LE MANI DELLA LEGA SULLA RAI / ECCO A VOI ‘O DIRETTORE,  SANGIULIANO GENNARO

Il volto nuovo della Rai? L’uomo capace far risorgere viale Mazzini? Il condottiero in grado di tirar fuori i nostri Tiggì dalle nebbie stile anni ’20 e ’30? Subito servito: si chiama Sangiuliano Gennaro, in arte Genny, il suo grande sponsor politico è Matteo Salvini, il suo mentore giornalistico Vittorio Feltri.

Un piccolo fascista spuntato alla corte di Sua Sanità De Lorenzo a fine anni ’80, poi passato ai lidi berlusconiani quindi leghisti. Il top.

Forse all’insaputa dell’altro vicepremier Luigi Di Maio e dei grillini…

Repubblica ne assicura lo sbarco ai vertici in un report del 18 giugno: “L’uomo di punta del nuovo corso gialloverde a Saxa Rubra è Gennaro Sangiuliano. Eterno vicedirettore del Tg1, ex missino, poi berlusconiano, Sangiuliano è da tempo il candidato del ministro dell’Interno a qualsiasi cosa. ‘Matteo Salvini è un caro amico’, scrive nella sua pagina Facebook dove lo scorso aprile ha postato un’immagine del 2015 che lo ritrae con il segretario leghista e il collega Giuseppe Malara alla presentazione del suo libro su Putin. E dove più di recente ha messo un selfie scattato con il vicepremier a Milano. Un modo per sottolineare che l’amicizia con il Carroccio è di lungo corso. Operazione che appare riuscita, visto che la lista sovranista ‘Pluralismo e libertà‘, guidata da Malara e nata dal nulla alla vigilia del congresso Usigrai che si apre oggi a Bologna, ha conquistato 3 degli 8 delegati di Raiuno”.

Da sinistra Giuseppe Malara, Matteo Salvini e Gennaro Sangiuliano. Li vediamo anche nella foto in alto con Vittorio Feltri

GLI SPLENDIDI ANNI ALLA CORTE DI SUA SANITA’

Ma qual è la Sangiuliano story? Val la pena di raccontarne gli esordi, dal momento che nei suoi farciti curricula e nelle sue pompose biografie vengono regolarmente omessi. Per la serie, scordammoce ‘o passato.

Parte con gli stivaloni (pardòn, stivaletti) fascisti ad inizio anni ’80, milita nel Fronte della Gioventù, l’unico verbo è quello di Benito Mussolini. Viene eletto come consigliere circoscrizionale nella periferia ovest di Napoli, quartiere Soccavo, per le liste del Movimento sociale targato Giorgio Almirante.

Ma dietro l’angolo c’è già la svolta lib e il nuovo profeta è Sua Sanità Franco De Lorenzo. Ne è per anni il portaborse, il servizievole Gennaro, nel senso letterale del termine.

Ricorda un sindacalista del Pascale, lo storico feudo della De Lorenzo dinasty a Napoli. “Lo vedevamo sempre camminare tre passi indietro a padre e figlio, ossia il patriarca Ferruccio De Lorenzo e il figlio Franco. Portava le due borse, proprio come nei classici del clientelismo un tempo laurino. Ma i suoi sforzi vennero premiati perchè lo incaricarono di dirigere la rivistina ‘Amici del Pascale‘, che aveva sede proprio in via Mergellina 2, la dimora dei De Lorenzo”.

E’ così che in Genny nasce l’arte della comunicazione, germoglia il talento per la scrittura, sboccia la vena del giornalista da Pulitzer, sgorga il flusso delle parole.

Una gavetta molto utile per un rapido salto nell’etere, a bordo della tivvù gestita dalla PD2: così, infatti, veniva chiamata la trimurti composta da Paolo Cirino Pomicino, Giulio Di Donato e Franco De Lorenzo, quel partito trasversale che dominerà per anni a Napoli e non solo. La creatura lanciata nello spazio si chiama Canale 8 e ad occuparsi della sua cucina redazionale viene chiamato l’ubiquo Gennaro, ottimo e abbondante per tutti i servizi.

Siamo solo agli inizi del fitto curriculum che Sangiuliano preferisce non far conoscere ai suoi fans e celare nei suoi pedigree.

Ecco cosa scrivevamo nel volume “Sua Sanità – Viaggio nella De Lorenzo spa, un’azienda che scoppia di salute”, uscito a febbraio 1993. “Ultima creatura della scuderia (De Lorenzo, ndr) in ordine di tempo è Genny Sangiuliano. Passato attraverso Canale 8, riceve l’incarico di dirigere l’Opinione del Mezzogiorno, il quindicinale edito da Publimedia. Prende il posto di Stefano Mirabelli, portavoce ufficiale di De Lorenzo”.

E’ il Sangiuliano post fascista in veste politica, ora sotto la protettiva ala lib.

DA POGGIOLINI A PUTIN

Così continuava Sua Sanità: “Nasce a Napoli un nuovo, patinato periodico dalla prima all’ultima pagina nell’orbita del ministro. Si chiama Economy. La funzione di Piero Ottone viene svolta da Ciro Paglia: è lui il garante del lettore di Economy. In redazione, un’autentica pattuglia di ‘delorenziani’ di origine controllata. Da Genny Sangiuliano al commercialista Federico Rumolo, fino al più collaudato Mirabelli: è a lui che viene dettato, in cinque pagine a colori con foto del ministro, il peana in onore della riforma De Lorenzo”.

Duilio Poggiolini e Francesco De Lorenzo

Per inciso, Ciro Paglia ha ricoperto per anni il ruolo di capocronista al Mattino, fedelissimo di Sua Sanità e un grande amico in comune: quel don Gelmini che ospitò nelle sue tenute l’amico Francesco (De Lorenzo) per scontare la pena comminata dopo la condanna per la Farmatruffa orchestrata con Diulio Poggiolini, il re Mida della sanità oggi sotto processo a Napoli per la strage del sangue infetto. De Lorenzo e Poggiolini per quella Farmatruffa vennero condannati anche a risarcire lo Stato italiano con 5 milioni e 100 mila euro a testa.

Torniamo alle prodezze griffate Sangiuliano fra etere e carta stampata. Con l’amico Paglia firma il suo primo libro, “Il paradiso: viaggio nel profondo nord”.

La ruspante ‘risposta’ de noatri al profetico “L’Italia siamo noi” di Giorgio Bocca. Ecco come etichettava il saggetto a quattro mani Aurelio Musi, all’epoca autore per la Voce, da anni preside alla Facoltà di Lettere dell’università Fisciano, in provincia di Salerno, e collaboratore di Repubblica: “Il volume si inscrive in un filone ricco più per la qualità della carta che impiega che per la qualità e l’acutezza delle idee che riesce a esprimere. Rozzo nell’analisi di temi che pure sono di rilevante attualità, come la Lega e la formazione del rampantismo imprenditoriale e finanziario cresciuto all’ombra del garofano negli anni ’80, il volume sorprende anche per un certo avventurismo negli usi linguistici, come per fare un solo esempio il verbo ‘balzare’ che a pagina 87 diventa magicamente transitivo”.

Come ormai sappiamo, anche l’uso di congiuntivi e condizionali è ormai un optional nel panorama governativo gialloverde. Ma sorge spontanea una domanda: avrà mai letto, l’amico Salvini, quell’imperdibile capolavoro?

La svolta nella Sangiuliano story arriva nel 2003, un anno da incorniciare per i “terroni d’oro” che sbarcano nei Palazzi. E così nello stesso anno Genny approda in Rai, mentre l’amico di una vita, Mario Orfeo, va al timone del primo quotidiano del Sud, il Mattino, voluto su quella poltrona dalla dinasty dei Caltagirone.

QUEL CIRCORFEO 

E’ di settembre 2003 la cover story della Voce “CircOrfeo”, in cui si parla di quanto bolle in pentola al Mattino, alla sede Rai di Napoli, e in quelle di Repubblica e del Corsera.

Ma i punti caldi sono proprio Mattino e Rai. Sul primo versante, la chicca è rappresentata dai legami più che amichevoli che intercorrono tra il neo direttore Orfeo e Pomicino: il trait d’union per la precisione è Vincenzo Maria Greco, il faccendiere ovunque (dal dopoterremoto alla Tav fino ai giornali E Polis), uomo ombra di ‘O Ministro e in ottimi rapporti con l’ex An Italo Bocchino. E soprattutto, Greco, è zio di Mario Orfeo.

Mario Orfeo e Paolo Cirino Pomicino

Sul secondo fronte, ecco quanto all’epoca scrivevamo: “Clima rovente a viale Marconi, sede della Rai di Napoli, con la nomina di Massimo Milone a capo della struttura partenopea e il rocambolesco arrivo di Genny Sangiuliano: mesi di fuoco in vista per i boys fortemente voluti dal capo dei Tg regionali, Angela Buttiglione, sorella del filosofo e numero uno del Cdu Rocco Buttiglione”.

Alla Rai di Napoli Genny riabbraccia un altro amico di sempre, Antonello Perillo, assunto a viale Marconi nel 1993, anche lui dopo essersi fatto le ossa nella palestra di Canale 8, l’antenna della PD2, e presso la segreteria particolare di Sua Sanità. E quando la lascia, gli subentra Fabio Paglia, figlio del capocronista di via Chiatamone. Davvero un bel valzer.

Per Sangiuliano, poi, una irresistibile ascesa fra direzione dei Tg Rai, scodinzolante al seguito di capo Orfeo; editoriali mozzafiato da Libero al Giornale, e libri che restano scolpiti nel tempo.

Cominciando dai tormenti leninisti all’ombra dei Faraglioni, nel mitico “Lenin a Capri” dato alle stampe nel 2012. Per approdare all’ultimo trittico su Vladimir Putin, Hillary Clinton e Donald Trump, una raffica griffata Mondadori che insegna storia agli storici.

E pensare che il talento di mister Sangiuliano era maturato fra codici e pandette, le sudate carte di diritto privato europeo nelle aule della romana Sapienza, al seguito di un altro maestro: Guido Alpa, guarda caso il nume tutelare del neo premier Giuseppe Conte.

Quando si dice i casi della vita…