GIALLO ALPI / DOPO LA FOLLE ARCHIVIAZIONE, IN ATTESA DEL NUOVO GIP

Caso Alpi. Sono passati 23 anni senza un barlume di giustizia, adesso non saranno tre mesi a piegare la forza di chi vuole ancora quella verità.

Non prima di novembre-dicembre infatti entrerà in ruolo al tribunale di Roma il nuovo gip che dovrà pronunciarsi sulla incredibile richiesta di archiviazione presentata qualche mese fa dal pm Elisabetta Ceniccola. Tempi della giustizia di casa nostra.

Un richiesta di archiviazione fuori dalla realtà. Proprio dopo che il tribunale di Perugia, per la prima volta, aveva squarciato il velo di errori, orrori, complicità e soprattutto depistaggi.

Come la Voce ha infatti ampiamente documentato, la sentenza di Perugia con la quale è stato scagionato il somalo che ha passato 16 anni in galera da innocente, fa luce sul colossale depistaggio istituzionale teso a creare il ‘mostro’, il colpevole, senza preoccuparsi minimamente di trovare i veri autori e soprattutto i mandanti dell’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Le bollenti pagine di Perugia parlano senza mezzi termini di depistaggio. Soprattutto a proposito della costruzione del teste taroccato, Gelle, della sua successiva copertura, e della fuga organizzata dalla polizia di casa nostra prima in Germania e poi in Inghilterra, dove l’ha trovato la giornalista di Chi l’ha visto Chiara Cazzaniga.

Tutto organizzato ad hoc affinchè Gelle non dovesse mai testimoniare in un pubblico dibattimento. La sentenza di condanna del somalo, infatti, è avvenuta basandosi solo sulle dichiarazioni rese da Gelle al pm, e non nel corso del dibattimento. L’ennesima anomalia di un processo farsa.

Sul quale ha alzato il velo Perugia. Roma avrebbe dovuto completare il percorso, accertando a quel punto le vere responsabilità. Invece niente, il pm Ceniccola ha alzato subito bandiera bianca, con una sentenza di archiviazione controfirmata dal capo della procura di Roma, Giuseppe Pignatone.

Il nuovo gip, quindi, si insedierà sotto l’albero Natale e passeranno ancora un paio di mesi – per studiare il caso – prima di pronunciarsi.

Sarà mai luce per uno dei buchi neri più vergognosi della storia italiana e una delle pagine più buie della giustizia di casa nostra?

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