È tempo di rigore ‘draconiano’

Un dato è certo, non interpretabile: il contagio del Covid-19, in misura numerica differenziata da regione a regione, ha superato i confini geografici della  zona rossa ed è presente sull’intero territorio nazionale. Un’altra verità incontrovertibile è la dimensione dell’Italia, che per estensione e numero di  abitanti equivale al territorio cinese e ai sessanta milioni  di suoi residenti per settimane in totale isolamento. Il bollettino sanitario di Wuhan e dintorni ha informato il mondo su contagiati e vittime del coronavirus e il crescendo dell’epidemia è sembrato a lungo inarrestabile. Miracolo? Niente del genere. Il ‘draconiano’ isolamento dell’area infetta e il suo totale rispetto di un popolo straordinariamente disciplinato, ha permesso alla Cina di annunciare la sconfitta del virus, con il numero zero di nuovi contagiati. Forse è presto per ritenere definitivamente vinta la ‘guerra ’ cinese alla pandemia, che è costata vittime tra i soggetti colpiti dal Covid-19e il personale che ha assistito i malati, ma il risultato ottenuto è un monito per l’intera collettività mondiale, che si scopre vulnerabile e vulnerata, anche se in alcuni Paesi con un numero minimo di casi.
L’Italia, lo racconta giorno dopo giorno la statistica dei contagiati e dei morti da virus, è nella fase di piena  emergenza, la stessa vissuta da  Wuhan. La differenza  sostanziale è nella la struttura territoriale del nostro Paese, che si estende in venti regioni, mentre la città cinese in quarantena è un unico grande nucleo abitato, che forze dell’ordine ed esercito hanno blindato impedendo di entrare e uscire dal perimetro urbano e periferico.  Molto più complicato è il controllo dei confini di venti regioni, ma è anche il solo dispositivo per uscire dall’emergenza. Lo dimostra Codogno, che dopo il periodo di totale isolamento annuncia il risultato di zero contagiati. Identico provvedimento, se esteso all’intera Lombardia e ai due focolai in Emilia e Veneto, avrebbe impedito il ‘viaggiare’ dei  contagi nel resto del Paese, dove, tra l’altro, il controllo di chi proveniva dalle regioni infette e da altri Paesi è stato approssimativo, parziale, inadeguato.  Ancora ieri,  una immigrato di ritorno dal Pakistan dopo una visita ai familiari è atterrato a Capodichino e non è stato sottoposto a nessun controllo. Purtroppo non è un episodio unico di colpevole negligenza.
Imputati di coscienza civile zero sono i giovani e giovanissimi che non  hanno rispettato l’indicazione di evitare assembramenti e hanno continuato ad affollare l’esterno dei  bar dove si servono aperitivi e alcolici. Uno di loro intervistato sulla pericolosità di comportamenti indisciplinati: “Sarà come dite, ma fino a quando dovremo rinunciare a stare insieme?” Ecco, il tema è come inculcare nei giovani e negli adulti, che si comportano come loro, il postulato: se vogliamo vincere la guerra al Covid-19, perché di guerra si tratta, non c’è altra arma che stringere  d’assedio il virus, perché si azzeri la sua contagiosità, perché l’Italia si riappropri della sua normalità dopo i sacrifici dell’isolamento dai focolai infettivi,  da rispettare nella sua estensione massima e senza deroghe.

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