MASTERPLAN FOR SUD / IL GIOCO DELLE TRE CARTE ?

Masterplan, ecco la nuova ricetta per la rinascita del Sud! Firmato fra i tric trac il primo, storico patto tra la Regione Campania e il premier Matteo Renzi, che porterà ossigeno finanziario – subito 1 milione e 200 mila euro – e “la Campania nel contesto competitivo mondiale”, come proclama il governatore Vincenzo De Luca. Peccato che, contemporaneamente, le regioni meridionali stiano perdendo i soliti treni europei: la Campania, ad esempio, sta per restituire al mittente ben 1 miliardo e 600 milioni di euro. Fatti i calcoli, un saldo negativo da quasi mezzo miliardo, non bazzecole. E allora, siamo al solito gioco delle tre carte?

Vediamo i fatti e cerchiamo di capire cosa c’è dentro lo scrigno chiamato “Masterplan”. L’annuncio della nuova manovra per il Sud, che dovrà essere coordinata dal sottosegretario all’Economia (e con ogni probabilità prossimo ministro per il dopo Guidi) Claudio De Vincenti, è stato dato il 4 novembre: “non è un esercizio accademico – venne annunciato – ma un processo vivo di elaborazione condivisa con istituzioni, forze economiche e sociali, ricercatori, cittadini”. Fino ad oggi di “condivisione” non s’è vista alcuna traccia.

Ma l’entusiasmo renziano, la volontà di rottamare il passato e costruire l’Italia del fare, è contagiosa. Ecco il trionfale incipit del Masterplan: “Si tratta di un progetto che non cala dall’alto le soluzioni ma fa leva sulle capacità e la voglia di mettersi in gioco dei cittadini e delle istituzioni meridionali: mettere in moto la società civile del Mezzogiorno affinchè diventi protagonista di una nuova Italia, l’Italia della legalità, della dignità del lavoro, della creatività imprenditoriale, in una parola del progresso economico e civile”. Dopo i primi botti, un annuncio: “Non si parte da zero! Il Governo e le istituzioni regionali e locali non sono stati fermi e hanno già operato su almeno tre terreni fondamentali per ridare speranza al mezzogiorno d’Italia, tre terreni molto concreti di azione meridionalista”.

Schermata 2016-04-25 alle 13.08.56Eccoci al cuore del Masterplan, che viene subito ‘giornalisticamente’ battezzato “Ricomincio da tre”. Siamo al primo punto. “Il recupero del ritardo nell’utilizzo dei Fondi strutturali stanziati nel ciclo di programmazione europea 2007-2013: la percentuale di utilizzo dei Fondi lasciati in eredità dal Governo Berlusconi era solo del 15 per cento al 31 dicembre 2011, cioè al termine del quinto anno del periodo programmatorio; al 30 giugno scorso siamo arrivati all’80 per cento e stiamo lavorando con Ministeri e Regioni responsabili dei programmi per arrivare al 100 per cento di utilizzo dei Fondi entro la scadenza del 31 dicembre 2015. E’ un obiettivo molto impegnativo e difficile, a causa dei ritardi del passato, ma noi siamo impegnati al massimo: abbiamo costituito – continua nel suo esordio il documento “Masterplan per il Mezzogiorno, Linee guida” – d’accordo con la Commissione Europea, task force dedicate per ognuna delle Regioni in ritardo e stiamo sollecitando e supportando le Regioni e gli Enti locali ad accelerare l’utilizzo dei fondi. Si tratta di una operazione fondamentale – viene ribadito – affinchè il Mezzogiorno non perda le risorse stanziate dalla Commissione Europea e dal Governo nazionale”.

 

CIFRE E PERCENTUALI DA BRIVIDO ELABORATE DALLA CGIA

Se il buongiorno si vede dal Mattino, è davvero notte fonda. Sia per le note trionfaliste in un’intervista rilasciata al direttore del quotidiano partenopeo fra altri tric trac il giorno di Capodanno (“abbiamo una montagna di danaro immobilizzata che, se messe in circolazione, avrebbe effetto moltiplicatore dirompente sull’economia nazionale, per questo è vero che se riparte l’Italia riparte il Mezzogiorno”, annunciò il premier quel 31 dicembre 2015), ma soprattutto per via di alcuni dati da brividi appena elaborati dal centro studi della CGIA di Mestre, la confederazione dell’artigianato, dati e cifre che fanno letteralmente a pugni con auspici e stime governative.

Vediamo rapidamente l’impietosa analisi della Cgia. “L’Italia rischia di perdere 9,3 miliardi di euro di fondi europei. La Campania, nello specifico, 1 miliardo e 662 mila euro”. Nella speciale hit dell’orrore – o meglio della totale incapacità di spesa e di investimento – le regioni del Sud, tranne la Puglia, sono i fanalini di coda, con una bassa percentuale di “spesa certificata”. Ecco le cifre: la Basilicata è in procinto di perdere 158 milioni, la Sardegna 414 milioni, la Calabria 666 milioni, la Campania – appunto – 1 miliardo 662 milioni, la Sicilia 1 miliardo 931 milioni.

Nota il centro studi della Cgia, uno dei più attendibili barometri economici nel nostro Paese: “le Regioni hanno comunque tempo fino al 31 marzo 2017 per presentare le ‘pezze giustificative’ delle spese sostenute”, ma le spese devono essere state affrontate “entro e non oltre il 31 dicembre dello scorso anno”. Ragion per cui, lo sanno tutti i ragionieri, ben difficile raccogliere fatture di cinque mesi fa, a meno di taroccarle. Quindi, buio pesto. Nel merito, scrive la Cgia: “La dotazione complessiva di risorse continentali destinate all’Italia e riferite al periodo 2007-2013 era di ben 46,4 miliardi: per la Campania il dato è di 5,365 miliardi. Come detto, entro il 31 dicembre bisognava far ricorso a questi contributi”. “La spesa certificata si è attestata a livello nazionale a 37,1 miliardi (pari al 79,9 per cento del totale) e in Campania a 3,703 miliardi”. E poi: “non sono stati ancora certificati (e ben difficilmente, ormai, lo potranno essere, ndr) 9,3 miliardi di fondi europei, dei quali 6,6 in capo alle Regioni e 2,7 miliardi di competenza dello Stato centrale”.

A fronte dei positivi risultati fatti segnare nel centro nord, spicca l’ottimo dato della Regione guidata da Michele Emiliano: “della dotazione totale – viene

Michele Emiliano

Michele Emiliano

rilevato dal centro studi di Mestre – l’incidenza percentuale della spesa certificata dalla Puglia al 31 dicembre scorso ha toccato quota 93”, bella performance rispetto a quella, ad esempio, della Campania, ferma come abbiamo visto a quota 69.

Torniamo al mitico Masterplan, il cui primo, fondamentale obiettivo, a questo punto viene subito mancato, prima ancora di cominciare. Passiamo allora al secondo, sempre all’interno del “Ricomincio da tre” di troisiana memoria. “L’avvio della Programmazione 2014-2020: a oggi – viene sottolineato nel documento governativo – abbiamo già ottenuto l’approvazione da parte della Commissione di 49 programmi nazionali e regionali sui 50 previsti; puntiamo a far approvare anche il cinquantesimo entro fine anno. Potremo così cominciare a utilizzare nuovi Fondi immediatamente dopo la rendicontazione di quelli 2007-13, ossia a partire dall’inizio del 2016. Una componente rilevante della ‘cassetta degli attrezzi’ è quindi già pronta”.

Peccato che quella ‘cassetta degli attrezzi’, pronta a novembre, sia subito sparita. E il cronoprogramma già cancellato. Così scriveva il Sole 24 Ore del 4 novembre: “la strategia generale del Masterplan andrà concretizzata con 15 Patti per il Sud. L’obiettivo che si dà il governo è sottoscriverli entro dicembre in modo che il Masterplan sia operativo dal 1 gennaio 2016”. E oggi, 24 aprile, è stato firmato da Renzi e De Luca appena il primo dei 15 Patti. Infatti, lo stesso premier è costretto a far marcia indietro e ad ammettere che i patti sono solo “a buon punto”. Alla Prefettura di Napoli, in occasione del primo brindisi, ha infatti osservato: “Già 13 dei 15 patti per il Sud sono a buon punto. Speriamo che anche gli ultimi due vadano a buon fine. Le nostre porte sono sempre aperte. Manca solo la città di Napoli (la città metropolitana di Napoli, ndr) e la Regione Puglia poi siamo a posto. Abbiamo le firme di quasi tutti (ma a tutt’oggi c’è solo la prima firma di De Luca, ndr), mancano solo il sindaco de Magistris e il presidente Michele Emiliano”.

Vincenzo De Luca

Vincenzo De Luca

Replica a stretto giro de Magistris: “Apprezziamo che Renzi si sia accorto ultimamente di Napoli, segno che il nostro lavoro e quello dei napoletani è stato efficace. Nonostante il Sistema e gli ostacoli istituzionali ed economici messi in atto dalle politiche governative. Abbiamo mostrato al governo che finora era ‘girato’ con le spalle al Sud – continua il sindaco – che Napoli esiste e che si sta riscattando per esclusivo merito dei napoletani. Renzi folgorato sulle vie di Napoli: in campagna elettorale assume indubbia credibilità”.

 

IL METRO’ MANGIATUTTO

Non è comunque finita, perchè sul fronte campano non pochi fanno notare la forte anomalia nella suddivisione dei fondi. C’è chi osserva all’assessorato regionale dei trasporti, postazione da sempre strategica nell’erogazione dei fondi in un comparto secondo solo a quello della sanità per flussi gestiti: “I trasporti fanno la parte del leone, mettendo insieme i due terzi dei fondi stanziati. E all’interno dei trasporti i mattatori sono la metropolitana di Napoli, un pozzo senza fondo, e l’Ente Autonomo Volturno, un vecchio carrozzone già fallito che ha cumulato negli anni perdite stratosferiche garantendo il peggior servizio possibile. Insomma, i soldi vanno ai soliti che hanno dimostrato di non saperli in passato amministrare”. Tanto perchè rottamazione sia.

Più in dettaglio, ecco una ripartizione di massima, tenendo presente che il conto viene calcolato su 3 miliardi di euro, ossia la cifra che in teoria sarà spendibile in un biennio (il miliardo e 200 milioni è giusto l’antipasto per cominciare il pranzo), fino ad arrivare ad un totale di 9 miliardi e mezzo entro il 2020. Alle tratte del metrò (Linea 1, Linea 5 e Linea 6) andranno 800 milioni e rotti; al trasporto regionale su ferro targato EAV (Cumana, Circumvesuviana, più collegamenti con la TAV), quasi 750 milioni; 285 per le ferrovie FS, 255 per l’acquisto di venti nuovi treni, 150 scarsi per il porto di Napoli, una trentina per l’aeroporto di Capodichino. Al banchetto, inoltre, parteciperanno l’ex area Nato di Bagnoli con circa 200 milioni che sulla carta dovranno servire per bonificare l’area, pesantemente inquinata addirittura da greggio nelle falde (una vera bomba ecologica che la Voce denunciò anni fa), area che dovrà ospitare le Universiadi. E altrettanti milioni, circa 200, andranno ad una “area economica speciale” nuova di zecca, a ridosso della zona portuale: con ogni probabilità compresa tra piazza Municipio, l’antico Borgo Orefici e piazza Mercato, anni fa nel mirino del super immobiliarista Alfredo Romeo, il signore del Global Service in mezzo patrimonio pubblico italiano.

Lascia stupefatti il pozzo di San Patrizio chiamato Metrò: lavori cominciati esattamente 40 anni fa – primavera 1976, prime ruspe azionate dal nascente clan Zagaria per il movimento terra – e capaci di inghiottire miliardi e poi milioni a palate, con il costo medio a chilometro più alto del modo, 400 milioni (il doppio del metrò di Roma e del tunnel sotto la Manica). Lavori killer, come ha dimostrato il crollo di un palazzo storico della Riviera di Chiaia, per il quale è in fase di decollo il processo di primo grado (con funzionari comunali e dirigenti di imprese alla sbarra). Ma chissenefrega: tutti in carrozza, altre vagonate di milioni sono in arrivo…

I lavori del Metrò a Napoli

I lavori del Metrò a Napoli

 

In apertura Matteo Renzi e Claudio De Vincenti.

 

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NAPOLI SOTTO LE MACERIE / COMINCIA IL PROCESSO PER IL METRO’ KILLER

 

 

 

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