CASO SCHWAZER / CONDANNATI I MEDICI SPORTIVI, ORA IL TEST DEL DNA 

Giallo Schwazer. In attesa del fatidico test del Dna per provare la manipolazione del campione di urina prelevato il 1 gennaio 2016 al marciatore altoatesino, è appena arrivata la sentenza emessa dal tribunale di Bolzano sulle combine a base di doping.

Si tratta della prima vicenda che coinvolse Alex Schwazer, subito ammessa dall’atleta e costata la squalifica. In quella story erano coinvolti alcuni medici e funzionari federali, come un pezzo grosso della Iaaf (la Federazione internazionale di atletica), Giuseppe Fischetto.

La sentenza è del 25 gennaio 2018, ma condanne e motivazioni si conoscono solo adesso. Condanne da non poco, che coinvolgono in primo luogo Fischetto, ma anche un altro camice bianco sportivo, Pierluigi Fiorella, nonché Rita Bottiglieri che fa capo alla Fidal, la Federazione italiana di atletica.

I primi due sono stati condannati a 2 anni di reclusione, a 9 mesi la terza. Non solo: perchè è stata prevista anche l’interdizione permanente dagli uffici direttivi del Coni e delle federazioni sportive. Inoltre, i tre sono stati condannati ad un risarcimento danni (d’immagine) alla Wada, ossia la potente associazione mondiale che – sulla carta, ma solo sulla carta – è stata creata per combattere l’uso del doping nello sport.

Pesantissimo il motivo della condanna: favoreggiamento all’uso di sostanze dopanti. Alle quali, appunto, anni fa aveva fatto ricorso Schwazer, che non solo lo ammise, ma poi nel corso del processo fornì una serie di dettagli attraverso cui gli inquirenti sono stati in grado di ricostruire tutta la vicenda e risalire alle responsabilità. Oggi tradotte nella forte e significativa condanna a carico di Fischetto & C.

Attenzione alle date: la testimonianza clou resa da Alex davanti al tribunale di Bolzano è del 16 dicembre 2015. Dopo quella verbalizzazione bollente, in “tempo reale” parte l’azione decisa dalla Iaaf: quel teste la deve pagare. Come del resto testimonia in modo palese la telefonata intercettata alcuni mesi prima dal cellulare di Fischetto: “quel crucco adda murì ammazzato. E la Kostner se la devono inculare”, con evidente riferimento al teste-Schwazer (e alla sua ex compagna Carolina Kostner, ndr), colpevole di una verbalizzazione che mai avrebbe dovuto rendere in quel modo.

Adesso è arrivata la sentenza, che rappresenta la vera ‘pistola fumante’ per leggere tutta la successiva Schwazer story. Il nostro campione doveva pagare fino in fondo per quel suo j’accuse che tirava in ballo Iaaf e Wada, non partecipando alle successive Olimpiadi di Rio. Cosa che è regolarmente accaduta nelle tappe successive.

A partire da quel prelievo di urine del 1 gennaio 2016, la finestra di 24 ore prima della consegna in cui può essere successo di tutto, il trasporto al laboratorio di Colonia accreditato dalla Wada e poi tutte le roccambolesche manovre dei mesi seguenti.

Fino alla consegna di quei famigerati campioni di urina, avvenuta solo dopo le rogatorie della procura di Bolzano al tribunale di Colonia. Al termine del tormentato iter, superando inerzie & collusioni d’ogni sorta, sono finalmente approdati, due mesi fa, al laboratorio del Ris di Parma, per il fatidico test del Dna.

Campioni che hanno certo subìto significative manipolazioni, nel corso di oltre due anni.

Prima dell’esito, resta in piedi un interrogativo-base: fino a che punto e in che misura la prova del Dna effettuata da Ris di Parma riuscirà a verificare quel taroccamento? Restiamo in attesa.

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