Bertone all’attacco, un libro contro papa Bergoglio 

Il Bertone, che fa rima con marpione, è un furbone, altra rima in “one”. In un libro, appena edito, tra molte disquisizioni auto assolutorie, pesca il jolly dell’accusa diffamatoria per un nemico giurato, il fustigatore delle cancrene divenute patologia endemica nelle stanze segrete del Vaticano. Dichiara al mondo che fu Papa Francesco a strizzargli l’occhio, in modo cameratesco, in segno di approvazione per il progetto di ristrutturazione dell’attico di 300 metri abitato dal cardinale.

Non c’è una replica e forse non ci sarà all’insinuazione che lo screditerebbe, in contemporanea con un complotto di palazzo contro il papa rivoluzionario. Nel corso di un’ipotetica seduta processuale, la parola di Bertone potrebbe essere contrapposta a quella di Bergoglio e non se ne verrebbe a capo. In considerazione dell’esito incerto di un a tu per tu giudiziario, il papa non ha replicato a Bertone. Forse lo farà, ma senza una sua smentita credibile, dovremmo ammettere che non c’è più religione, che perfino Francesco predica bene e razzola male.

Lo stallo dell’infertile post-elezioni è altamente imbarazzante: chi ha vinto (5Stelle, Lega) emette proclami, come al tempo dei feudi. “Se non andiamo al governo è un insulto alla democrazia”, così tuona il sempre più fighetto Di Maio, prolifico esternatore e rigido propugnatore di diktat sui “cittadini” eletti con il Movimento perché tacciano, fino alla soluzione del rebus governo. Salvini rilancia e bussa alla porta di Di Maio e del Pd, finora non ricevuto. Di Maio sa che il matrimonio con il leghista sarebbe irricevibile per il grillismo e dal Pd si è visto arrivare un uppercut al mento con il “no” e l’astuto rilancio “Avete vinto? Governate”. L’dea dem è di spingere il “nemico” nel cuore pulsate dell’economia nazionale, per vedere l’effetto che fa l’improba fatica di conciliare il welfare con i conti del debito e della crisi. Sembra che prima ancora di capire se i grillini (ammesso che governino) possano assegnare il reddito di cittadinanza, al Sud del Paese sia già organizzata la richiesta, al governo che non c’è, dell’assegno promesso da Di Maio & c. in campagna elettorale. Inguaribile ottimismo? Basta aspettare per sapere. Una domanda: Salvini e gli ipotetici alleati del comico genovese rigetteranno nel Mediterraneo seicentomila migranti, come annunciato prima del voto? La libertà di armarsi senza limiti, promessa dalla Lega, avvicinerà statisticamente l’Italia all’America, che piange oggi anno trentamila vittime a causa delle armi free? I “cattivi giornalisti” (parole del portavoce grillino), saranno epurati, incarcerati come nellaTurchia di Erdogan?

La sinistra non è del tutto scervellata: il no a pastrocchi condivisi con pezzi della nauseante accozzaglia destra-populismo prelude a una sana opposi zione e alla sfida delle sfide. Racconta un sapiente motto cinese che “£E’ cosa saggia appostarsi si margine del fiume, in attesa che passi il cadavere del nemico”.

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