TAV / LA SONORA BOCCIATURA DELLA CORTE DEI CONTI EUROPEA

La Corte dei Conti Europea (ECA) piccona l’alta velocità.

Viene infatti letteralmente demolito, fatto a pezzi, il progetto di completare il TAV Torino-Lione, considerato da sempre una priorità dai politici di casa nostra (e a inizio anni ’90 anche da quelli di Cosa Nostra), ed anche dagli attuali inquilini del Palazzo.

Ora smascherati, perfino dai burocrati della Corte dei Conti della UE.

Ai confini della realtà.

Si tratta di un’opera del tutto inutile – viene ora sentenziato – ambientalmente disastrosa e dai costi stratosferici. Di tutto e di più.

E’ una delle otto maxi infrastrutture passate ai raggi x in uno studio speciale redatto dalla Corte. Progetti transfrontalieri inseriti nei “corridoi europei”. Tra essi, appunto, il nostro famigerato TAV, al centro di polemiche da anni.

Partiamo dai costi. Nella tratta Torino-Lione, per una lunghezza di circa 58 chilometri, sono praticamente raddoppiati, passando dalla cifra iniziale di 5,2 miliardi di euro agli attuali 9,6 miliardi, di cui l’Italia si deve far carico per il 78 per cento del totale, nonostante le opere ricadano per il 75 per cento in territorio francese. Altra gigantesca anomalia della quale le nostre autorità (sic) se ne fottono. La cifra dovrebbe essere coperta al 50 per cento dalla UE. E comunque il costo finale sarà di un altro 50 per cento superiore rispetto alla media delle opere pubbliche realizzare in Europa. Tutto da ridere, per chi realizzerà i lavori; tutto da piangere, per le casse pubbliche e quindi per i cittadini.

Passiamo all’impatto ambientale. Ecco cosa viene sottolineato nel rapporto: “La costruzione di nuove grandi infrastrutture di trasporto è una fonte rilevante di emissioni di CO2, mentre i vantaggi ambientali dipendono dal volume di traffico trasferito da altri modi di trasporto. Visto che il trasferimento modale è stato molto limitato in Europa negli ultimi 20 anni, vi è un forte rischio che gli effetti positivi siano sovrastimati”.

E ancora. “Le emissioni di CO2 saranno compensate solo in 25 anni dopo l’entrata in servizio dell’infrastruttura. Per di più, la previsione dipende dai livelli di traffico: se raggiungono solo la metà di quelli previsti, occorreranno 50 anni dall’entrata in servizio prima che le emissioni di CO2 prodotte della sua costruzione siano compensate”. Allegria.

Non va certo meglio sul fronte dei tempi. Mentre la UE prevede una chiusura dei cantieri tra dieci anni, la Corte dei Conti è molto più pessimista. Calcolatrici alla mano, gli esperti stimano in almeno 15 anni il ritardo sulla tabella di marcia, tenuto anche conto che la media europea dei ‘ritardi’ è oggi di 11 anni.

Una solenne bocciatura.

Inutile, costosissima, ambientalmente disastrosa, lentissima nella realizzazione.

Eppure i predoni di Stato, in mondo trasversale dal governo all’opposizione, sono tutti pro TAV.

Da 113.

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