene per intero al cosiddetto star system e non meno all’ingerenza dei partiti in ogni ganglio della società dove s’infilano per acquisire clientele, s’intravede la libido dell’apparire nel rettangolo dei televisori: una vera dipendenza, che riunisce le due facce della spregiudicatezza arrembante, cioè il potere della popolarità e chance di arricchimento paragonabili solo agli ingaggi stratosferici dei calciatori famosi.

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