Disobbedienza civile

In un post su Twitter il vicepremier del Carroccio ha scritto di essere stato querelato dalla capitana Rackete: “Infrange leggi e attacca navi militari italiane, e poi mi querela. Non mi fanno paura i mafiosi, figurarsi una ricca e viziata comunista tedesca! Bacioni”. Insulti su insulti, questa è la correttezza istituzionale di un ministro della Repubblica italiana. Tra le ingiurie da querela del ministro, anche l’espressione “criminale”
Il legale di Carola Alessandro Gamberini, ha confermato di aver pronta la querela nei confronti del ministro. “Non è facile raccogliere tutti gli insulti che Salvini ha fatto in queste settimane e anche le forme di istigazione a delinquere nei confronti di Carola, cosa che è ancora più grave se fatta da un ministro dell’Interno. Una querela per diffamazione è il modo per dare un segnale. Quando le persone vengono toccate nel portafoglio capiscono che non possono insultare gratuitamente. Salvini ha detto che se Carola non avesse forzato l’attracco, il Viminale il mattino dopo avrebbe autorizzato lo sbarco. Questo non era stato assolutamente comunicato a Carola.  Lei è una giovane, brillante comandante di nave, ma forse non è abituata ai giochini politici di cui Salvini è maestro. Questa barca ha atteso due settimane che qualcuno autorizzasse lo sbarco, non è stato detto e fatto nulla e quindi ha deciso di attraccare. Ci sono dei report medici che evidenziano situazioni drammatiche di alcuni migranti a bordo. Alcuni minacciavano di buttarsi per raggiungere a nuoto la riva, altri di suicidarsi. La fiducia di una soluzione era venuta meno”.
Un convinto disobbediente contro un dispotico  ministro dell’interno: Luca Casarini, capo missione di una barca a vela ong contro Matteo Salvini. Nell’inevitabile conflitto tra accoglienza e respingimenti per ora ha prevalso il dovere assoluto e del codice delle mare di scongiurare una nuova tragedia del Mediterraneo, nonostante l’ordine del Viminale di lasciare che se ne occupassero i libici, si può immaginare come, se si ha la percezione di cosa capita ai migranti nei lager di raccolta della Libia e, come ha confermato il ministro degli esteri Moavero esposti al pericolo di essere sbarcati in porti non sicuri. La Alex, nave ong dell’organizzazione umanitaria Mediterranea, ha tratto in salvo 54 migranti, inseguita e poi abbandonata da una motovedetta della guardia di costiera libica. A bordo di un gommone, uno dei tanti, che il mare fa capovolgere, i maschi stanno a prua, i bambini e le donne a poppa dell’imbarcazione a vela lunga 18 metri. Hanno i volti stanchi: “Non è scomodo, meglio dieci anni qui sopra che un secondo in Libia”. Tra loro 11 donne, tre incinte e una in gravi condizioni, bambini in fasce, uomini e ragazzi che vengono medicati, reidratati. Casarini ha dichiarato di aver avvistato i resti di un altro gommone semi sommerso senza profughi a bordo, presumibilmente vittime di un naufragio. Poco prima del soccorso, la nave di Mediterranea aveva segnalato: “Felici di aver strappato 54 vite umane all’inferno della Libia. Adesso serve subito un porto sicuro. Siamo in pattugliamento in sar libica, zona in cui la responsabilità di intervento in caso di naufragio sarebbe della cosiddetta ‘guardia costiera libica’. Il nostro faro è come sempre il rispetto dei diritti umani. Nel corso del nostro pattugliamento abbiamo incontrato il relitto di un gommone. Quasi sicuramente un naufragio. Quanti morti non lo sapremo mai.Nessuna indicazione di salvataggio. C’è la seria possibilità che si tratti dei resti di un naufragio ‘fantasma’. Nel silenzio l’umanità muore. Senza testimoni”.
Salvini, ignora il giudizio unanime sull’insicurezza dei porti in Libia e Tunisia e ordina alla Alex di sbarcare i migranti in un porto tunisino, avverte che i porti italiani sono chiusi e mente perché sono centinaia i profughi che approdano a Lampedusa e non solo. “Decreto illegittimo replica la ong, non può applicarsi a una nave che ha effettuato una operazione di soccorso a tutela della vita umana in mare e non può essere vietato a una bandiera italiana ingresso nelle acque del proprio Paese”.
Il vicepremier del Carroccio deve avere una grossa pietra al posto del cuore e la coscienza sotto i piedi. La cinica ostinazione a impedire il salvataggio nel Mare Nostrum, sancito anche con il sequestro della Sea Watch e della Mare Jonio, ha come tragica conseguenza nuove stragi di migranti. Ultimo caso è il naufragio al largo di Zarzis, in Tunisia: ottanta migranti dispersi, quasi certamente tutte vittime del mare. Lo denuncia Alarm Phone  di Mezzaluna rossa tunisina. Parla di soli cinque sopravvissuti, uno dei quali morto poi in ospedale.
E ancora: 55 migranti, tra i quali 22 donne e un minore, sono stati portati in salvo nel porto di Lampedusa da una motovedetta della Guardia Costiera italiana, quella urtata dalla Sea Watch. Nessuna reazione di Salvini, che a proposito della via di terra dei migranti, ha fatto sapere che centinaia di uomini delle forze dell’ordine pattuglieranno i confini tra Italia e Slovenia e se non basterà si erigeranno barriere di protezione. Il recente incontro con Trump, che fa erigere un muro d’acciaio ai confini con il Messico, evidentemente deve aver provocato un empito imitativo in Salvini: “Domani sarò a Trieste, perché i confini sono una cosa seria” (sic!).

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