NUOVI VERTICI DI ALITALIA E FINMECCANICA / C’E’ ROBERTO SCARAMELLA IN RAMPA DI LANCIO

Tutti lo cercano tutti lo vogliono. Chi sarà mai il Maradona del nuovo parastato, l’asso nella manica del governo per sbalordire e soddisfare anche i palati più raffinati? Si chiama Roberto Scaramella, conteso tra Finmeccanica e Alitalia alla spasmodica ricerca di un Capo capace risolvere i maxi problemi di management e farle tornare in volo. Un pedigree lungo mezzo chilometro – quello dell’attuale numero uno di Ala ed ex vertice di Meridiana – e un fratello un po’ ingombrante al seguito, Mario Scaramella, passato finora miracolosamente indenne da uno tsunami di vicende giudiziarie, a cominciare dal giallo per la morte di Alexander Litvinenko, la spia russa assassinata a Londra con un tè corretto al polonio. Intanto, la bagarre per le altre poltronissime del parastato sta entrando nella sua fase bollente: un vero puzzle, un gioco a incastri da perfetta prima repubblica.

Alexander Litvinenko

Alexander Litvinenko

“Anzi peggio – commenta un funzionario al ministero dell’Economia che vede da sempre sfilare candidati & sponsor eccellenti, senza alcun riguardo per curricula e meriti acquisiti sul campo – la situazione è totalmente disastrosa che occorre solo andare a Lourdes per voltare pagina. In Finmeccanica c’è la patata più bollente di tutte, con Mauro Moretti condannato in primo grado per la strage di Viareggio ai tempi delle sue Ferrovie: improponibile ovviamente la sua riconferma. Non stanno meglio all’Eni, con il fresco rinvio a giudizio dell’attuale numero uno Claudio Descalzi e del suo ex, Paolo Scaroni, per le tangenti nigeriane e altri processi in vista, sempre a base di corruzione internazionale, in merito ai pozzi petroliferi di Brasile e Algeria. Piange Alitalia, alle prese con i buchi di bilancio, enorme carenza di liquidità e ben 1500 esuberi alle porte, che rendono giorno dopo giorno la situazione sempre più incandescente. La cura Renzi è stata peggiore del male, ma i prossimi provvedimenti rischiano di fare ancora peggio, in alcuni casi, e in altri sono delle semplici pezze a colori per il consueto maquillage, un lifting del tutto cambi perchè niente cambi. Il solito carrozzone parastatale saccheggiato per quello che ancora resta sul campo: si stanno spartendo le ultime risorse di danaro pubblico e gli ultimi pezzi dello Stato rimasto a disposizione”.

Ma passiamo al caso Scaramella (Roberto) e due anticipazioni da novanta.

 

SCARAMELLA CON LE ALI

Dettaglia il Corriere della Sera nella pagina di Economia del 18 febbraio: “Sta già prendendo forma la short list per la guida di Leonardo Finmeccanica che i cacciatori di teste stanno elaborando per il ministero del Tesoro. Tra i nomi, allo stato attuale, ci sarebbero Francesco Caio, che guida le Poste Italiane, già alla guida di Avio e membro del board mondiale di Motorola; Roberto Scaramella, ex amministratore delegato della compagnia aerea Meridiana, precedenti esperienze in Procter & Gamble, in Bain & Company come Partner e nel fondo Akfed, ed ora alla guida del gruppo aerospaziale Ala; e Fabrizio Giulianini, ex Selex, la società confluita nella cosiddetta ‘one company’ Leonardo, il classico manager interno”.

Un assist per il pluridecorato Scaramella?

Luca Cordero di Montezemolo

Luca Cordero di Montezemolo

Per portarsi a casa l’asso Scaramella Finmeccanica dovrà però battere sul filo di lana l’agguerrita concorrenza della nostra (ex) compagnia di bandiera, oggi mestamente in coda tra i vettori internazionali, Alitalia-Etihad, mezza (il 51 per cento) in mano a furbetti e furboni di casa nostra, l’altra metà (49 per cento) controllata dai padroni arabi del petrolio, al timone l’inossidabile Luca Cordero di Montezemolo. Scrive il 19 gennaio una delle firme di punta del Sole 24 Ore, Gianni Dragoni: “aumentano i nomi dei potenziali candidati alla guida di Alitalia. Oltre a Corrado Passera, che è il preferito di Gaetano Miccichè (il componente del cda espresso da Intesa Sanpaolo, ndr) e a Flavio Cattaneo, ad di Telecom che piacerebbe a Montezemolo, è emerso il nome di Roberto Scaramella, l’ex ad di Meridiana Fly che guida il gruppo di logistica aerospaziale Ala”. Faceva il nome, per la corsa alla poltronissima Alitalia, anche di Moretti, che sarebbe piaciuto al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio: un nome, evidentemente, ‘bruciato’ a Viareggio (un po’ come il pupazzone renziano precipitato drammaticamente durante il carnevale di Follonica).

Una battaglia, quella aerea, combattuta tra cieli italiani e arabi. Per via della presenza – sulla scena – sia di Etihad, la compagnia saudita presente nella compagnie targata Cai col suo 49 per cento, sia di Quatar Airways, la sigla del ricchissimo staterello che ospiterà i prossimi faraonici mondiali pallonari. Quest’ultima, infatti, è già entrata nel mercato italiano via Meridiana – la compagnia fino a quasi due anni fa guidata proprio da Scaramella – con il 49 per cento (una percentuale che, evidentemente, ricorre nella scalate arabe) del pacchetto azionario. Il presidente di Meridiana, Marco Rigotti, che rappresenta il fondo Akfed, comunque minimizza: “Meridiana non diventerà la compagnia low cost di Quatar Airways”.

 

LOW & LAW

Cramer Ball

Cramer Ball

A proposito di low cost, proprio sul fronte Alitalia bolle qualcosa in pentola, viste le grandi manovre in corso. Scrive ancora Dragoni: “L’ad di Alitalia, Cramer Ball, chiede luce verde agli azionisti per studiare due nuove ipotesi di piano industriale per il breve e medio raggio: o fare una propria compagnia low cost o mollare tutto e vendere quest’attività a una low cost già affermata, come Ryanair o EasyJet. La proposta, che sarebbe rivoluzionaria per Alitalia anche per l’impatto sociale se si arrivasse a una cessione (vale il 70 per cento della compagnia), è stata ipotizzata – continua Dragoni – dall’ad australiano di Alitalia nel vertice del 18 gennaio con i rappresentanti delle banche azioniste e della Cai, la società che possiede il 51 per cento della nuova Alitalia”.

Ma torniamo a bomba. Ossia a Scaramella (Roberto). Che da poco meno di due anni – primavera 2015 – è al timone di Advanced Logistic for Aerospace, ALA per gli aficionados, leader nel campo delle forniture avio e aerospaziali.

Così suona la fanfara dei media specializzati in un report di maggio 2016: “Ala, gruppo italiano specializzato nella distribuzione, logistica e fornitura di servizi per l’industria aerospaziale, entra nella top five degli operatori mondiali del settore. Il gruppo ha annunciato di aver siglato un accordo definitivo per l’acquisizione del gruppo britannico STAG nonché delle sue società controllate: Spectech Regno Unito, Spectech Francia, Spectech Stati Uniti e Aircraft Components & Equipments Supplies”.

Gonfia il petto mister Scaramella: “Con l’acquisizione passiamo da 100 a 150 milioni di euro equivalenti di fatturato e diventiamo come dimensioni il quinto player mondiale, terzo in Europa.

Nel 2015 – spiega – il 25 per cento del fatturato ha riguardato il business nordamericano e il 75 per cento l’Italia. Nel 2010 la società era al 100 per cento italiana, entro il 2017 saremo al 50 per cento internazionali”. Tra i clienti eccellenti Finmeccanica (un rapporto, si vede, coltivato nel tempo), Boeing, General Electric e Lockheed Martin. “La crescita nel tempo – illustrano orgogliosi in azienda – ha consentito di sommare agli stabilimenti campani, epicentro Pozzuoli, due impianti rilevati a Caselle e Cameri, in Piemonte. Senza contare due aziende americane già rilevate, Aerolyusa e Westbury, integrate sotto il marchio Ala Usa”. Un volo senza confini, una irresistibile ascesa.

 

AMICI MIEI

“Lontane ormai per Scaramella le contestazioni e i problemi di quasi tre anni fa – racconta un dipendente di Meridiana – quando il nostro super pilota ebbe il coraggio di chiamare come consulente un amico per la pelle di suo fratello Mario, ossia Fulvio Mucibello. Era per metterci tutti sotto controllo? Per spiare la concorrenza o che? Non si è mai saputo, così come una serie di nebbie hanno coperto un esposto della Cgil, che aveva denunciato i fatti alla procura della repubblica di Tempio Pausania”.

Montagne di rifiuti nell'area del Parco del Vesuvio

Montagne di rifiuti nell’area del Parco del Vesuvio

In un contesto non proprio tranquillo, con un’ondata di licenziamenti in vista – addirittura un migliaio – quale provvedimento partorì il fantasista dei cieli Scaramella? L’arruolamento di uno 007, “un personaggio chiacchierato chiamato in azienda dall’amministratore delegato Scaramella, tale Fulvio Mucibello”, secondo la denuncia del segretario confederale Mario Rossi. Sherlock partenopeo, titolare della Detective Agency, il nome di Mucibello – dettaglia il sito EdIndex – viene accostato da un articolo di Repubblica dell’8 agosto 1991 a quello di Mario Scaramella, fratello dell’amministrare delegato di Meridiana. “Mario Scaramella e Mucibello facevano parte dei Nasc (Nuclei Ambiente e Sicurezza civile), un’organizzazione di sicurezza ambientale. Mucibello era registrato come ‘funzionario’ mentre Scaramella aveva il titolo di ‘commissario per i servizi di polizia ambientale’. Ma a collegare i due – continua il report – c’è anche una vicenda giudiziaria molto più vicina nel tempo: a inizio 2012 Mucibello risultava indagato insieme a Mario Scaramella con l’accusa di associazione a delinquere e truffa ai danni dell’Ente Parco del Vesuvio. Secondo le accuse Scaramella e soci avrebbero fatto risultare demolizioni eseguite e pagate, per almeno un 1 milione di euro, quando queste non erano mai avvenute”.

Raccontava anni fa agli amici le imprese con l’inseparabile Mario: “Lui un esaltato? No, solo uno con tanta passione per la giustizia. Qualche volta abbiamo fatto grandi cose: a Sorrento sequestrammo i datteri di mare che non avevano l’autorizzazione sanitaria”.

Datteri e vongole a parte, ecco su quella inchiesta finita il flop cosa raccontava il Quotidiano Nazionale in un articolo di quasi dieci anni fa, metà giugno 2007, anche a proposito dei partner di Mario Scaramella nei business di edilizia abusiva & monnezze alle falde del Vesuvio. “Il nome di Giorgia Dionisio risulta tra le persone indagate nell’associazione a delinquere che farebbe capo a Mario Scaramella, raggiunto in carcere da una nuova ordinanza di custodia cautelare. La donna, 28 anni, è la compagna dell’ex consulente della commissione Mitrokhin. Secondo quanto scrive il gip Giuseppe Muntoni è entrata a far parte dell’ECPP (la sigla intorno alla quale ha orbitato il piccolo impero made in Scaramella Mario, ndr) sin dal 2002”.

Continuava il Quotidiano Nazionale: “Scaramella, tramite la Ecpp, avrebbe commesso una lunga serie di irregolarità e abusi nella gestione di numerose demolizioni da realizzare nell’area di pertinenza del Parco. La Dionisio, come Fulvio Mucibello e Andrey Ganchev, fa parte stabilmente dell’associazione a delinquere. Mucibello collabora con Scaramella sin dal 1999. Anche lui avrebbe dichiarato il falso in merito alla gestione dei rifiuti. Nella sua stessa posizione c’è anche Ganchev, che aveva rapporti diretti con alcune ditte incaricate delle demolizioni. Mario Scaramella avvia i rapporti con l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio diventandone consulente legale in virtù della sua parentela con l’ex presidente della Regione Campania Antonio Rastrelli”.

 

TOGHE DI CASA MIA

Arcibaldo Miller

Arcibaldo Miller

Non solo l’anziano fascista duro e puro di Alleanza Nazionale, tra i parenti eccelenti di Scaramella. Un altro fratello di Mario, Pietro Scaramella, ha infatti sposato Cristina Miller, figlia di Arcibaldo Miller, il più volte super ispettore del ministero di Grazia e Giustizia, a capo del pool di magistrati che hanno condotto le indagini sulla Tangenopoli partenopea, a cominciare dal maxi processo – anch’esso finito in clamoroso flop – sulla arci miliardaria ricostruzione post terremoto, dove gli imputati sono stati miracolosamente salvati dalla prescrizione, perchè accusati solo di corruzione/concussione e non dell’ovvio 416 bis. Sviste di casa “giustizia”.

Una sorella della dinasty griffata Scaramella, Adele, è stato poi il giudice nel maxi processo per i rifiuti nell’era di zar Antonio Bassolino: tutti assolti & immacolati, of course, dalla sentenza firmata Scaramella. Perchè la monnezza, si sa, non puzza mai di colletti bianchi: è solo una questione di clan.

Ma la Scaramella (Mario) story è densa di colpi di scena, come la Voce ha più volte dettagliato nelle inchieste che potete leggere cliccando sui link in basso. Con la ciliegina del giallo per la morte di Alexander Litvinenko, ancora caldo in Inghilterra. L’omicidio al polonio che ha fatto il giro del mondo, l’ultimo incontro in un sushi proprio con Mario Scaramella, anche lui ricoverato per qualche giorno in un ospedale londinese a causa delle contaminazioni, lievi per lo 007 de noantri, letali per la spia russa. E poi la sfilza di patacche, di documenti taroccati, di carte e documenti farlocchi somministrati alla commissione Mitrokin e al suo pittoresco presidente, Paolo Guzzanti.

Una spia, però, che godeva di non poco credito negli Usa, visti i frequenti viaggi in Florida e i convegni spesso e volentieri organizzati dalla sua Ecpp con la partecipazione di alte gerarchie militari Usa, uomini dei servizi e, perchè no?, anche toghe eccellenti.

E’ la giustizia, bellezza…

 

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