E… diamoci una regolata

CR7, ovvero Cristiano Ronaldo, asso della pedata, mito in tra i miti (il Messi blugrana, gli eccelsi predecessori Pelè-Maradona), non è il massimo della simpatia, perché come tutti i superman  desta contemporaneamente ammirazione e invidia, con un anomalo mix di sentimenti di chi lo idolatra e chi lo detesta. Neppure la coppia Ferragni Fedez è esente da contrasto amore-odio. Lontani a distanza di sicurezza dal gossip che si occupa dei suddetti, siamo colpiti favorevolmente dalla ricaduta della generosa disponibilità a trasformare le rispettive popolarità in concreta solidarietà per chi è colpito dal contagio del Covid-19. Il cantante e la compagna hanno dato il via alla campagna di aiuti che ha raccolto finora quasi quattro miliardi di euro e hanno integrato la cifra con il personale contributo di 250mila euro. Il campione portoghese, in forza alla Juventus,  mette gratuitamente a disposizione del suo Paese tutti gli alberghi di sua proprietà per ospitare i contagiati dal coronavirus e assume su di sé l’onere di retribuire il personale medico e infermieristico impegnato nell’assistenza ai malati. In una società di disuguali, che l’ingiustizia ha ingabbiato nei due estremi di ricchezze e  povertà estreme, il coronavirus sembra aver scosso le coscienze di miliardari che contano su fortune  smisurate: le prime donazioni multimilionarie (Armai, Bill Gates) hanno indotti molti altri a implementare la catena della solidarietà mondiale e forse solo il plurimiliardario tycoon, presidente degli i Stati Uniti, ha mostrato di essere molto al di sotto delle aspettative, con il contributo di soli centomila dollari, parte del lauto compenso per il ruolo di presidente americano.
Sono sempre di più i donatori e il nobile manipolo di benemeriti include gruppi di studenti, singole persone, gente dello spettacolo e dello sport. Ragioni di puro campanilismo sollecitano la scelta di raccontare il gesto significativo di Insigne, napoletano verace, che non a caso indossa sul braccio sinistro, dalla parte del cuore, la fascia con la lettera ‘C’, in quanto  capitano della squadra azzurra. Lorenzinho, così ribattezzato per affinità del suo talento con quello dei grandi calciatori brasiliani, ha donato centomila euro all’ospedale specializzato nella cura delle  malattie infettive. L’iniziativa, di là dal confermare la sensibilità del giocatore, è importante per l’implicito invito alla solidarietà e sollecitazione a  chi  può, di donare a favore del complesso sistema sanitario che lavora senza soste per contenere il crescendo di contagi da coronavirus, per metterlo in condizione di garantire a tutti l’assistenza specialistica richiesta dall’epidemia e per finanziare la ricerca che opera febbrilmente per trovare l’antidoto al Covid-19, che dall’Olanda si annuncia in fase sperimentale.
Due le Italie, la prima  del “Ce la faremo”, dei  flash mob da balconi  e finestre spalancati per diffondere da strada a strada, da casa a casa, canti liberatori e l’altra, per fortuna molto minoritaria, degli irresponsabili che trasgrediscono all’ingiunzione perentoria di non uscire di casa, con esclusione di esigenze imprescindibili. La delegazione di medici ed esperti cinesi, in Italia per ricambiare la nostra solidarietà alla città di Wuhan, ha portato con sé tonnellate di presidi sanitari preziosi in questa fase dell’epidemia. Alle lodi  per come affrontiamo la grave emergenza gli ospiti hanno però manifestato perplessità su due punti: troppi italiani senza mascherina, troppe persone in strada. Diamoci una regolata.

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