APPALTI, SALUTE, BANCHE, INFORMAZIONE / QUANDO E’ LO STATO A DIVENTARE MAFIOSO

 Giochi truccati, contratti taroccati, gare d’appalto fasulle. Perchè i due ‘contendenti’ sono perfettamente d’accordo, collusi, conniventi per spartirsi il bottino in gioco e la super fetta degli appalti pubblici in campo o quanto comunque è in ballo.

Succede con il contratto di concessione tra lo Stato e Autostrade per l’Italia (Atlantia) del gruppo Benetton che ha distrutto il ponte di Genova e massacrato decine di vittime.  

E’ successo per i contratti sui derivati bancari che hanno costretto sul lastrico migliaia e migliaia di famiglie italiane arricchendo soltanto i grossi istituti di credito e i loro Bankster. 

E’ successo nel 2009 con Big Pharma, quando il governo Berlusconi si vide ‘costretto’ a comprare dalla monopolista dei vaccini Novartis una quantità abnorme di prodotti, rimasti del tutti inutilizzati ma ugualmente pagati dallo Stato. 

E’ successo anche a noi della Voce, quando esattamente dieci anni fa ci siamo visti opporre il marchio del “Segreto di Stato” su 5 anni di dossieraggi (dal 2001 a 2005) contro di noi, contro altri organi di controinformazione, contro un nutrito gruppo di magistrati, colpevoli di voler ordire “un complotto” anti Berlusconi. Ai confini della realtà.

Ma passiamo in rapida carrellata la svariate situazioni che hanno tutte un denominatore comune: di fronte ad eventi gravissimi, di fronte a omicidi e disastri ambientali, sprechi colossali, rapine ai danni dei risparmiatori, palesi violazioni della privacy dei cittadini, lo Stato si scuda con il “Segreto di Stato”: come se fossimo in una situazione di guerra e di super emergenza nazionale, perchè anche uno studente del primo anno di legge sa che il segreto di stato può essere invocato e decretato – dallo stesso Stato – solo in situazioni di estrema gravità internazionale. 

 

LE GRAVI INADEMPIENZE “COPERTE”

Partiamo dall’ultima tragedia, il crollo del ponte Morandi a Genova. 

Emergono già subito evidenti anomalie. Un contratto d’appalto rinnovato senza alcun perchè fino al 2038 (e così è successo per la controllata Tangenziale di Napoli mangiasoldi, presieduta da Paolo Cirino Pomicino, grande amico dei Benetton), quando il ministro Maurizio Lupi del governo Renzi riesce ad infilare nello “Sblocca Italia” l’assurda clausola ad “appalto eterno”. Neanche in Mongolia. Vale a dire: un appalto rinnovato, senza gara, per la bellezza di vent’anni. 

Ne beneficiano, oltre ai Benetton, anche gli altri big che si spartiscono il bottino, Gavio e Toti.

Danilo Toninelli

Non basta. Perchè a fine anno arriva un altro regalo sotto l’albero. Il 40-60 per cento dei lavori di manutenzione delle opere autostradali viene garantito agli stessi concessionari acchiappatutto, tanto per mettere qualche ciliegina milionaria in più sulla già ricca torta. 

Così commenta Repubblica: “Una sconfitta. I signori del casello hanno vinto e hanno continuato a farlo fino al dramma di Genova. Se è vero che né Graziano Delrio Danilo Toninelli sono riusciti a pubblicare sul sito del ministero gli allegati finanziari delle concessioni”.

Che continuano a rimanere un vero e proprio “Segreto di Stato”, come neanche nelle foreste ugandesi.

Tutto coperto e sigillato – lo abbiamo già scritto più volte – tutto secretato come per Ustica e per piazza Fontana, dove c’erano da nascondere di certo segreti da novanta e complicità ad altissimi livelli istituzionali. Ma qui? Quali i veri misteri che avvolgono le finte coperture dei “Segreti di Stato”?

Ed ecco che comincia a circolare con insistenza una voce negli ambienti ministeriali. Ma vuoi vedere che quel “Segreto di Stato serve a coprire qualcosa di grosso?”. Scava scava, esce fuori la risposta: quei contratti prevedevano esplicitamente che “lo Stato non dovesse pagare alcuna penale ai concessionari (Benetton, Gavio, Toti), anche in casi di gravi responsabilità”.
Si pone ora l’interrogativo: cosa si intende per gravi responsabilità? La semplice mancata manutenzione per un paio di mesi? La non valutazione di alcuni rischi? Oppure il possibile cedimento e poi crollo del ponte? E’ tutta qui la battaglia legale che si giocherà tra possenti studi legali messi in campo dai concessionari (tra gli altri quello dell’ex ministra Severino) e l’Avvocatura dello Stato, coi suoi scarsi mezzi a disposizione. 

 

BANKSTER ALL’ATTACCO

Il secondo caso non riguarda direttamente la morte di persone sotto cemento & tralicci, ma la fine economica e sociale di tante famiglie truffate dalle banche attraverso la sottoscrizione dei famigerati contratti per i prodotti derivati – spazzatura (in gergo ormai NPL) che hanno arricchito le banche e letteralmente scippato danaro ai risparmiatori, mandando sul lastrico famiglie e piccole imprese. 

Una battaglia che ha sempre portato avanti l’Adusbef, fondata e animata da Elio Lannutti, il quale sul tema Moloch del credito nel 2010 ha scritto il volume “Bankster – I Vampiri di piazza Affari peggio di quelli di Al Capone”. Un libro premonitore, perchè prevedeva con anni di anticipo gli scenari del credito e la letterale “vampirizzazione” (da qui il titolo) dei cittadini da parte delle principali banche (poi ovviamente salvate e ri-finanziate dallo Stato colluso). 

Abbiamo descritto la via crucis di un risparmiatore (guarda caso un giornalista) che ha sentito puzza di bruciato e ha chiesto al proprio istituto di credito di conoscere tutte le clausole contrattuali che regolavano quel contratto. Dalla banca nessuna risposta. Ha dovuto rivolgersi al Tar, che gli ha dato torto. Infine al Consiglio di Stato, che ha risposto niet. Tutto perchè coperto da “Segreto di Stato”. Insomma, il contratto stipulato da una banca e un risparmiatore è materia da ministero degli affari esteri (o di Guerra), e non più dell’Economia. Un mondo ribaltato. 

 

GLI SPECULATORI SUI VACCINI

Un caso molto analogo si è registrato nel 2009 in occasione della peste suina e della solita emergenza scatenata intorno ai vaccini antinfluenzali. 

Il governo Berlusconi IV decide di partire lancia in resta contro il virus A/H1N1 e in contemporanea contro l’influenza. A questo fine le strutture sanitarie ministeriali decidono di firmare un contratto con la leader internazionale del settore, Novartis. E a tal proposito il 21 ottobre 2009 viene stipulato un contratto “segreto” che prevede il pagamento di 184 milioni di euro a fronte della fornitura di 24 milioni di dosi. Perchè “segreto”? Boh.

Balza subito agli occhi una palese anomalia: quasi una dose per due italiani. Un po’ tanto.

Per fortuna la Corte dei Conti non ci mette molto, trascorso l’inverno, a rendersi conto che la situazione è diametralmente opposta e che quella “pandemia” è stata inventata a tavolino da Big Pharma e scienziati a libro paga della case farmaceutiche. 

La Corte dei Conti scopre che “il ministero ha accettato clausole troppo favorevoli all’azienda, quali l’assenza di penali”. Arieccoci: l’assenza di penali.

Siamo al solito nodo: tu paghi un fornitura, anche in anticipo, non sai mai quale esito o effetto avrà, e sei del tutto esentato da penali. Neanche nella landa più sperduta del Ruanda. 

Non basta, perchè la Corte scopre, tra le pieghe del contratto, che l’acquisizione di ogni rischio per la salute dei cittadini veniva assunta dal ministero stesso! Come se Dracula aprisse un conto corrente con la banca del sangue e fosse esentato da ogni penale!

Racconta chi lavora in un reparto di emergenza: “fu un vera fake news ante litteram, una falso creato ad arte per creare allarme: il ministero ordinò spropositate quantità di prodotto che poi non è mai stato inoculato ma gettato tra i rifiuti speciali. Un enorme business per la case farmaceutiche, in questo caso Novartis, ma anche per faccendieri, burocrati, ministeriali e politici che vi hanno ruotato attorno.” Una enorme torta pronta lì, bastava servirsene. 

E infatti le cifra parano chiaro. Le dosi effettivamente prodotte e consegnate furono 10 milioni tondi tondi, quelle effettivamente utilizzate 900 mila, meno del 10 per cento. In Italia risultarono colpite da influenza 1 milione e mezzo di persone, con 70 decessi e 160 vaccinati.

Ma lo Stato, of course, senza battere un ciglio, sborsò la cifra stabilita nel contratto, 184 milioni di euro.

 

SPIATI, ALLA FACCIA DI TUTTE LE PRIVACY 

Passiamo al quarto caso che riguarda anche la Voce. Per caso scopriamo la vicenda nel 2008, quando la Repubblica dedica due pagine alla Spy story dei servizi segreti guidati da Niccolò Pollari.

Un articolone con tanto di nomi, cognomi, società, sigle e al centro un grande grafico. Al cui vertice  c’è un nome: la Voce della Campania, allora ancora sigla a diffusione regionale via mensile e cartacea. Da quel grafico si diramano tutta una serie di sigle dell’associazionismo, della controinformazione, nonché sigle che raggruppano diversi magistrati. Insomma, una vera e propria Cupola “disinformativa” ai danni del premier Silvo Berlusconi, appena insediatosi, nel 2001, a palazzo Chigi. 

Nicolò Pollari

Tra gli intellettuali ‘deviati’ anche tre assidui collaboratori della Voce, come Percy Allum (addirittura individuato come cellula islamica a Londra), Giulietto Chiesa ed Elio Veltri. 

Per farla breve, ci costituiamo parte civile a Perugia (lì si tiene il processo perchè diversi magistrati coinvolti lavorano a Roma), il processo va avanti per anni, il pm Sergio Sottani ravvisa una serie di gravi reati ai danni dei capi dei servizi di allora, Niccolò Pollari e Pio Pompa, per aver utilizzato fondi pubblici non per missioni strategiche dello Stato, ma per attività di dossieraggio nei confronti di privati cittadini ritenuti ‘ostili’. 

Sapete alla fine cosa è successo? Il governo guidato da Paolo Gentiloni si è comportato nello stesso, identico modo dei precedenti esecutivi Prodi, Berlusconi, Letta e Renzi, che se ne sono lavati le mani e si sono affidati al DIS, il Dipartimento Informazione Servizi, all’epoca retto da Giampiero Massolo (fresco candidato alla Farnesina): il quale, candido come un giglio, ha risposto che sulla vicenda “c’è il segreto di Stato”. 

Ma siamo ancora lontanamente in un stato di diritto oppure ci aggiriamo nella più fitta vegetazione di una repubblica della banane (fradice)?   

  

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