Che peccato abbiamo fatto?

Capire le regioni della disistima per buona metà del popolo americano, sui cui fa conto Donald Trump per non  essere licenziato e sfrattato dalla casa Bianca senza neppure il preavviso  dei sette giorni garantito ai domestici: sembra sufficiente e a iosa prendere in esame l’ultima “impresa,  che un auspicabile codice mondiale dei comportamenti avrebbe condannato e punito con l’esilio su un atollo disabitato dov’è possibile sfamarsi con diete quotidiane, in permanenza, a base di noci di cocco da cogliere arrampicandosi su altissime palme. L’amico friz, in debito con i poteri forti di produttori e commercianti all’ingrosso di armi, ha cinicamente dichiarato guerra all’Iran, con l’attentato terrorista all’uomo più amato di quel Paese, ucciso con gli uomini della scorta.  “Pagherete per anni” è la risposta  di  Teheran a cui il truce tycooon ha replicato alzando la posta, con una dimostrazione di elevato rispetto per il sapere: “Distruggeremo  52 luoghi di cultura”. Dei dell’Olimpo, Giove, tu che sei primus inter pares, onnipotente re dei re, spiega,  quale perfido disegno nasconde la venuta al mondo di un tipaccio simile? E non dire che è successo mentre te la spassavi con Giunone.
Visto come serve incazzarsi e mettere spalle al muro il peggio della politica degenerata, spavaldamente razzista? Una  valanga di  proteste hanno  investito i mentecatti che avevano indotto la Rai a negare la presenza di Rula Jebreal alle serate del Festival di Sanremo. Illecite le pressioni della Lega, occupata a imporre la partecipazione di una fanatica leghista  qual è la Rita Pavone. Rula ci sarà e nella scia del suo limpido percorso a difesa dei diritti  negati sarà protagonista di un monologo sulla violenza contro le donne. Il dietrofront della Rai, che aveva ceduto alle imposizioni della destra,  rende giustizia al dovere della televisione pubblica  di non discriminare. Rula Jebreal: “Io censurata perché rappresento l’Italia inclusiva e tollerante e questo fa paura”.  La giornalista e scrittrice palestinese con doppia cittadinanza israeliana e italiana sarà una delle dieci donne che saliranno sul palco del Teatro Ariston durante la kermesse. A questo punto si delinea il carnet delle ospiti. Oltre alla Jebreal le sicure sono Diletta Leotta, Antonella Clerici, le due giornaliste Emma D’Aquino e Laura Chimenti, entrambe volti del Tg1. Tra di loro dovrebbe esserci anche Georgina Rodríguez, la fidanzata di Ronaldo (manca solo la firma). Confermati gli ospiti Vip: Benigni, Fiorello, Tiziano Ferro, ma in  vista ci sono anche  le presenze di Carlo Conti e Gigi D’Alessio. Quelle di Chiambretti e Pippo Baudo sono in forse.

Perché dopo il 26 di Gennaio? La risposta spetta al direttivo delle sardine che hanno affidato alla portavoce torinese Francesca Valentina Penotti la decisione di un congresso nazionale, da tenere dopo le elezioni in Emilia-Romagna e Calabria, appunto dopo il 26 Gennaio. Perché non prima? Il timore è probabilmente di natura strategica,  per la consapevolezza che un pronunciamento esplicito del movimento a favore dei candidati progressisti potrebbe non incontrare il consenso di tutte le anime degli anti leghisti. Da un’altra angolazione l’opportunità di posporre il congresso di fondazione al dopo voto priverà le elezioni nelle due importanti regioni di “like’ visibili per i candidati antagonisti della Lega. Ne sapremo di più in prossimità del 26 Gennaio. Velasco, guru della pallavolo, argentino di origine, naturalizzato italiano: “Votate Bonaccini. Ha governato bene ed è un uomo del popolo. Lo sostengo perché ha fatto un buon lavoro ed è un uomo del popolo. Il 26 gennaio ci saranno le elezioni regionali in Emilia Romagna, regione in cui vivo dal 1985… Ho imparato ad amare questa terra, la sua gente, il giusto equilibrio tra operosità ed efficienza, di ospitalità e affettuosità. Questa regione ha fatto passi da gigante dal dopoguerra a oggi, diventando una delle zone più ricche d’Europa sia economicamente sia culturalmente. ..Voglio rendere pubblica la mia decisione di votare per Stefano Bonaccini come nuovo Presidente della Regione Emilia Romagna. Sento il dovere di farlo e se questa mia presa di posizione significherà convincere anche uno solo degli indecisi a seguirmi in questa scelta, mi sentirò soddisfatto. Per me questo non è un voto “contro”, è un voto a favore di chi ha fatto un buon lavoro in un momento storico difficile, tra difficoltà gravi come il terremoto del 2012, la crisi economica internazionale, i cambiamenti epocali in Europa e nel mondo. Se neanche quando si governa bene c‘è l’appoggio dei cittadini, è difficile che ci sia progresso e che si possano correggere gli errori”.

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